Venti morti e decine di miliardi di danni per le alluvioni in Lombardia e nel Trentino

Venti morti e decine di miliardi di danni per le alluvioni in Lombardia e nel Trentino Primo bilancio di quattro giorni di persistente maltempo su tutto l'arco alpino Venti morti e decine di miliardi di danni per le alluvioni in Lombardia e nel Trentino In Val Camonica il disastro ha assunto proporzioni spaventose - Sciolti dalla pioggia, i nevai dell'Adamello hanno rovesciato nell'Oglio valanghe d'acqua: travolti ponti ed argini, allagati paesi, devastate centrali, strade e ferrovia - Quindici i mancanti all'appello - Evacuati 4000 ospiti da Boario Terme, sommerso da una fiumana di due metri - Ordinato lo sgombero dei mille abitanti di Cianico - Quattro annegati in Val d'Adige, dove 500 persone sono in balia degli allagamenti DAL NOSTRO INVIATO Darfo, lunedi mattina. L'immane disastro che ha colpito la Val Camonica ha due soli termini di confronto: polesine e Calabria. E due sole cifre bastano a dimostrarne le terribili conseguenze: 15 morti finora accertati, alcuni feriti gravissimi, una decina di miliardi di danni. • i Il sinistro si è abbattuto, improvviso e quindi.più spaventoso, nella notte tra venerdì e sabato su una zona che si estende in lunghezza per una sessantina di chilometri e in larghezza — nei punti nevralgici — per circa tre. Il maltempo, che imperversava da parecchie ore su tutta la Val Camonica, dal lago d'Iseo a Ponte di Legno, si era accompagnato venerdì, in alta quota — e più precisamente sui nevai dell'Adamello e di Cima Tre Signori ad oltre 3500 metri di altitudine — ad una furiosa bufera di pioggia. In poche ore, dal tardo pomeriggio a mezzanotte, le masse nevose si sono dissolte, trasformando ogni rigagnolo in torrente impetuoso. Calando sempre più sfrenata versò il fondovalle, l'acqua si riversava neK'Oalio. La rottura dell'argine a Cividate Camuno ed al ponte di Esine, ha scatenato la marea fangosa e rapace verso la fascia che costeggia il fiume, da Boario a Lovere. Ma in precedenza, nell'alta 1 valle, gli straripamenti avevano già seminato il terrore nelle popolazioni. ■ La sciagura più tremenda si è verificata a Paisco-Loveno, nell'omonima 'valle, percorsa dal torrente Allione, località non toccata dall'alluvione ma investita da una frana. Qui abitano numerose famiglie, la cui unica risorsa consiste in qualche capo di bestiame. Venerdì sera, una frana si abbattè su alcune baite, ad un paio di chilometri da Loveno, a circa 900 metri di altezza. Nelle baite c'erano mucche e vitelli e bisognava salvarli. Sabato mattina, ver- so le sette, 19 valligiani — quasi tutti imparentati fra loro — salirono all'alpeggio per mettere in salvo la mandria. Furono travolti da una seconda frana che li seppellì trascinandoli lontano. Nove morirono soffocati o a causa dette ferite. Altri tre risultano dispersi, ma purtroppo non vi sono speranze che siano sfuggiti all'atroce sorte dei loro compagni. Sette sono scampati alla strage, e le loro condizioni sono gravi. I cadaveri recuperati dalle squadre di soccorso sono quelli di Pietro Franchini, 38 anni; G. B. Armeni, 63 anni; le figlie Maria, di ti anno e Paolina di s\; Giovanni Degani, 45 anni; Francesco Calufetti, ti anno; Albina Mastaglia, 11 anni; Giovanni Calvetti, 68 anni; Luigi Degani, '/i anno. Mancano all'appello la trentaduenne Luigia Armeni, Santo Giovanni Filaffusi (non se ne conosce l'età) e Angelo Degani, di venfanni. I feriti sono: Maurizio Calufetti, Si anni; Gioachino Norini, 29 anni; Angelo Moreschi™, 37 anni; Fortunato Mattia, 31 anni; Pierino Degani, 11 anni; Mario Mattia, 18 anni; Natalino Omassoli, 35 anni. Il paese era rimasto isolato dalla frana e dall'alluvione: gli appelli degli scampati e dei loro compaesani giunsero perciò nelle località vicine solo dopo parecchie orej mentre 'le squadre di soccorso si prodigavano per raggiungere il luogo della sciagura, entrava in azione il Centro di coordinarne1.','o del soccorso aereo di Lutate: al comando del maggiore. De Rovere un elicottero <Sikorski* si dirigeva verso la località, seguito da altri cinque del tipo « Bell ». Il tenente pilota Uno Bassi e l'osservatore cap. Renato Pensa, insieme col comandante, avrebbero potuto prelevare facilmente tutti i feriti e trasportarli sollecitamente all'ospedale, ma il grosso elicottero, nella rischiosa operazione di trasferimento, urtò con- le pale contro cavi elettrici a Darfo e fu costretto a un atterraggio di fortuna: sul luogo della frana si portò quindi uno degli apparecchi minori, che prese a bordo il. ferito più grave, Fortunato Mattia, e la trasportò all'ospedale di Breno. L'oscurità impedì successivi voli ed altri quattro feriti vennero dirottati con automezzi verso l'ospedale di Tirano. Le esatte condizioni di essi non si conoscono perché Tirano è iso- lata telefonicamente dal resto della valle Camonica: altre due vittime della