L'azzurro Trapè secondo al traguardo dopo una lunga fuga insieme al sovietico

L'azzurro Trapè secondo al traguardo dopo una lunga fuga insieme al sovietico Por poetai contlmotrl battuto nella volata coztcltuxtlva L'azzurro Trapè secondo al traguardo dopo una lunga fuga insieme al sovietico Il vincitore è tenente dell'Armata Rossa - Ha ventisette anni ed un « hobby », la collezione di cravatte - Già all'undicesimo passaggio era scattato credendo' di essere giunto alla fine della corsa - Al dodicesimo giro ha ripetuto la vittoriosa impresa - Il belga Van Den Berghen terzo a venti secondi dalla coppia di testa (Dal nostro inviato speciale) Roma, 30 agosto. Vittorio Kapitonov ha ventisette anni, è tenente di fanteria nell'Armata rossa, ama la musica — classica o leggera, per lui è lo stesso — e coltiva l'hobby del collezionista. In ogni Paese dove arriva fa razzia di cravatte, ne possiede ormai uno < stock > che non ha l'eguale in tutta l'Unione Sovietica. Corre anche in bicicletta, pur se il servizio militare non gli concede troppe parentesi di libertà, e la sua carriera sportiva, che dura ormai da parecchie stagioni, gli ha offerto oggi la più grossa delle soddisfazioni, oggi il tenente Kapitonov è diventato campione olimpionico nella gara individuale su strada. Successo meritato — quello dell'atleta sovietico — e non basta, per farci cambiare idea, il comprensibile disappunto per aver perso, diciamo <per colpa > sua, la possibilità di stabilire un prestigioso record assoluto, imponendoci in tutte e sei le corse previste dal programma delle manifestazioni olimpioniche di ciclismo. Al secondo posto, infatti, staccato di pochi centimetri, una mezza ruota, forse anche meno, si è piazzato l'azzurro Trapè, che ha fallito il bersaglio proprio quando i tifosi che si erano dati appuntamento sul circuito di Grottarossa, già ritenevano sicuro il trionfo flel loro « campionclno > preferito. I due — Kapitonov e Trapè — si erano messi in fuga al decimo giro ed avevano tenuto duro sino al traguardo, lo italiano aveva lavorato di più, con il miraggio del possibile trionfo sulle strade di casa, ma il russo, per un curioso equivoco, aveva sciupato ener« gie preziose, impegnandosi allo spasimo al passaggio dell'undicesimo giro. Kapitonov chissà perché s'era sbagliato a considerare la prova finita a quel punto, ed aveva sfoggiato una gran volata che l'esterrefatto Trapè proprio non arrivava a capire. Le forze, insomma, dal più al meno, dovevano essere alla pari, ed il ragazzo di Monteflascone si faceva preferire. Le sue buone doti di velocista avrebbero dovuto aver la meglio. I due comparvero lontani, la gara terminava' con un rettilineo lungo circa un chilometro, in lievissima salita. Per un po' restarono fianco a fianco, limitandosi ad accelerare la velocità, per non essere colti di sorpresa, poi Trapè ' partì con decisione all'attacco, con una tattica che cercava di essere una dimostrazione di superiorità, ed era invece una manifestazione di debolezza. L'azzurro, forse, avrebbe dovuto lasciar l'iniziativa al sovietico per scattare quindi di slancio negli ultimi metri. Tamszulcdvdsplfsqc Trapè invece continuò la sua azione disperata e restò al comando fin quasi sotto lo striscione. Il russo, però, era balzato alla controffensiva e, con un estremo colpo di pedale, lanciò la sua bicicletta di pochissimo avanti la bicicletta dell'italiano: il suo ìmpeto venne tanto in extremis che, da parte di molti giornalisti, sistemati in una tribuna stampa non certo Ideale, si ebbe l'impressione che a trionfare fosse stato l'azzurro e non il sovietico. Nulla da obiettare, comunque, successo impeccabile a coronamento di un episodio che è stato sostanzialmente l'unico