Le allegre notti dei nuovi capi congolesi

Le allegre notti dei nuovi capi congolesi FOLLI CAROSELLI DI MACCHINE E RAFFICHE DI MITRA PER LE VIE DI LEOPOLDVILLE Le allegre notti dei nuovi capi congolesi Ebbri d'indipendenza, hanno giubilato le vecchie mogli per ragazzine spensierate e provocanti - Ministri, alti funzionari ancor ieri manovali e piccoli impiegati, dimenticano nei night-clubs le cure del governo e continuano negli alberghi le baldorie pittoresche - I cinquemila bianchi che di giorno sembrano ancora prevalere nella capitale, al calar del sole si rinchiudono in casa lasciando ai nuovi padroni il dominio incontrastato dei quartieri (Dal nostro inviato speciale) Léopoldville, settembre. « Léopoldville fa poco Africa », è il giudizio un po' delu dei visitatori e in particolare dpi giornalisti e soprattutto dei photoreporters al loro primo arrivo in questa capitale di tredici milioni di congolesi. Si atterra in un aeroporto come N'djili che ha piste e attrezzature fra le più moderne del mondo, si corre in città su una larga e diritta strada a due cor- sie lunga ventotto chflomellillltillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillll tri, si intravedono quartieri indigeni che non hanno niente del consueto e squallido pittoresco africano, si vive nel centro degli affari dagli splendidi palazzi bianchi e dagli alberghi confortevoli o in quello residenziale fitto di ville lussuose sparse nel verde cupo della collina di Pare Hembise. In questo ambiente, la presenza di trecentocinquantamila cittadini neri si avverte poco: sono ancora i bianchi a movimentare la scena, per quanto ridotti da ventimila a cin- llllltllllllllllllllllllilllllllllllllltllllltllllllflfl quemila e rinforzati in questi giorni da qualche centinaio di funzionari Celle Nazioni Unite. Si vedono bianchi nelle aziende alle prese con problemi economici sempre più difficili, nei negozi alla ricerca di generi come il whisky sempre più rari, nelle strade e ad ogì i incontro a porsi sempre le stesse domande sulla situazione. Alle sei in punto del pomeriggio, q'uando n'I giro di pochi minuti senza nessuna sfumatura intermedia la luce opaca del giorno cède all'umida notte, la scena muta con altrettanta rapidità, Léopoldville appare davvero la capitale di tredici milioni di africani 1 bianchi si rarefanno, le poche bianche rimaste in città scompaiono, i congolesi aumentano, irrompono in centro le congolesi. Ed è forse la comparsa in pubblico, l'entrata in società della donna africana, l'elemento visivo che più colpisce in confronto a pochi mesi addietro. Era difficile vederne qualcuna al caffè, al ristorante, al cinema: ora le signore della «nuova classe* gremiscono ogni locale, siedono a lungo in fitti conversari, spendono con signorile larghezza. Centinaia di mogli si sono improvvisamente trovate con mariti passati da un giorno all'altro dalle trenta o quarantamila lire al mese che nella migliore delle ipotesi guadagnavano come boys, artigiani, manovali o impiegati di terza categoria, alle tre o quattrocentomila lire che si sono assegnati come ministri, senatori, deputati, alti funzionari pubblici, dirigenti privati. Questi personaggi hanno subito avviato un intenso e piacevole sistema di rapporti sociali, e le mogli non intendono esserne tagliate fuori, cercano di seguirli passo passo nei caffè, nei ristoranti, nei ricevimenti, nei pranzi più o meno ufficiali. Per molte di queste formose signore, l'impresa si è rivelata tutt'altro che, facile. Dal momento che stavano cambiando tutto, rompendo ogni genere di ceppi e rivendicando qualsiasi libertà, diversi nuovi leaders congolesi hanno pensato che l'indipendenza costituisce un ragione- vote motivo ' ed un'eccellente occasione per disfarsi di una vecchia moglie poco adatta al loro nuovo standard di vita, e prendersene una nuova, forse poco familiare anche lei con l'etichetta, ma in ogni caso più appetitosa e con qualche anno di meno. E ciò, si noti, senza alcuna violazione del diritto consuetudinario locale che consente il ripudio se accompagnato da un congruo indennizzo per ta famiglia della moglie. Le separazioni iti corso o alle viste sono quindi molte: capita tutti i giorni di sentirci presentare da un congolese la donna che è con lui con l'espressione « la mia compagna ». Le povere mogli hanno un bel drappeggiarsi in nuovissimi pagni, belli ma troppo tradizionali: è una battaglia disperata quella che cercano di dare alle prime congolesine di quindici o sedici anni che hanno cominciato ad infilarsi calzoni lunghi o a portare gonne alte un palmo sopra il ginocchio o a comparire — cosa incredibile fino al trenta giugno — alla piscina della Funa in inrisibili bikini. Nel nostro albergo, frequentato quasi esclusivamente dai nuovi leaders tanto da esser chiamato non col suo vero nome ma con quello di < Ncgresco », diverse di queste ragazzine svolazzano in continuità nella hall, fanno gli onori di casa nelle camere di questo o quello onorevole personaggio, .spendono con simiiattca larghezza anche se con qualche ancora non superato imbarazzo (un illustrissimo giovane, partendo il mese scorso per una missione governativa