Un creditore sostiene che il Giuffrè ha nascosto alcuni miliardi in un sacco

Un creditore sostiene che il Giuffrè ha nascosto alcuni miliardi in un sacco Udienza a Kaloana per la eansa civile sui clamoroso dissesto Un creditore sostiene che il Giuffrè ha nascosto alcuni miliardi in un sacco Per questo si oppone al fallimento del "banchiere delia provvidenza,, - Avrebbe affidato la somma a un sacerdote - Il commendatore sostiene di non poter essere dichiarato tallito non avendo mai avuta la qualifica di imprenditore commerc ale - Il dibattito rinviato al 20 dicembre (Dal nostro corrispondente) Bologna, 13 ottobre. La causa di opposizione al fallimento del comm. Giovambattista Giuffrè, il « banchiere della provvidenza » dichiarato fallito l'8 aprile dello scorso anno, ha concluso virtualmente il suo ciclo istruttorio. Diciamo virtualmente, perché esiste ancora la possibilità che l'istruttoria sia riaperta e che in pratica si ricominci tutto daccapo. La questione sta in questi termini: al fallimento si opposero, per motivi sostanzialmente diversi, sia il Giuffrè quanto uno dei creditori, il colono bolognese Aldo Taglioli. Il Giuffrè, attraverso l'avv. Marchesini prima, quindi attraverso gli avvocati Mauceri e Stocchi, sostenne di non essere mai stato imprenditore commerciale, cioè di non aver mai avuta la qualifica indispensabile per essere dichiarato fallito. Il Taglioli, invece, attraverso l'avv. Segapeli, sostenne, e sostiene, che il Giuffrè non doveva essere dichiarato fallito per la semplice ragione che aveva, ed ha, un sacco di soldi; il termine < sacco di soldi » non è eufemistico, perché il colono sostiene che effettivamente il « commenda- tare » stivò alcuni miliardi in un sacco da viaggio di una compagnia aerea. Ora, in sede' di precisazione di conclusioni (l'udienza di oggi, la quarta della causa di opposizione, si chiama appunto « di precisazione conclusionale ■»), tanto il rappresentante legale del banchiere, avvocatessa Stocchi, quanto il legale del Taglioli, avv. Segapeli, hanno riproposto le istanze di audizione di testi a titolo di assunzione probatoria, che il giudice istruttore aveva respinto nel luglio scorso. Il giudice istruttore, dott. Giuseppe Ruisi, ha preso atto delle richieste degli opponenti e delle altre parti (gli avvocati Mevio e Giorgio Magnarmi e l'avv. Trombetti per i venticinque creditori che avevano promosso il fallimento, si sono ulteriormente pronunciati per la reiezione delle richieste degli opponenti), demandando al collegio ogni decisione in proposito. Il collegio, ossia il Tribunale civile, potrà accedere alle richieste degli opponenti, annullando l'ordinanza del giudice istruttore, oppure respingerle, emanando la sentenza. Nel primo caso, come si diceva innanzi, la causa ritornerà in istruttoria. Nel secondo, gli opponenti potranno sempre andare in Appello o in Cassazione. In ogni caso l'opposizione fatta al fallimento si presenta importante perché condiziona l'eventuale azione penale per bancarotta fraudolenta. Ciò in quanto, secondo una tesi affermata sulla scorta di im portanti decisioni della Corte | di Cassazione, non si può ini ziarì l'azione penale per i rea ti iti fallimento (bancarotta •>°myl'ce o fraudolenta) fino a cne la sentenza dichiarativa di fallimento non sia passata in giudicato. Ora, ammesso che il Tribunale confermi il fallimento e rigetti l'opposizione, gli opponenti — come si diceva — hanno sempre a di sposizione i rimedi dell'appel lo e del ricorso per Cassazio ne. A meno che, come per il 11111111111111 ] 11111 n 111 1111 li ) 11111111 ■>;;::...•.'■ i ■ caso Roisecco, non si attui una procedura eccezionalmente rapida, è da ritenersi che l'inizio dell'azione penale per bancarotta sia tutt'altro che imminente. La procedura fallimentare, invece, seguirà naturalmente il suo corso. - In concreto, nell'udienza di stamani gli opponenti hanno ripetuto, come si diceva, le istanze di ascoltazione di testi, a suo tempo respinte dal giudice istruttore. L'avvocatessa Stocchi ha sostenuto che il Giuffrè « all'infuori dell'opera svolta come sindaco apostolico e amministratore di enti pii, non esplicò mai la sua attività per altri scopi non di carattere religioso e pio o nell'interesse di persone estranee agii enti religiosi ». L'avv. Segapeli sostiene, invece, di poter provare che il Giuffrè, nel marzo del 1957, possedeva ancora parecchi miliardi. Infatti l legale ha chiesto di poter provare, attraverso testimoiiiiiiiiiiiiiiiiMimiiiiimiiinii iiiiiiiiiiiiiii nianze, che la sera del B7 marzo di tre anni fa il « commendatore » consegnò a padre Vittorio, al secolo Pietro Onofrio, un sacco da viaggio di compagnia aerea pieno di banconote da 10 mila lire e di libretti di banca stranieri, su ognuno dei quali era scritto « cento- miliones ». E, altresì, che all'atto della restituzione del sacco da parte del sacerdo te, egli ebbe ad esclamare, < Se lei avesse avuto la velleità di aprire il sacco e di fuggire avrebbe avuto miliardi per tutta la vita». Questo, in sintesi, il conte nuto della precisazione prò dotta dagli opponenti al falli mento, stamani. Dopo la verbalizzazione, il giudice ha rinviato la causa al SO dicembre per la cosiddetta < spedizione a sentenza». Prima di tale data le parti dovranno presentare le comparse conclusionali. c. c. Una recente foto del banchiere Ciuffi è nella sua casa 1111 m [ ) 11:11111 mi 11111111 h 111:111 < 111111111 m 111 > i m ; m i m [ i 111111111 m 11 m n 11111111111111111111111111111

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