dell'intera competizione, un episodio a lungo metraggio, i cui protagonisti iniziali si chiamano Van Kreuningen ed Hugens, due olandesi coraggiosi, che si sono messi in fuga fin dal primi giri. Nella loro scia, con l'andar dei chilometri, sono venuti alla ribalta parecchi altri corridori, tutti di ben scarsa importanza, ad eccezione appunto di Trapè e di Kapitonov. Ci si poteva aspettare che i tedeschi, con Schur e con Eckstein, i francesi con Lacombe, ed i belgi, con Van Den Berghen, reagissero con violenza ad un tentativo che stava diventando pericoloso. Invece i favoriti, magari fiaccati dalle mazzate del sole di questo caldissimo agosto romano, sbagliarono tattica, restando tutti insieme nell'attesa che i fuggitivi esaurissero per conto loro le riserve di slancio. Capitò che, al comando della corsa, venne a formarsi una pattuglia di tredici uomini, ancora sufficientemente forti e decisi ad insistere nel tentativo, tredici uomini con un vantaggio di un paio di minuti nei confronti del plotone, le cui « vedette > di punto in bianco furono costrette ad accorgersi che, ormai, si era fatto tardi per organizzare un contrattacco ricco di buoni risultati. Al decimo giro, Kapitonov aumentò il ritmo e restò solo, ed unicamente Trapè riuscì a coronare un breve inseguimento. Il russo e l'italiano trovarono d'incanto l'intesa e al drappello di Schur, di Eckstein, di Van Den Berghen non restò altro che acciuffare il resto dei fuggitivi, rimanendo però sempre alle spalle di Kapitonov e di Trapè. Il duello fra i due fuggitivi si chiuse come è stato detto a favore del sovietico e Van Den Berghen, Invece — a 20 secon- di — conquistò il terzo posto battendo una trentina di superstiti. L'elenco di questi superstiti è nascosto tra 1 dubbi. Un primo ordine d'arrivo ne elencava otto soltanto e concludeva malinconicamente dicendo testualmente che era « impossibile fornire altre Informazioni poiché il, giudice di arrivo le aveva rifiutate ed aveva lasciato molto presto 11 circuito». Tale ordine d'arrivo dava, per la cronaca, l'italiano Bariviera al sesto posto, e Bariviera invece si è ritirato. Nel tardo pomeriggio è saltato fuori un altro ordine d'arrivo, il quale dovrebbe, in veste ufficiale, stabilire la verità, anche se permane l'incertez¬ ztpqèItsnltcuuvfcec1 za sempresul sesto classificato: l'ultima versione infatti propende per Brock, ma a quanto pare, anche Brock non è riuscito a finire la corsa. Inutile sprecarsi in commenti. E' meglio, se mal, constatare una volta ancora il nostro bilancio e sottolinearne l'evidente attivo: in sei competizioni ciclistiche, abbiamo raccolto cinque medaglie d'oro, una medaglia d'argento ed una di bròir.so, è il caso davvero di lasciar parlare le cifre, stringendo in un unico caloroso elogio i nostri atleti e chi li ha cosi bene allenati. Capitolo a parte per gli incidenti, che, nelle Olimpiadi 1960, non mancano mai. La gara odierna ne ha registrati tre, nessuno dei quali, per buona sorte, sembra avere carattere di particolare gravità. Ro Do Chon, un coreano, ha sofferto di dolori addominali e, dopo una breve tappa al Villaggio olimpico, è stato trasportato in ospedale, dove i medici gli hanno riscontrato una gastralgia di probabile origine alimentare. Gustav Peterson — svedese — e Gueremon Demboda — abissino — sono invece caduti. Una vasta ferita al ginocchio sinistro per Peterson e la sospetta frattura della scapola sinistra per Gueremon Demboda Gigi Boccacini La conclusione in volata della gara di ciclismo individuale su strada disputata sul circuito di Grottarossa a Roma, Il oorridore russo Kapitonov (a sinistra) precide di pochi centimetri l'italiano Trapò (Telefoto)

Luoghi citati: Roma, Unione Sovietica