Il pianista accompagna il flauto picchiando sul coperchio della tastiera

Il pianista accompagna il flauto picchiando sul coperchio della tastiera Strane composizioni al Festival di Vene/ia Il pianista accompagna il flauto picchiando sul coperchio della tastiera Venezia, 22 settembre. (.g. v.). Tornato nella Sala delle colonne di Ca' Giustinian, sede addicevole alle musiche camerali, il Festival ha offerto l'udizione di alquante opere recenti. Hindemith era rappresentato dall'Ottetto, cioè quintetto d'archi, fagotto e corno; Sandor Veress, romeno, già noto anche in Italia, dall'Hommage à Paul Klee, fantasia per due piano/orti e archi, composta nel '52. Questo a. omaggio » al pittore Klee vorrebb'essere inteso non come un'« interpretazione », estranea del resto alla musica, che in quanto arte è creazione poetica, non strumento e metodo per intendere le opere d'arte, né come un tentativo di trasferimento di immagini da un'arte all'altra, bensì, e il titolo è perciò esplicativo, «fantasia», giuoco fantastico analogo a quello che caratterizza tante opere del Klee. Ed ecco i sette episodi, riflettenti la singolare tecnica « compositiva » coloristica e qualche allusione alle immagini pittoriche: Segni in giallo, Vento di fuoco, Vecchio suono, Sopra e sotto, Raccolta di pietre, Verde in verde, Piccolo diavolo azzurro. Altri pezzi, nella stessa riunione, recano dichiarazioni dei loro autori, affini a quelle riferite ieri, e parimenti ermetiche alla maggior parte del pubblico, e curiose La «sostanza sonora » della Composizione N. 6 del veneziano Pietro Grossi, nato nel 1917, è « costituita da un determinato numero di accordi, la cui densità varia col varip.re dell'intervallo dei suoni estremi. Quattro gradi di intensità (pp, p, mf, f) sono svolti con gradualità rigorosa negli accordi, indipendentemente dal movimento; la durata degli stessi è invece regolata da due gruppi diversi di quattro elementi ciascuno in rotazione permutativa, sino all'esaurirsi delle rispettive permutazioni e senza nessun rapporto con i gradi d'intensità ». Ernst Krenek, sessantenne, viennese, naturalizzato americano nel 1945, e già noto per le calcolate composizioni, avverte che nell'eseguire la Flute piece in nine phases, l'officio del pianista « si limita a pochi effetti di percussione, come il picchiare sul coperchio della tastiera, o il far vibrare qualche corda dei bassi all'interno del pianoforte, ecc. Nella seconda parte del lavoro invece, il pianista è chiamato ad accompagnare il flauto in maniera più convenzionale. Sono nove le fasi In cui la serie dei 12 suoni è svolta serialmente col combinare le forme retrograde di gruppi sempre più estesi di essa assieme alla originaria e alle derivate. Anche. il numero dei suoni, le loro durate, con la velocità e densità del contesto sono in ogni fase 11 risultato del processo di determinazioni seriali procedenti dal trattamento iniziale dei 12 suoni ». Ma c'è anche chi, restio alle esplicazioni analitiche, si dìchiara signorilmente sobrio, argutamente scettico, ed è Guido Pannaln, anche storiografo e saggista insigne, il quale presenta, affidandola all'ottima violinista Pina Car- mirelli e al valente Umberto Cattini, direttore dell'Orchestra della Fenice, il Secondo concerto per violino composto l'anno scorsp, é dice fra l'altro: « Stimo inutile dare una descrizione, necessariamente esteriore, del mio lavoro, la quale, nei suoi termini generici, potrebbe riferirsi ugualmente a un capolavoro come ad una boiata » Al concerto hanno anche par- ai concerto nannoancne pai- tecipato, applauditi, il Quar- tetto di Milano, il duo pianistico Conter, il flautista. Gezzelloni, il pianista Scarpini.

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