Milioni di italiani lo ricordano Stroncato nel momento del successo

Milioni di italiani lo ricordano Stroncato nel momento del successo DOMENICA E' SEMPRE DOMENICA,, Milioni di italiani lo ricordano Stroncato nel momento del successo Riva aveva ottenuto notorietà e fortuna, dopo anni oscuri e tribolati: piazzista di vernici, modesto impiegato alla radio, disoccupato - Dopo la guerra interpreta le riviste di Garinei e Giovannini - Dialoghi fitti con platea e loggione: aggressivo, colorito, piacevole - Il "Musichiere,, lo rende il presentatore più popolare. Ogni sabato infondeva serenità e allegria - Era il tipico attore della commedia dell'arte - Aveva 47 anni Era un attore che sapeva parlare col pubblico: questala sua dote migliore, la più genuina, \<x più rilevante. Ce lo ricordiamo anni fa, in rivi-sta, con Riccardo Billi. Erano — quelli di allora — copioni ancora spiritosi e pepati. Ep- pure Mario Riva otteneva lamaggiore ilarità quando reci-tivi ammiccando alla platea:di solito riprendeva una battu-ta di Billi, gliela rilanciava e intanto dava un'occhiata alla gente e con quella furba occhiatina o con un piccolo gesto che poteva essere un'alzata di spalle o un rapido cenno della mano a palmo aperto, invitava il pubblico a diventar partecipe del suo giochetto co- mico. E il pubblico, divertito e > riconoscente, applaudiva. In I fondo, il suo istinto l'avrebbe ' portato ogni volta a non se guire più il testo della rivista ; ma a rivolgersi direttamente { alla platea e al loggione e a j iniziare un fitto dialogo, una ; botta e risposta arguta e im, pertinente senza esclusione di 1 colpi. Proprio per questo amaiva il cinema, lavorava ben voj lentieri per il cinema, però non si trovava a suo agio sotto i riflettori e la macchina da presa. < Non c'è il pubblico > lo sentimmo brontolare un giorno durante una posa «che volete farci? Io rendo meno». Ecco II lato simpatico di Riva: aveva bisogno del contatto j umano per scalciarsi, j-er crea|re delle macchiette, per lanciare frizzi e frecciatine, per lavorare compiutamente e bene. i1 i In effetti la sua non era una recitazione, ma un colloquio con chi gli stava attorno: e più era la folla che lo circondava e più Riva era disinvolto, aggressivo, colorito, piacevole. Studiava le.parti diligentemente, ma in fondo le odiava: si sentiva imprigionato dal filo conduttore già predisposto, dalle frasi già rigorosamente stabilite. Aveva una necessità irresistibile di improvvisare, di aggiungere qualcosa, di « dire la sua», secondo quel che gli suggeriva l'occasione imprevista o gli umori del pubblico. Era un osservatore non privo di acume e di forza umoristica: ed era difficile che queste osservazioni riuscisse a tenersele dentro: prima o poi, sulle ali del suo spiritaccio romanesco d'un'immediatezza bruciante, le buttava fuori, irresistibilmente, senza mezze misure. Era un'impresa ardua farlo star zitto. I censori lo tenevano d'occhio e anche di recente la tv stava in ansia ad ogni sua sortita: i funzionari avevano sempre paura che Mario Riva « ne dicesse una delle sue » Era nato a Roma il 26 gennaio 1913. Suo padre era il maestro Bonavolontà, un noto! autore di canzonette napole- ! tane. S'era avviato dapprima' alla carriera militare, come allievo sottufficiale dei bersa- j glieri. Poi aveva fatto il piaz- ! zista di vernici e solo nel '35] era riuscito ad, entrare timi-l damente, oscuramente nel J mondo dello spettacolo in qualità di doppiatore (con modestissimi incarichi;. Nel '38, e11 i 1111111111 i 1111111111 i 1111E 11 11111HI li 111 ! IM H 1 dopo un periodo rli disoccupazione e di 'ime, aveva lavorato alla radio: faceva il « rumorista », con paga minima. Infine era passato alla compagnia di prosa, poi a quella della rivista, sempre nell'ambito radiofonico. Fu solo nel 1950 che Riva, a fianco di Billi, si rivelò al pubblico dei teatri con « La bisarca » di Garinei e Giovannini. Nel 1951 ripete il successo, ed anzi lo accrebbe, con « Alta tensione »: e seguirono parecchie altre riviste. La fama di Riva si andava consolidando, sebbene, sino a quel momento, indissolubilmente legata a quella di Billi. Ma ecco la televisione. Ecco il grande momento, il vero lancio .per Mario