L'azzurro batte l'inglese Jay in un emozionante spareggio di Carlo Filogamo

L'azzurro batte l'inglese Jay in un emozionante spareggio Entrambi gli spadisti avevano ottenuto in finale un egual numero di vittorie L'azzurro batte l'inglese Jay in un emozionante spareggio Delfino era già stato campione olimpionico a squadre nel '52 e nel '56 - Anche per il terzo posto necessario un incontro supplementare tra il russo Khabarov e il magiaro Sakovits - Ha vinto il sovietico (Nostro servizio particolare) Roma, 6 settembre. Dopo cinque ore di lotta accanita e sfibrante, al termine di una finale che per lunghi attimi ha vibrato di tensione drammatica, l'azzurro Giuseppe Delfino e l'inglese Jay, ancora alla pari, sono saliti sull'elevata pedana metallica al Palazzo del Congressi sotto la luae dei riflettori, per decidere in un duello a testa a testa l'agognato primato olimpico! .i , ii „ _i _ tdella spada. Il nostro alfiere, acclamato a gran voce dal pubblico (forza Pippo! forza Pippo!), superata .a crisi di metà gara, durante la quale era stato purtroppo piegato di stretta misura dal francese Dreyfus ej dall'ungherese Sakovits, appariva rinfrancato, mentre l'occhialuto e coriaceo mancino albionico era probabilmente scosso dalla duplice sconfitta subita per mano dello stesso Delfino e del russo Khabarov, quando imbattuto pareva avesse l'alloro olimpico a portata di mano e già veniva fotografato quale prossimo olimpionico. Il due volte « tricolore » rompeva subito gli indugi, memore certo della precedente tattica troppo temporeggiatrice (assalti perduti dopo scaduto il tempo massimo di 6 minuti), scattava in una fulminea botta al braccio, replicava con un'immediata parata e risposta volante che lasciava di stucco il tenacissimo « notaio » londinese (iridato del fioretto nel 1959 a Budapest e secondo nella spada dietro Khabarov e dinnanzi allo stesso Delfino). Ora l'inglese doveva mutare il suo gioco abituale di attese certosine e di attacchi di contropiede e lanciarsi allo sbaraglio, con gli inevitabili « colpi doppi » provocati dalle precise zampate dell'imbaldanzito torinese, che sul i a 2 metteva a segno una botta che vale... tant'oro quanto pesa, accompagnata da un rauco urlo dì esultanza centuplicato dalla eco del pubblico che sembrava in delirio e portava in trionfo il vittorioso: il neo-olimpionico succede al vercellese Cantone (Londra 1948), al milanese Edoardo Mangiarotti (Helsinki 1952) e al milanese Pavesi (Melbourne 1956). Procedeva alla premiazione il conte Thaon di Revel, al suono dell'inno di Mameli, cantato a gran voce dagli italiani presenti. Cosi il trentanovenne torinese — esponente del locale club di scherma — ha coronato il sogno della sua vita sportiva, cambiando l'argento del torneo individuale di Melbourne nell'oro di Roma, a conclusione di una finale che ha visto battersi in strenui duelli, oltre al vincitore, quattro campioni del mondo e cioè, oltre a Jay, il francese Mouyal (1957), il russo Khabarov (1959) e il magiaro Sakovits (1953) che ha dovuto cedere in un altro spa- reggio la medaglia di bronzo o' uonf 1 ri n orino anviofinri al ventiduenne sovietico. Il vincitore del titolo olimpico, Giuseppe Delfino, è nato a Torino il 22 novembre 1921, dove tuttora risiede, è funzionario di un noto stabilimento cittadino ed è ammogliato con un figlio. Da anni figura tra ! migliori spadisti del mondo. Fu campione olimpionico nel 1952 e nel 195(5 di spada a squadre, secondo classificato alle Olimpiadi del '56 nella spada individuale, campione del mondo 1950, '53, '54, '55, '57 e '58 nella spada a squadre, terzo classificato ai campionati del mondo del '59 spada individuale, campione d'Italia 19591960 nella spada individuale. Una prova onorevole ha pure compiuto l'esordiente milanese Breda, il quale è riuscito a qualificarsi per una simile finale, rendendo al compagno il prezioso servizio d'intliggere una sconfitta al passivo del temibile Sakovits, per poi doversi accontentare dell'ottavo posto. Meno fortunato, invece, l'altro azzurro, Pellegrino, che, in mattinata, trovandosi in spareggio con l'insidioso belga Achten, quando era in vantaggio per 4 a 3 si faceva rimontare precipitando i suoi attacchi e rimaneva cosi escluso dalla finale, di cui per altro era meritevole. Domani mattina s'inizia il torneo di sciabola individuale, con l'intervento di 72 concorrenti in rappresentanza di 32 nazioni. Fra essi il palermitano Calarese, il romano Ferrari e il livornese Chicca, i quali dovrebbero agevolmente superare il primo turno eliminatorio. Carlo Filogamo Lo spadista torinese Giuseppe Delfino (al centro) viene abbracciato dopo la vittoria ottenuta u in extremis» nello spareggio contro l'inglese Jay (Telefoto)

Luoghi citati: Budapest, Helsinki, Italia, Londra, Melbourne, Roma, Torino