Nella figura dell'«uomo» Eichmann il motivo segreto dei suoi atroci delitti di Carlo Casalegno

Nella figura dell'«uomo» Eichmann il motivo segreto dei suoi atroci delitti PERCHE' DIRESSE IL PIÙ' TREMENDO MASSACRO DELLA STORIA? Nella figura dell'«uomo» Eichmann il motivo segreto dei suoi atroci delitti I documenti nazisti rivelano che era un mediocre, fallito negli studi e nel lavoro; un funzionario pignolo, timoroso con i superiori e brutale con gli inferiori - Trovò nella caccia spietata a milioni di innocenti la vendetta al suo complesso di inferiorità L'Hauptsturmfuehrer delle SS Wieldceny dichiarò durante il processo di Norimberga che, nel febbraio 1945, Adolf Eichmann gli disse: «Salterei ridendo nella tomba, perché il pensiero di avere cinque milioni di uomini sulla coscienza è per me motivo di straordinaria soddisfazione >. Tre anni prima, In altro colloquio, gli aveva spiegato che l'ordine di Himmler per la «soluzione finale del problema giudaico » esigeva lo sterminio biologico e totale della popò lazione ebraica: era personalmente incaricato di questo compito, aveva ricevuto pieni poteri per eseguirlo ed era il primo responsabile della sua buona esecuzione. In varie circostanze aveva parlato spontaneamente del risultati conseguiti: valutava da quattro a cinque milioni gli ebrei uccisi in seguito all'attività del suo ufficio. Queste affermazioni rispon dono alla rigorosa verità storica: se lo sterminio degli ebrei era una direttiva ufficiale del regime nazista («pagina di gloria della nostra storia», la definiva Himmler), se la macchina delle stragi impegnava governo polizia esercito partito, l'organizzazione pratica toccava ad Eichmann: al funzionario che, in tutti gli anni dei massacri, diresse la sezione affari ebraici (IV B 4) presso l'Ufficio centrale per fa sicurezza del Reich. L'arresto, la deportazione, la soppressione di un Intero popolo ricadevano sotto la sua « competenza»; ed egli attuò l'atro ce incarico con zelo furioso (fino a respingere gli Inter venti moderatori dei suoi stessi capi), con terribile efficienza (fu il creatore delle camere a gas). Chi era dunque l'uomo Eichmann, per eseguire con questo gelido entusiasmo 11 più immenso crimine mai visto nella storia? Secondo lo stesso Wisliceny, un burocrate pignolo: «Trattava con gran cura tutte le pratiche di sua competenza. Se si intratteneva con un superiore, prendeva subito delle note e le inseriva negli incartamenti: l'essenzialp per lui, mi diceva, era d' essere coperto. Aveva gran cura di trincerarsi sempre dietro i capi, tutte le volte che doveva assumere la responsabilità del suoi atti d'ufficio». Ed in una altra dichiarazione, ancora Wisliceny afferma: era un perfetto funzionario, servile con ì superiori e spietato con gli inferiori. «Li trattava in maniera brutale, senza nessun riguardo per il loro benessere: soltanto i vecchi subordinati di Vienna (dove aveva incominciato la carriera) potevano permettersi con lui qualche libertà». Voleva disporre del diritto di vita e di morte nella caccia a milioni dì esseri umani; ma rifiutava l'apparenza del potere, si circondava di riserbo e di segreto Non si lasciava mai fotografare; se aveva bisogno dì documenti di identità, ricorreva al - laboratorio della Gestapo; i pochi intimi che riuscirono a scattare qualche sua istantanea, dovettero consegnargli i negativi. Le personalità politiche lo intimidivano: alle riunioni ufficiali mandava di solito un subordinato; rifiutava persino di far visita ai «Quisling» dell'Europa occupata, perché temeva di trovarsi a disagio. Il rapido incontro con 11 Gran Muftì di Gerusalemme, durante un viaggio del 1937, era rimasto per lui un avvenimento memorabile, da riparlarne per anni: «Malgrado l'importante posizione ufficiale — conclude il suo ex-collaboratore — non potè mal superare i suoi limiti di piccolo-borghese». Di essere un piccolo borghe se, senza solida istruzione, senza abilità e successo negli affari, lo ammette Eichmann stesso nella breve autobiografia preparata nel '37 per