I dibattiti Nixon-Kennedy alla tv sono un grande e utile spettacolo di Antonio Barolini

I dibattiti Nixon-Kennedy alla tv sono un grande e utile spettacolo Un esperimento mai tentato nella storia delle elezioni I dibattiti Nixon-Kennedy alla tv sono un grande e utile spettacolo II primo confronto fra i due candidati fu seguito da 75 milioni di americani, gli altri da 95 milioni - Emozione, fretta, qualche errore di regìa hanno agitato la trasmissione iniziale -, Ora il duello si svolge in modo molto efficace, e pone le grandi masse a contatto immediato con i problemi più gravi per l'avvenire del mondo (Dal nostro corrispondente) New York, ottobre.' Alla televisione americana, per molte ore, specie alla sera, sì possono vedere incontri di pugilato e anche di peggio, cioè di « wrestling >.-■ Non tollero i primi e detesto i secondi, per la loro indecente brutalità, anche se mi si assicura che sono truccati. Kennedy la sera del 26 settembre scorso, recandosi al primo dibattito televisivo contro Nixon, parlando in macchina con i suoi fedelissimi accompagnatori, ha detto: < Mi sento come se fossi per andare a Madison Square, a un incontro di pesi massimi >. Aveva ragione, con la differenza che lo spettacolo dato, da lui e dal suo rivale repubblicano presso gli studi televisivi di Chicago, e da H trasmesso a tutto' il paese, finora è stato estremamente nobile,' educativo e di alto livello politico. I dibattiti televisivi dei due candidati presidenziali, in tutto, saranno quattro; oltre che nobili, i tre visti finora si sono rivelati anche utilissimi. E' la prima volta, in tutta la storia della televisione, che si tenta questo esperimento politico. Non c'è più dubbio che, man mano si perfezionerà, diventerà un nuovo mezzo essenziale anche per un rinnovato costume della battaglia politica del paese. Si è soprattutto constatato un enorme e sempre crescente interesse da parte del pubblico: 75 milioni i teleascoltatòri del primo dibattito, 95 quelli dei seguenti. I cinematografi, i teatri, 1 ristoranti, i luoghi pubblici, durante le sere degli incontri del due massimi candidati alle elezioni presidenziali, hanno lamentato una notevolissima carenza di clienti. A New York, dove per molte riviste di grido, in Broadway, e in genere per gli spettacoli teatrali si provvede a prenotazioni con lunga scadenza (ancho di tre mesi, in alcuni casi), molte di queste prenotazioni sono risultate disdette o sono mancate all'ultimo momento. Questo eccezionale interesse del pubblico conferma una volta di più quanto, in America, sia viva e sentita da tutti i cittadini la responsabilità della cosa pubblica, della pubblica, amministrazione e r-soprattutto In -quefta, 'captpErgWàj elettorale' — déll'àtteggiàmento politico 'dell'America,: - in fatto di problemi interna'zic* nali. In realtà, è questa la prima volta nella quale i problemi di politica internazionale sono diventati il motivo dominante nell'elezione di un presidente degli Stati Uniti. Durante il primo dibattito entrambi i contendenti ap parvero mortificati da luci e da trucchi infelici e da una generale emozione e preoccupazione che appesantiva la atmosfera, le dava un senso di artificiosità. Nixon e Kennedy sembravano .ancora due lottatori intenti a scoprirsi a scrutarsi e a giudicarsi, più che dediti al combattimento. II primo incontro si è sviluppato tutto intorno a problemi di politica interna. Nixon si è sforzato di far proprie molte posizioni di Kennedy, per poi rovesciarne il significato e la conclusione a proprio vantaggio. Ma il gioco è stato presto palese. Il teleascoltatore, pertanto, ha avuto l'impressione immediata di una maggiore passionalità in Kennedy e di più alte qualità di abilità calcolo e ponderatezza in Nixon. Il Life, che è un sintomatico registro della popolarità di un leader. ha registrato un certo vantaggio, se pur modesto, dalla parto di Kennedy. Questi è apparso più fascinoso, proprio perché ' più ragazzo: una promessa di avventura e di rischio generosi. Nixon non aveva fatto in tempo a radersi. Il cerone che gli avevano messo sulle guance dava ad esse un risalto verdastro, che gliele dimagriva ancor più. (Si noti che egli è dimagrito di due chili e mozzo, in questi ultimi tempi, pur risultando sanissimo. Ma la campagna elettorale — si sa — è una fatica estenuante). Kennedy, invece, era rimasto urtato dal fatto che, all'ultimo momento, il produttore gli aveva imposto di cambiarsi la camìcia e di indossarne una azzurra, come appunto la macchina televisiva richiede. Le. sua camicia azzurra era nei bagagli che egli aveva fatto già spedire all'aeroporto, di dove più tardi sarebbe dovu to partire. Per fortuna, ne fu