Hanno vinto anche senza aumenti i minatori dei pozzi di San Giovanni di Gigi Ghirotti

Hanno vinto anche senza aumenti i minatori dei pozzi di San Giovanni Il pili lungo e drammatico sciopero della Sardegna Hanno vinto anche senza aumenti i minatori dei pozzi di San Giovanni Guadagnavano male, i 16Q0 dipendenti della francese « Pertusola » ; meno degli altri operai della stessa società - Protestarono anche in nome del loro diritto di sardi all'eguaglianza; nell'agitazione e nello sciopero della fame furono sostenuti da tutta la Regione, il vescovo di Iglesias come il governo di Cagliari - Fu una lotta dura, che non è facile capire fuori del paese (Dal nostro Inviato speciale) Iglesias, 21 settembre. L'uomo impallidì, le gambe gli si afflosciarono; due compagni furono pronti a sostenerlo per le braccia. « Francesco, oh Francesco! >. Lo chiamarono più volte per nome, gli diedero due schiaffi; ma Francesco non rispondeva, aveva la faccia bianca come un morto, il polso si sentiva appena c Non ce la fa più — dissero 1 minatori — portiamolo fuori >. Quando furono sulla bocca del pozzo lo consegnarono agli operai che vegliavano all'esterno della miniera; poi si rivolsero al gruppo dei sindacalisti: < E' Armato l'accordo? >. I sindacalisti fecero cenno di no. < Va bene, non disturbateci più finché non avrete firmato l'accordo >. Gli uomini dei pozzi richiusero alle loro spalle il cancello, rimontarono sul gabbione, ridiscesero .a centottanta metri di profondità. Incominciarono la sera del 10 settembre le ore più drammatiche dell'occupazione della miniera di S. Giovanni. Gli operai erano chiusi nel pozzi dal 24 agosto, rifiutavano di salire anche per una boccata d'aria. Nelle prime settimane, accettavano cibarle e rispondevano ai messaggi- che discendevano con i gabbioni. Ma poi 11 aveva colti una sorta di disperazione tetra, la loro protesta non era più soltanto contro la società concessionaria, la Pertusola: «La Pertusola fa i suoi affari. Ma voi — di cevano ai sindacalisti. — che cosa sapete fare? >. Mandarono fuori dei pozzi quelli della commissione interna: < Lasciateci soli, voi non siete abituati a stare nel fango e nel buio >. Con l'ascensore sali an che un messaggio di scherno: « Ma come fanno i deputati a trovar così in fretta le centomila lire di aumento alla loro indennità e per noi non riescono a farci avere mille lire di più? >. Cominciarono infine a rifiutare il cibo. Ritornavano indietro intatte le ceste con il pane, il salame, le scatolette di carne, 1 dolci. < Non mandateci regali, mandateci il contratto >. Lo sciopero della fame diede una piega paurosa allo sciopero. Ogni tanto gli uomini dei pozzi ricomparivano alla superficie, deponevano a terra qualcuno dei loro, boccheggiante per la lunga prigionia e per il digiuno, poi ritornavano a scomparire nel pertugio scuro delle gallerie. Trasportati in ospedale, i malati riaprivano gli occhi in corsia, tra lenzuola bianche, un medico e una suora accanto al Ietto. < Puntura canforata — diceva il medico —, più tardi un brodino, verdura cotta e la bistecca. Aria, sole, e molto riposo ». I minatori domandavano: « E l'accordo? Se non c'è l'accordo niente brodino, niente bistecca, niente aria e riposo. Fateci ritornare nei pozzi >. Fu nella notte del 10 settembre che sulla montagna di San Giovanni si notarono movimenti. E' brulla; ha una sola macchia di verde dietro i tetti e i comignoli della miniera: la vegetazione che protegge il quartiere delle abitazioni, le palazzine degli impiegati, le villette degli ingegneri e dei tecnici. Quella notte si svuotarono, le famiglie alla spicciolata presero la via di Iglesias, di Cagliari, di San t'Antioco..'Era incominciata la grande paura. Quali vendette covavano, laggiù nel fondo della miniera? Ma non succes se nulla, né quella notte, né dopo. Ora il lavoro è ripreso, lo sciopero è un ricordo. Le paghe non sono state ancora elevate, ma qualcosa è stato raggiunto, che vale di più. E' una storia che merita di essere raccontata e rispettata. A metà luglio 1 1600 operai della Pertusola si accorgono quasi d'improvviso di una condizione d'inferiorità in cui vengono