a New Yoh aveva lasciato alla sua compagna per le piccole spese scssantamila franchi, settecentocinquantamila lire: e la ragazza non abbandonava mai il pacchetto di banconote sia per poterlo mostrare orgogliosamente alle amiche sia perchè non si fidava a lasciarlo da nessuna parte, nemmeno nella cassaforte dell'albergo ). Anche queste del resto sono cose che non incontrano riprovazione nella morale indigena, e che conseguentemente vengono fatte apertamente senza alcun velo. Tornando un giorno all'albergo, vedemmo una squadra di motociclisti armati davanti all'ingresso : chiestone con molta prudenza e con qualche allarme il motivo (erano giornate di perquisizioni, percosse, vessazioni improvvise), ci fu spiegato che si trattava soltanto della scorta di un personaggio non di secondo piano, il quale stava visitando in forma privata una sua amica. Al < Negresco », scenette del genere sono frequenti, e divertenti: il solo inconveniente serio deriva, non certo da pregiudizi razziali dai quali non siamo in nessun modo afflitti, ma dalla troppa cordialità ed esuberanza di questi nuovi leaders che si abbandonano volentieri a fragorosi incontri collettivi a qualsiasi ora della notte. L'ora preferita è attorno alle due o alle tre, quando si svuotano i night clubs di Léopoldville. Le esigenze della grande capitale hanno imposto la riapertura di questi pochi locali, dopo la precipitosa chitisura di due mesi addietro; i proprietari europei sono sempre gli stessi ma sì sono associati dei congolesi, e a sostituire le vecchie entraìneuses bianche in tutti i loro compiti consueti sono state chiamate e addestrate d'urgenza ragazzine congolesi. Il tanfo, il whisky i prezzi sono un po' più intollerabili che altrove ma lo spettacolo più triste è quello di queste figlioline nere alle quali è stato spalmato senza risparmio il rossetto sulla lll|1lllllllllllllllIllllllllIIIIIIIIIIlIlll1lllltltllIIIIII faccia ed è stato insegnato a far tracannare intrugli ai clienti, africani o no, in attesa dell'uscita notturna. La percentuale di alcune malattie da cui è normalmente affetta la maggioranza della popolazione è in rapido aumento. Tutta questa massa nera, «omini e donne, corre nella notte a bordo di una quantità inverosimile di grosse e spesso lussuose automobili. Il primo pensiero dei congolesi, al primo ragguardevole nuovo stipendio, è stato ed è quello di correre a comprare una macchina; quelli che non possono, cercano di. farsela prestare e soprattutto di adoprare la macchina del proprio ufficio o società. Contro questi e analoghi abusi, si è cominciato a protestare: in un ministero abbiamo letto per raso una circolare in cui si tuona contro i violatori e si invitano genericamente tutti gli impiegati « a non portarsi a casa sia pure a titolo provvisorio macchine da senvere, mobili e suppellettili, di proprietà del popolo congolese ». Le autorità riusciranno forse ad imporsi in tutto ma non per quanto concerne le automobili: troppo forte è l'ebrezza che provano i congolesi a schiacciare l'acceleratore, sterzare all'ultimo momento, inchiodare e ripartire, sempre il più rumorosamente possibile. Per queste esibizioni, si capisce, l'ideale è la notte quando ai congolesi si uniscono non di rado militari delle Nazioni Unite che hanno chiesto al whisky un conforto al loro poco divertente soggiorno. E gli uni e gli altri fanno la gioia della polizia congolese che può abbandonare il noioso servizio di sorveglianza sia dei molti avversari politici del governo, sia degli ancor più numerosi ladri di alloggi, specie disabitati, per lanciare anche lei le sue jeeps completando il più infernale dei caroselli, una giostra in cui non si capisce più chi insegue e chi è inseguito E il giuoco diventa entusiasmante quando si può trovare un motivo per abbandonarsi a qualche libera raffica di mitra invece di limitarsi a tiastonare, sia pure con energia, gli arrestati. Alle sei del mattino, quando con altrettanta rapidità il buio afoso della notte cede nel giro di pochi minuti alla luce opaca e monotona del giorno, la scena torna quel¬ la consueta. I bianchi, e i neri che non hanno ancora fatto carriera, si alzano presto: un appuntamento di af~ fari alle sette, sette e mezzo, e cosa normale. Un po' piti tardi, sfrecciano silenziose le grandi macchine governative che portano ministri, sottosegretari, alti funzionari, dirigenti, nei loro uffici dove cominceranno grandi discussioni sui fatti del giorno; la lotta contro l'opposizione interna, la guerriglia nel Rasai, la spedizione sempre imminente contro il Katanga. Sono problemi grossi e difficili da risolvere ma al tempo stesso proprio questi problemi permettono a Lumumba ed ai suoi di galvanizzare un'opinione pubblica passando per il momento sotto silenzio gli altri, ancor più drammatici, di un paese dove il meccanismo produttivo è fermo, dove la ricchezza è apparente o retaggio di pochi, dove la quasi totalità di tredici miiioni di persone si preoccupa soltanto del suo sempre più problematico cibo quotidiano, dove per tutti è incerto il domani. Giovanni Giovanninì

Persone citate: Giovanni Giovanninì, Lumumba

Luoghi citati: Africa