rintracciata una in albergo, dove staffette fischiatiti della polizia motociclista sono andate a prelevarla. Kennedy si è dovuto dunque cambiar la camicia in fretta, all'ultimo momento, con le macchine da ripresa che già ,avevano il musi) su di lui. Ancora, la sera del primo dibattito i giornalisti interpel lanti voltavano le schiene al pubblico. Lo sfondo preparato dallo studio della tv aveva la intenzione di essere sobrio e solenne ma, come osservarono poi anche molti commentatori, dava l'impressione che due candidati parlassero- dal l'anticamera di una casa di pena Dato il loro pallore e la loro maltradita emozione e la fretta, le loro figure si stagliavano nere, come un'ombra funebre, sulla parete dì cemento, squadrata in segni ver¬ ' ticali e orizzontali; sembravano vaghe idealizzate sbarre. Questi gravi difetti di presentazione non avevano diminuito l'interesse e l'importanza del primo incontro, e sono stati accuratamente eliminati con il secondo dibattito. In questo, i volti dei contendenti si rivelarono lisci e naturali, colti da luci meno aggressive. I giornalisti interpellanti mostrarono le loro facce anche al pubblico. Lo sfondo dell'ambiente non era più una anticamera di prigione. E mentre la prima volta le domande dovevano essere limitate a temi di ordine interno, questa seconda volta fu concesso che potessero spaziare su tutti i campi, compreso quello della politica internazionale. Si è dunque avuto un incontro nel quale i due lottatori, finalmente, si sono combattuti con argomenti precisi. E sono emersi concreti punti di divergenza, non soltanto di metodo ma di sostanza. Il nazionalismo americano — come tutti i nazionalismi del resto — è sempre fondamentalmente antistorico; Kennedy però, in alcuni casi, ha rivelato una mentalità che, almeno per quel che riguarda il nostro punto di vista europeo, è senza dubbio più elastica e intelligibile di quella di Nixon. Ha affermato, per esempio, che, secondo lui, dopo l'infelice episodio deU'U-S, sarebbe stato atto di normale correttezza diplomatica presentare le scuse ufficiali al. governo sovietico: «Tutti han sempre fatto cosi — ha sostanzialmente affermato Kennedy, — ogni qualvolta sono stati presi in castagna, come offensori di un'altra sovranità.. Noi stessi 10 abbiamo fatto più volte, e anche di recente, perfino nei riguardi di Castro >. Cosi Kennedy, pur confermando necessaria la difesa a oltranza di Formosa, ha sostenuto che non altrettanto necessaria e utile-era la difésa di Quemoy. Per questa coraggiosa affermazione di buon senso, anche il Lippmann, che non è un democratico, lo ha lodato. Nixon invece, durante 11 dibattito, ha opposto che il volo dell'US era un volo autorizzato dal Congresso, per la difesa della nazione e per pre venire un eventuale nuovo Pearl Harbor: « Sono cose per le quali uno Stato sovrano non deve fare nessuna scusa! >-. Così, secondo lui, anche Quemoy deve essere difesa a oltranza,- perché è un lembo 'di terra lihera; e questo auto rizza ogni sacrificio, anche se si tratta di un piccolo territorio militarmente indifendibile. Si è infine visto chiaro che i due candidati, pur professando concordia nel proposito di non volere un futuro incontro al vertice, se non' sarà diplo maticamente preparato con probabilità di successo, tuttavia dimostrano di vederlo con atteggiamenti profondamente diversi. La posizione di Kennedy riecheggia indubbiamen- [ te istanze nuove, che egli non può ancora anticipare o assumere se non con estrema prudenza. Ma esse sono state enunciate chiaramente e jn più occasioni dai suoi massimi consiglieri di politica estera e financo dal suo possibile — se non probabile — futuro segretario di Stato: Stevenson. Gli atteggiamenti dì quest'ultimo verso la Russia e !a Cina comunista — da un punto di vista diplomatico — riflettono posizioni pressoché antitetiche a quelle dei repubblicani. Perciò lo slogan varato dai gruppi democratici liberali, sostenitori di Stevenson, è:.<Con Kennedy abbiamo una possibilità di salvezza. Con Nixon siamo certi di affogare nel vecchio pantano >. Questo stato d'animo è diffuso; e però non sembra che — almeno per adesso — sia politicamente valido. Solo dal risultato delle elezioni di novembre potremo sapere se il popolo americano vuole, in politica estera, le caute novità di Kennedy e, in politica interna, la sua proclamata aggressività produttiva, pungolata da opportuni interventi federali. O se vuole il proseguimento della intransigenza delle posizioni che, pur con diverse sfumature, furono e sono di Eisenhower-Nixon e saranno di Nixon-Lodge, domani. Antonio Barolini

Luoghi citati: America, Chicago, Cina, Formosa, New York, Russia, Stati Uniti