Il bigamo romano divideva la sua vita con uguale impegno fra le due mogli

Il bigamo romano divideva la sua vita con uguale impegno fra le due mogli I»a MEMalinooMMioa vicenda raaf jriwacnalale soofxos'Éa a Vèvovozmg Il bigamo romano divideva la sua vita con uguale impegno fra le due mogli Durante la settimana rimaneva con la prima sposa e i figli - Alla seconda dedicava tutto il mese delle vacanze e il pomeriggio delle domeniche - La triste commedia durava da oltre dieci anni - La salma è partita per Roma e forse sarà sottoposta ad autopsia - Non si prevedono cause penali: la seconda moglie era in buona fede (Dal nostro inviato speciale) Viverone, 31 agosto. Nessuna inchiesta sarà aperta dai carabinieri di Cavaglià, dai quali dipende anche Vivero?te, sulla complicata vicenda matrimoniale di Guglielmo , a o Volpi e Delia Zubiena, il primo di Roma e la seconda di Viverone. In realtà, ci sarebbe da parte di lui un reato di bigamia e da parte di lei un reato di concorso in bigamia, sia pure senza dolo: ma, in- nptgqtC nanzi tutto, il reato è estinto per la morte dell'uomo: inoltre entrambi risultano all'anagrafe di Roma, e l'accaduto è quindi di altra competenza territoriale. I carabinieri di Cavaglià sono soltanto intervenuti ieri a Viverone per una certa confusione nella chiesa parrocchiale, d'altronde calmatasi subito. Nella chiesa, una bara contenente la salma di Guglielmo Volpi attendeva la benedizione di rito. Accanto, in gramaglie, la sua vedova Delia Zubiena, con qualche amico di famiglia e un po' di popolo. Improvvisamente un gruppo di uomini e donne, arrivati con la corriera di Santhià, irrompe nel tempio, invocando contemporaneamente il nome del defunto con voce di pianto e inveendo contro chi si era permesso di ordinare i funerali senza chiedere prima il loro parere ed attendere il loro arrivo. Contro il pia agitato, interviene il parroco don Luigi Pozzo, invitandolo a calmarsi e a rispettare il luogo sacro con un contegno corretto. Chi è poi lui? — Io sono il genero del morto. Sono con me, i figli e le figlie. Noi veniamo da Roma, noi vogliamo portare a Roma il nostro caro estinto; senza il nostro permesso non si Coveva... — Ma —■ interrompe il parroco — c'è qui la sua vedova. — E la indica. Il gruppo si volta contemporaneamente verso la sipnora in gramaglie che pallidissima è tutta stupita e non capisce ohe cosa capita. Lei sa di non avere avuto figli da suo marito, il quale, in un precedente matrimonio, del quale era vedovo, le aveva parlato sì di due figlie ma lei non le aveva mai conosciute. — La vedova ■— esclamano t nuoui giunti, con indignazione, — non è costei. E' a Roma. Il mistero si chiarirà a funzione religiosa ultimata e, se non ci fosse di mezzo un defunto, avrebbe quasi la spas sosità di una farsa. Eccone il nocciolo in poche parole. Gu glielmo Volpi, impiegato al Poligrafico di Stato, sposa prima del Concordato con la Santa Sede, attraverso il solo rito civile e quindi senza tra¬ scrizione nei registri parrocchiali, la signorina Giovanna Graziadei che gli darà dieci figli. Egli è un ottimo marito. Versa alla moglie tutto il suo guadagno, tenendo ben poco per sé: poco più di quel che gli occorre per seguire alla domenica la partita di football. E' questa la sua passione, ed anche le sue uniche ore di libertà assoluta. Nel 1948 (o giù di li) egli conosce e corteggia la signorina Delia Zublena, guardarobiera della contessa Gawronsky, figlia del senatore Frassati. Egli ha 47 anni, lei 42. Ben presto li stringe un tenero idillio che si protrarrà per due anni, prima di concludersi con il solo matrimonio religioso. E' quanto basta, perché automaticamente esso avrà tutti gli effetti civili. Ma è un matrimonio proiettato soltanto verso il futuro, concerne più che altro la loro vecchiaia: una volta pensionati tutt'e due, vivranno insieme, preferibilmente a Viverone, la cui aria e lo squisito pesce di lago giovano tanto alla salute di lui. Nell'attesa, l'uomo le spiega che le incombenze del suo lavoro non permetteranno loro di vedersi che per poche ore del pomeriggio alla domenica, quelle ore « ufficialmente* destinate al football nei confronti dell'altro matrimonio. Naturalmente, le telefonerà ogni tanto. La donna, sentimentalmente ingenua, accetta questo € matrimonio a ore » che sarà completato dalle intere vacanze che l'uomo passerà ogni anno insieme con lei a Viverone, dove la donna ha una casetta e la mamma. La famiglia di Roma è felicissima che il capo di casa riceva tanto- bene da questo paesetto piemontese. Egli è un uomo al di sopra di ogni sospetto, ai suoi non ha mai mentito. Questo giuoco dura così cir¬ ca dieci anni, senza che nessuno s'insospettisca, che scopra la verità e butti le carte in aria. Fino a quale punto è credibilet Forse integralmente. La seconda moglie ha restituito tutto quanto può avere avuto in dono dallo scomparso, compresa la fede matrimoniale, e non intende ricorrere alla giustizia in nessun senso. E' avvilita, si capisce, ha lasciato Viverone (o non si fa vedere) ma non vuole storie. La salma di Guglielmo Volpi, superate le formalità ordinarie, i partita stamane al¬ la volta di Roma. a. a. Guglielmo Volpi e Delia Zublena, la seconda moglie, in una foto scattata a Viverone . Maria Wagi, prima moglie del Volpi (Telefoto)

Persone citate: Delia Zubiena, Delia Zublena, Durante, Frassati, Gawronsky, Giovanna Graziadei, Guglielmo Volpi, Luigi Pozzo