Un invito al Ministro dell'Interno

Un invito al Ministro dell'Interno LETTERE AL DIRETTORE Un invito al Ministro dell'Interno L'attuale Regolamento di Polizia sembra redatto per terrorizzare i sudditi di regimi superati - Perché non sostituirlo con uno più consono alla nostra qualifica di cittadini che, a cent'anni dall'unità, non ci dovrebbe più essere negata? Signor Direttore, recentemente, mentre ero al mare, smarrii il libretto di circolazione della mia automobile. Dentro c'erano alcuni di quei foglietti stampati che l'ACI distribuisce ai soci. Un passante li trovò e li consegnò al locale commissario di P.S. il quale, molto diligentemente, lì trasmise al suo collega della mia città affinché me li consegnasse. Infatti, pochi giorni dopo, arriva alla mia abitazione un invito da parte della polizia giudiziaria a presentarmi domenica, X4 agosto, alle dieci del mattino nella camera n. 1, con diffida ai sensi dell'art. 15 T.U., legge di P.S. Spaventatissima, la mia vecchia persona di servizio si fa in quattro per rintracciarmi qua e là per il Mar Ligure dove andavo trascorrendo le mie vacanze e dopo laboriose comunicazioni telefoniche inter urbane ed un azzeccato tele gramma da parte del mio uf flcio, allarmato a sua volta, riuscì ad informarmi che ero ricercato dalla polizia. Interrotte le ferie, percorro alcune centinaia di chilometri caotici e mi presento all'autorità scusandomi per il ritardo. Il funzionario di turno, che mi conosce, mi informa di che si tratta aggiungendo che, se dipendesse solo da lui, me li consegnerebbe senz'altro quei tali foglietti, i quali, oltretutto non mi interessano affatto, ma che il « regolamento » impone che venga redatto un verbale e perciò mi prega di ripassare, essendo in quel momento occupato con un altro indiziato. Forse un ladro di polli o di biciclette, chi lo sa? Venuto il mio turno prendo posto sulla stessa sedia e, invitato, declino le mie generalità, figlio di e di, nato a, il ecc. Viene soltanto omesso il mìo titolo accademico perché, mi spiega, negli atti giudiziari non si usa. Tutto questo mentre attorno a me entrano ed escono poliziotti ed altri clienti forse acciuffati nel frattempo. Finalmente il funzionario, dopo aver pazientemente dattilografato su una scassata macchina da scrivere una pagina in triplice copia, mi invita a firmarle tutte e tre, mi consegna i foglietti ed io esco ringraziando. Nel frattempo nella stessa città di mare un altro passante aveva trovato .niente meno che il mio libretto di circolazione e l'aveva consegnato in muni¬ cipio. Di là venne spedito al municipio della mia città che, il giorno dopo, me lo mandò a casa da un « civic > senz'altra formalità che uno scambio di sorrisi, ringraziamenti e saluti cordialissimi sul pianerottolo. Arrivati a questo punto vorrei poter dare un consiglio al signor ministro dell'Interno, on. Sceiba, che da quel buon democratico che è, spero lo gradirà: di celebrare il prossimo centenario della nostra unità nazionale facendo un bel falò del regolamento attuale che sembra redatto più che altro allo scopo di terrò rizzare i sudditi di regimi su peratì e di sostituirlo con uno più consono alla nostra qualifica di cittadini che, a cento anni dall'unità, non ci dovrebbe più essere negata. In tale attesa vorrei pregare lo stesso signor Ministro di dotare senza indugio i suoi uffici di P.S. di moduli stampati così redatti: «Oggetti smarriti»: sono giacenti presso i nostri uffici i seguenti oggetti che riteniamo siano di sua proprietà. Se vuol passare a ritirarli ha tempo un mese, se no, amici come prima. dr. Angelo Ricaldone Biella, settembre.

Persone citate: Angelo Ricaldone