tenuti da tempo. La stessa società ha una cava anche a Predil, in Carnia, quasi ai confini con la Jugoslavia: il lavoro è lo stesso, ma quelli del Predil ricevono ogni mese 25-30 mila lire in più. Un specializzato in Sardegna riceve 1835 lire al giorno, il suo collega in Carnia lire 2850. (Giova aggiungere che le paghe della Pertusola sono anche le più basse dell'intero bacino minerario. Se condo un rapporto ufficiale, una media di lire 107 all'ora, contro 245 e 223 nelle vicine miniere Montevecchio e Monteponi). Allo sciopero dei mi natori, la proprietà risponde che le paghe sono quelle del contratto nazionale, firmato da pochi mesi; nessun ritocco, quindi. La Pertusola è una vecchia società mineraria, a capitale prevalentemente francese, l'an . no scorso denunciò utili per più di quattrocento milioni: le sue miniere e 1 suoi interessi si estendono dalla Spa gna al Cile, dal Marocco all'Iran ed al Congo. <Non vogliamo essere pagati con salari coloniali! », fu il motivo psicologico che rapidamente si innestò nel vivo della vertenza sindacale. La paga bassa ero lo specchio d'una valutazione ingiusta del loro lavoro e della loro condizione di sardi. Si mosse perciò un sentimento di patriottismo isolano; i partiti fecero a gara per mostrare solidarietà, tutti i sindacati furono con i mi natori, e lo furono anche le Acli ed il vescovo di Iglesias. A risolvere la vertenza, si dncltomndmgfdcgttcdsenpcdpSlslnhscdorit diede da fare l'amministrazione regionale. Le trattative incominciano a Cagliari, ma falliscono subito. Nell'ultima settimana di agosto gli operai occupano i pozzi delle cinque miniere. I negoziati riprendono a Roma, dove il ministro del Lavoro, Sullo, si offre come arbitro; ma il direttore generale della Pertusola, il francese ing. Audlbert, risponde che non riconosce i sindacati è tratterà soltanto con gli operai, se ci sarà da trattare qualcosa. La discussione si trascina in tre stanze separate: in una c'è Audibert, nell'altra i sindacalisti, nella terza il ministro che fa la spola tra l'uno e gli altri. Non si approda a nulla, Audibert scompare; nei pozzi gli operai rifiutano il cibo. Al ventiquattresimo giorno della crisi (il più lungo sciopero della storia mineraria di Sardegna) 11 colpo di scena: l'assessore regionale all'Indù stria e alle Miniere, Pietro Melis, dichiara Audibert < persona non gradita » alla Regione (che ha in proprietà le miniere, la società ne gode soltanto concessione). L'ultimatum dato, la sera del 15 settembre o la Pertusola cambia il di rettore, o perderà le miniere in Sardegna. Ci vollero quattordici ore, dalle 7 di sera al la onaltai ue oro ore il naon tn na nnino a ei il no odi a: ù ena he la e di re atal le 9 del mattino, per convincere gli scioperanti ad uscire dai pozzi. Allora la notizia corse dalla miniera San Giovanni a quelle di Buggerru. di Arenas, dell'Argentiera, di Ingurtosu, e il mattino seguente sulla montagna di San Giovanni fu alzata su un pennone la bandiera dei quattro mori, la bandiera della Sardegna. Tra gli operai risaliti alla superficie c'era anche un giovanottone alto, biondo, le spalle muscolose, gli occhi azzurri, il sorriso dolce e schi-. vo: Fratel Gerard, un giovane francese, religioso della comunità dei < Piccoli Fratelli di Gesù », fondata da padre De Foucault}. Egli vive con i confratelli Paul e Ivo, nella frazione di Blndua, davanti alla miniera di San Giovanni: < Siamo qui per spartire la nostra vita e la nostra preghiera con la gente che non prega più ». Egli sì era trovato in mezzo allo sciopero e non lo disertò. « Ho visto gli uomini che lottavano per cìei.j beni preziosi, il pane quotidiano, la giusta mercede. Sono beni importante, ma non lai è tutto». La notte che lo sciopero finì, ardeva nel piazzale una fiammata di patriottismo sardista, e qualcuno pensando all'Audibert aveva intonato il < Va fuori d'Italia, va fuori o straniero ». Fratel Gerard sor¬ rideva in disparte; ma gli ope fai si accorsero di lui, parve loro d'averlo offeso, ed uno dei minatori gli cinse il brac ciò al collo: « Tu, Gerard, non sei mica straniero. Tu sei fratello! ». Gigi Ghirotti ' _. -vA '- _.