Riva. La televisione si rivelò il < suo > mezzo: poteva parlare a milioni di persone, anzi, poteva addirittura entrare nelle loro case, nelle loro stanze. Era il gigantesco colloquio con il pubblico che egli aveva sempre sognato. Gli inizi non furono rosei. La rivista «La piazzetta» fu sospesa: colpa dei veli troppo trasparenti di Alba Arnova o colpa, piuttosto, delle battute troppo sferzanti del comico che non avevano risparmiato nemmeno un ministro in carica? La fortuna per Mario Riva fu < Il musichiere»: e rovesciando la proposizione, Mario Riva fu una fortuna per «Il musichiere ». La trasmissione era ben ideata e organizzata: ma si sarebbe esaurita molto prima se non ci fosse stato Riva ad animarla, a riempirla, a sorreggerla. Anche i suoi detrattori, anche quelli per cui Riva non era che un « romanaccio» strafottente, invadente e ciarliero, dovevano riconoscere la sua eccezionale abilità, il suo impegno continuo, fervido ed accanito. Diamo una rapida scorsa alle note televisive con le quali l'abbiamo seguito, di sabato in sabato, puntualmente, nelle sue esibizioni a « Il musichiere»: e ci accorgiamo che della rubrica egli era non solo il presentatore, ma il protagonista, il personaggio principale, il più dinamico, il più importante: l'abbiamo sentito cantare infinite volte, dir barzellette, poesie, ballare, saltare, correre in bicicletta, in triciclo, rotolarsi per terra, camuffarsi. E le interviste? Attori italiani e stranieri, atleti, cantanti, celebrità dello schermo: da tutti Riva sapeva ricavare qualcosa di nuovo e di divertente: e sosteneva i timidi e gli impacciati, duettando, recitando con loro, lustro, sudato, saltellante, giulivo, con la sua pancia e il suo faccione da luna piena. Ci teneva ad apparire allegro, a infondere serenità e buonumore nella gente. Dal televisore incitava a sorridere. Per questo piaceva. Piaceva per la sua aria di burlone, di uomo contento, sicuro di sé, lieto di una vita fatta di canzoni e di battute scherzose. Gli italiani gli volevano bene. Ed egli nel breve giro di un paio d'anni era divenuto popò dvddslcpllarissimo: una recente statisti-1 ca l'aveva indicato fra i per j sonaggi più « famosi » d'Italia.! Aveva l'aria d'essere felice e|forse lo era: dopo anni di at- tesa era riuscito a sfondare j clamorosamente: dopo anni di' ristrettezze finanziarie si era! creato una solida posizione: el aveva una compagna affettilo! sa, un bambino che adorava j Pensava già ad altre trasmis-1 sioni televisive di vasto richia-| mo: una nuova edizione, radi-1 calmente trasformata, de «Il musichiere», un giro del man-' do fitto di incontri e di interviste con celebrità... Era pieno di fiducia e di entusiasmo. Ma d'improvviso, al culmine del successo, la morte lo ha stroncato con beffarda brutalità; e mentre s'avviava a raccogliere i consueti applausi del pubblico, l'ha sprofondato nella nera voragine di un palco¬ scenico, come nel finale di un film o d'una commedia di cattivo gusto. Abbiamo visto foto di Riva caduto, con il viso insanguinato e un'espressione di smarrimento e di dolore. Ne abbiamo appreso la lunga, atroce agonia attraverso i bollettini medici. Sembrava tutto assurdo, tutto irreale, pareva che la tragedia non dovesse riguardare il Mario Riva della tv, fermo nel ricordo di ciascuno ad un roseo mondo di spensieratezza e di cordialità. Ora che è morto, sarebbe facile, troppo facile, dar la stura ad una retorica di circostanza. Diremo soltanto che milioni e milioni di italiani lo rimpiangeranno con vera commozione; e sentiranno, nei mesi futuri, la mancanza della sua faccia ridente e rubiconda, traboccante di ottimismo; e capiranno che dalla loro vita è uscito per sempre un caro amico. Ugo Buzzolan ! | Mario Riva come appariva sugli schermi della tv l Il figlio di Riva, Antonello, giunge all'ospedale (Tel.) 111111111 ■■ 111 ■ 111111 ■ 11111111111 ■ 111111111111111 ■ 1111111111111111111 11111 f 111111111111111111111111M11111111111 Mario Riva, poco prima della fine, sotto la tenda ad ossigeno nella clinica di Verona (Foto Aldo Moisio) Diana Dei è rimasta senza interruzione fino all'ultimo istante al capezzale di Mario Riva (Telefoto)

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