Timori e speranze per la pace nel mondo di Luigi Salvatorelli

Timori e speranze per la pace nel mondo Timori e speranze per la pace nel mondo ■ La condizione internazionale odierna è forse la più aggrovigliata dal 1945 in poi. La tensione è un po' dappertutto, e ci presenta conflitti locali anche sanguinosi, nel vecchio e nuovo continente. Rau-Israele, Rau - Iraq, Rau - Giordania, Cina-Tibet, Cina-India, Indonesia-Olanda, Algeria, Africa equatoriale negra, Sud Africa, Mare dei Caràibi. Due grandi urti mondiali persistono e paiono inasprirsi: democrazie occidentali e blocco sovietico, bianchi e colorati, ben sappiamo già come questi due massimi conflitti si colleghino fra loro. Perfino in seno al comunismo di scuola leninista (così bisogna dire, e non marxista) si parla ormai correntemente di un contrasto, non soltanto di idee, tra Mosca e Pekino. Contemporaneamente, assistiamo allo spettacolo delle rappresentanze sportive di ottantasei paesi — cioè, virtualmente, di tutto il globo terracqueo — che si adunano a Roma con il consenso e il concorso dei rispettivi governi, in pacifica e festosa gara. Chi ha contemplato, giovedì pomeriggio, la sfilata in perfetto ordine delle ottantasei rappresentanze, ha avuto un'idea concreta della molteplicità di tipi umani, di costumi, di gesti: molteplicità che pur si fondeva in unità morale ed estetica. Perfino all'interno di parecchie squadre, spiccavano le diversità antropologiche, nel comune passo di marcia scandito dalla musica delle bande olimpiche. * * Il maggior numero di quei conflitti locali sopra accennati hanno carattere cronico e « decorso benigno », non escludente il pericolo di infezioni — e in ogni caso, conferente all'aria internazionale una graveolente pesantezza —, ma senza pericolo prossimo di esplosioni. Per fare un esempio, nonostante la propaganda bellicosa e sovversiva del Cairo, non c'è preannunzio di guerra fra la Rau e l'Iraq, o l'Iran. Ancor meno si può ritrovare nello stolto gesto del dittatore Sukarno, che ha rotto bruscamente le relazioni diplomatiche con l'Aja, il prodromo di una guerra fra Indonesia e Olanda. Diversa è la fisionomia dei due conflitti congolese e cubano, coinvolgenti la politica dei due «grossissimi», Urss e Usa, e rientranti, così intrecciati, nel quadro di quei due massimi conflitti mondiali sopraricordati. Per il Congo, è stato lo stesso Hammarskjoeld — non ostante tutta la sua calma e l'equilibrio di nordico scandinavo — a suonare l'allarme. Per quel che ri' guarda Cuba, sarebbe imprudenza grave prendere per semplici fanfaronate le parole, i gesti, gli intrighi di Castro, demagogo squilibrato se altri mai, misto di nazifascismo e di comunismo, ma favorito sia dalla poli' tica di Kruscev (suo più immediato maestro), sia dal fondo di sovversivismo insito in certe condizioni economico-sociali di gran parte dell'America Latina, delle quali sarebbe ora si rendesse meglio conto l'Osa (Organizzazione degli Stati americani), e più particolarmente gli Usa da una parte, gli Stati dell'Abc ( Argentina, Brasile, Cile) dall'altra. Il doppio conflitto cubano-congolese ha procurato momenti di fiato sospeso anche a' calmi osservatori della realtà quotidiana. Tuttavia, passando i giorni e le settimane, anch'esso sta assumendo carattere cronico, così da far apparire improbabili esplosioni prossime, non inevitabili quelle più lontane. Purché, naturalmente, si preveda e si provveda dagli stati e dagli enti interstatali adatti a ciò. Ebbene, proprio nei riguardi di codesto « purché », su cui non si insisterà mai abbastanza, è lecita qualche positiva constatazione. I due focolai d'incendio sono circoscritti, e si è sulla buona via per impedir loro definitivamente di allargarsi. Per quanto riguarda Cuba, prezioso è l'intervento dell'Osa da cui sono da attendere non misure immediate di ostilità contro Ca stro, ma precisi ammoni menti contro le sue tendenze — e forse, più ancora che sue, di coloro" che gli stanno accanto, e hanno l'aria di tirare i fili — anti americane e filorusse. Oc corre che gli ammonimenti sfpgnd siano accompagnati da una ferma ed espressa volontà di prendere i provvedimenti panamericani necessari, ove gli ammonimenti stessi non siano ascoltati. Responsabilità primaria avranno in ciò quei governi che più facilmente indulgono in critiche, anche giustificate, alla politica statunitense. Per quanto riguarda il Congo, nonostante l'apparente aggravarsi della situazione specialmente nel Katanga e nel Kasai, le Nazioni Unite, seguendo la linea direttiva di Hammarskjoeld, hanno fatto e fanno veramente politica costruttiva (a cui solo occorre aumentare i mezzi), di portata internazionale. In questa opera costruttiva esse si sono incontrate con i migliori e più autorevoli politici afroasiatici : -un fatto, questo, di cui non occorre sottolineare l'importanza. Non solo Lumumba ha dovuto battere in ritirata, ma lo stesso Kruscev. La serie degli scacchi da questo subiti (non solo per il Congo, ma anche per Cuba) dovrebbero persuaderlo che, se egli crede di consolidare il suo prestigio, nella lotta di influenza con Pekino, dando colpi nelle costole degli occidentali — e addirittura attaccando le Nazioni Unite — rischia invece di perderlo definitivamente. * * E' ben noto come l'idea del barone De Coubertin, nel promuovere ed organizzare le nuove Olimpiadi, fosse che, come le Olimpiadi antiche avevano servito a formare la coscienza unitaria greca al disopra delle divisioni di stirpi, di contrade, di città, così le nuove prò muovessero, al disopra delle divisioni" e competizioni nazionali, l'unità della coscien za umana. Ebbene, nonostante le due guerre mondiali e lo spettro di, una terza, nonostante quei due grandi contrasti mondiali d'oggi di cui ab biamo parlato, c'è stato e c'è effettivamente un prò gresso nell'unità della co scienza umana. Mai si sono avuti tanti nazionalismi nel mondo quanti oggi: ogni giorno ci reca l'annuncio di un nuovo stato, che chiede l'ingresso alle N. U. Ma neppure mai c'è stata tanta co¬ municazione di beni materiili e morali, tanta affinità di obiettivi e di propositi, tanta convergenza in certi principi fondamentali, cui rendono quotidianamente omaggio verbale anche coloro che li violano. E gli ultimi episodi alle N.U. hanno mostrato come una simile convergenza sia capace di passare dall'idea al fatto, isolando i politici agitati e sovvertitori. Se questa constatazione è esatta, deponiamola come omaggio supremo- sulla tomba di Pierre de Coubertin, che seppe comprendere e realizzare il valore primario dei naturali rapporti e delle libere collaborazioni fra i popoli più diversi, pur conservando ciascuno il fondamento della propria personalità nazionale. Luigi Salvatorelli

Persone citate: De Coubertin, Hammarskjoeld, Kruscev, Lumumba, Pierre De Coubertin, Sukarno, Timori