gli schedari delle SS (e riprodotta, come gli altri documenti citati, in Le dossier Eichmann e' la « solution finale » de la question juive uscito in questi giorni a Parigi). « Sono nato a Solingen, Renania, il 19 marzo 1908. A Linz, dove mio padre lavorava nella Compagnia ferroviaria ed elettrica, frequentai le elementari, poi quattro anni di scuola media ed infine entrai nell'Istituto professionale elettrotecnico, dove rimasi due anni >. Abbandonò gli studi senza alcun diploma, e prese a girare per l'Alta Austria ed 11 Tlrolo come piazzista di una società di oli minerali; incarico modesto, cui non era sufficiente compenso l'ingenua vanteria di discendere da un'antica famiglia germanica affiliata ai Templari di Palestina. Come tanti altri giovani austriaci malcontenti o falliti, aderì al movimento nazista: il 1" aprile del '32 entrò nelle SS; diciotto mesi più tardi fu assegnato alla polizia del regime, ma come semplice archivista. La sua carriera fu modesta ed incolore anche nei ranghi hitleriani, finché non scoprì la sua autentica vocazione: la lotta anti-ebraica. E' nel nuovo ufficio degli « Affari giudaici » che Eichmann incominciò a farsi apprezzare dai superiori. In una scheda segreta del 1937 già appaiono dei giudìzi lusinghieri: « Freschezza di spirito: notevole. Forza di volontà e durezza personale: spiccate. Concezione della vita: sana Fedeltà alla dottrina nazionalsocialista: incondizionata... Energico, ha sempre eseguito perfettamente i compiti organizzativi a lui assegnati. Nel suo campo, è un autorevole specialista ». Ma alla fine del '41 il comandante del la Gestapo può raccomandarlo per una promozione straordinaria dovuta a meriti speciali: «In Austria ha compiuto un'opera eccezionale nella lot-ita contro il giudaismo ed ha saputo raccogliere un'immensa fortuna a beneficio del Reich... Nel Protettorato (di Boemia e Moravia) ha realizzato un lavoro eccellente per spirito di Iniziativa e durezza». Stava incominciando il periodo delle deportazioni di massa e delle grandi stragi. Eppure, mentre manda a morte milioni di innocenti, Eichmann non muta in nulla la sua grigia esistenza personale. Nel 1936 aveva sposato una ragazza boerr- piccola e grassa, che gli divenne presto indifferente; tuttavia era molto legato ai figli e trascorreva in famiglia almeno la fine di settimana. Anche quando disponeva a suo arbitrio dei patrimoni confiscati, si accontentò di una casa modesta e di un modesto tenore di vita; l'unica scorrettezza amministrativa che gli fu rimproverata, è di aver fatto acquistare dallo Stato la cascina di una sua vecchia amante austriaca e di averla trasformata, solo per aiutare l'amica, in un piccolo campo di lavoro forzato per gli ebrei. Negli ultimi convulsi mesi prima del crollo nazista, mentre sì trovava a Budapest per curare la deportazione delle comunità israelitiche dei Balcani, ebbe qualche avventura; ma nemmeno l'amore per una bionda bellezza magiara gli fece trascurare il « lavoro di ufficio ». Temeva la morte, ma non pensava ad uccidersi od a morire combattendo. Anzi finita la guerra, compiuta la sua « missione >, sperava di ri tirarsi in campagna e di lavo rare la terra come aveva fatto da ragazzo, durante le va canze. « Ha la voce un po' nasale, quando parla si interrompe spesso per tossicchiare — scrisse il suo collaboratore Wisliceny. — I suoi movimenti sono nervosi, a scatti. La sua figura non ha nulla di note- vole è un tipo comune d'uomo che si incontra dovunque in Austria ». Il segreto dei suoi delitti immensi sta forse in questa frase. Nella persecuzione anti-ebraica quest'uomo meschino, Inetto negli studi e nel lavoro, cercò una rivincita atroce al suo complesso di inferiorità: sui rancori dei piccoli borghesi i fascisti hanno costruito la loro fortuna; nelle schiere amareggiate dei falliti hanno trovato le loro truppe d'assalto. Proprio la miseria morale ha fatto di Eichmann uno fra i più atroci criminali del nazismo. Carlo Casalegno a111111■ i■ ■ 11■ ■ 11■ 11■ 111■ 111■ 1111111■ 111■ i■ 111■ ■ i■ 111111