frana, dopo le medicazioni, sono rimaste nelle loro case perché ferite meno seriamente. Abbiamo parlato ieri con il Fortunato Mattia. Ha una gamba sfracellata, i medici temono la cancrena gassosa. Il poveretto è rimasto senza cure dalle 8 del mattino alle 19 della sera, con le ferite piene di terriccio. Ci ha raccontato come si è svolta la disgrazia. Trascinato via dalla frana, con le mani e con il viso è riuscito a scavare la terra emergendo dalla tremenda prigione. Carponi, si trascinò. per qualche centinaio di metri. Poi giacque esausto, in attesa dei soccorritori. Nella stessa notte l'acqua dell'Oglio provocava disastri su disastri. Scendendo su Edolo e Cedegolo, spazzava lunghi tratti della statale 4t che porta ai valichi del Tonale e della Mendola. Centinaia di metri d'asfalto si sgretolavano come zollette di zucchero, si aprivano voragini paurose, alberi secolari e pali dell'energia elettrica si abbattevano come fuscelli. Piombando- su Cedegolo, la massa d'acqua giallastra e i macigni che trascinava con sé hanno investito tre edifici al bivio della strada per Cevo in Valsaviore. Uno degli stabili era adibito a deposito di motociclette ed apparteneva al signor Giuseppe Franzinelli: quest'ultimo dormiva con la moglie ed i figli nell'attiguo alloggio. Ha potuto salvarsi a stento fuggendo al primo boato dell'acqua che incalzava. Uno degli altri edifici era disabitato, perché i proprietari sono ancora in campagna in un centro vicino. Il terzo era abitato dalla famiglia Zerbini, composta da quattro persone: sono scappati anch'essi con i soli indumenti notturni che avevano indosso. Impossibile elencare net dettagli tutte le rovine dell'alluvione. Il nostro taccuino è zeppo di nomi di borgate, di persone, di episodi drammatici. A Cividate Camuno è crollato il ponte in muratura che collegava la statale al paese. Per raggiungere quesf ultimo, invece di duecento me¬ tri come prima bisogna percorrere nove chilometri. A tre chilometri da Breno, l'acqua ha asportato mezzo chilometro di strada isolando Cedegolo e Capo di Ponte. A Cogno di Borno, altro piccolo centro della zona, una frana ha provocato il crollo di un alberghetto. Nell'edificio c'erano i proprietari, coniugi Schera, due loro nipoti e una nipote, quesfultima con un bimbo di soli quindici giorni. C'erano anche la cameriera e sei pensionanti, tutti operai di un vicino cantiere. La frana ha investito Vaia in cui si trovava la camera della nipote, che dormivacon il figlioletto e la cameriera. Il letto è rimasto in bilico fra le travi di- velte. Le due donne si sono salvate scendendo in strada attraverso la breccia. L'acqua era alta un metro e mezzo, forse più. Camminarono immerse fino al mento, tenendo il piccolo (che non si era neppure svegliato.) sulle mani protese in alto. Uno dei pensionanti dal letto fu scagliato su una trave, altri scamparono miracolosamente alla morte insieme ai proprietari. Solo uno dei clienti, Giuseppe Silvestri, di 51 anno, nel calarsi lungo la fune gettatagli dai soccorritori, per l'emozione cadde battendo la schiena. E' ricoverato all'ospedale di Breno con una vertebra fratturata. A Colombera, borgata di Pian di Borno, i vigili del fuoco del distaccamento di Breno erano accorsi con una autopompa per salvare gli abitanti di una casa che minacciava" di crollare. Lasciarono il grosso veicolo sulla strada, a ridosso di una stazione di servizio. L'acqua lo trascinò via come una barchetta di carta, scagliandolo, rovesciato, in un fosso. Identica sorte toccò a un camion carico di materiali, che al momento del sinistro si era lasciato sorprendere sulla statale, nei pressi di Bessimo. Uno spettacolo di desolazione e squallore offre il centro più rinomato della Val Camonica, quello di Boario Terme. La « stagione », per la sessantina di alberghi e gli oltre cento affittacamere, era ancora in piena attività, con circa ifioo ospiti. Quasi tutti risiedevano negli alberghi che si estendono lungo la via Manifattura, dove si trova anche uno degli stabilimenti del Cotonificio Olcese. L'alluvione ha bloccato i villeggianti nelle camere, in piena notte. Scene di panico si sono susseguite flno< a ieri sera, quando è stata condot- ' ta a termine la grossa ope-1 razione di salvataggio. La maggior parte dei pensio- ■ nanti erano donne, molto anziane. Vedevano dalla finestra- l'acqua salire con pauro- ■■ . sa velccità: nelle zone più basse il livello toccava i tre ' metri e mezzo. Gli abitanti di Boario e '■ dei centri colpiti hanno aofferto anche la fame. Le eo- ! municazioni erano interrotte, le strade bloccate, i negozi invasi dall'acqua. Centinaia di persone non hanno tocca-1 to cibo per ventiquattro o > trentasei ore. Sabato matti- (Contìnua in 9» pagina) I binari della ferrovia sono sprofondati nel fiume a Colombera, borgata di Pian di Breno (foto Moisio) L'alberghetto fatto crollare da una frana a Cogno di Bormio (foto Moisio)