Il settantenne Percy Cerutty, oriundo milanese allena a passo di corsa l'asso australiano Elliott di Gino Nebiolo

Il settantenne Percy Cerutty, oriundo milanese allena a passo di corsa l'asso australiano Elliott Il settantenne Percy Cerutty, oriundo milanese allena a passo di corsa l'asso australiano Elliott Il famoso fondista, favorito per la gara dei 1500 metri, ha portato con sé la moglie Anna che attende il secondo figlio - La strana figura del vecchio " trainer „ che afferma di saper creare un campione di atletica con un solo anno di preparazione (Dal nostro inviato speciale) Roma, 23 . agosto. Sfondo, muso di faina, alto e magrissimo, levriero di classe, l'australiano Herbert Elliott guizza sulla terra battuta della Farnesina e rallenta solo quando, compiuto un giro di pista, passa davanti alla tribuna. Ogni volta la scena si ripete fedelmente: Herb volge il capo e sorride a una ragazza con le guance punteggiate di efelidi; la ragazza che è sua moglie — si alza in piedi e gli grida qualche parola di saluto, con un tale impeto che si direbbe non lo veda da mesi. Il fatto è che gliela lasciano vedere, come avviene per i carcerati, secondo orari precisi e avari, di tanto in tanto e noti tutti i giorni, e sempre a una certa distanza. Temono che la sposa lo distragga, negli allenamenti e fuori. Elliott, due anni fa, fu il primo uomo a correre il miglio in menr di 4 minuti, è il record- man mondiale dei 1500 metri (S'S6"J ed il quasi sicuro vincitore di questa gara olimpionica. ' - Pure sapendo che la moglie avrebbe dovuto tenersi alla larga, se l'è portata appresso perché aspetta un secondo bambino; e si accontenta di lanciarle occhiate da collegiale. Sa che avrà di fronte una ventina, almeno, di avversari di poco inferiori a lui, decisi a distruggere il suo mito. Un tipo — piuttosto raro — di. autentico atleta dilettante: considera le Olimpiadi e lo sport un passatempo, della gloria che potrà derivargli non sembra gliene importi molto. Si prepara duramente, all'alba è già in un bosco alle porte di Roma, nel pomeriggio è nello stadio, ma soprattutto pensa ad Anna, la sposina, al figlio nato e a quello che deve nascere, agli studi dell'Università di Melbourne, al corso di specializzazione che farà a Cambridge, alla carriera di in- gegnere petrolifero che ha scelto. Ha appena ventidue anni. Il barone De Coubertin, quando escogitò le Olimpiadi moderne, doveva avere nella mente uomini della natura di Elliott. E' il piti forte atleta dell'Australia e tra i migliori del mondo nelle corse di mezzofondo, 10 ammettono senza invidie i suoi stessi colleghi Albert Thomas (che gli sarà rivale nei 1500 metri) e William Power, che correrà invece i cinque e i diecimila metri): dicono che Herb potrebbe vincere, se lo volesse, tutte le medaglie d'oro, dai 1500 alla Maratona, nelle lunghe, scarne gambe e nel torace simile a un mantice da fabbroferraio, racchiude una resistenza mostruosa. Pratica lo sport alla maniera primitiva, ritiene dei decadenti gli atleti razionali e troppo civilizzati e chi gli ha insegnato queste cose, insieme al prodigioso modo di volare in pista, è un vecchietto dal nome italiano di Cerutti, che l'anagrafe australiana ha trasformato in Cerutty, una specie di artigiano che fabbrica campioni. Se la tenera ^toglie di Elliott non può avvicinare il marito fino alla conclusione delle Olimpiadi, per motivi tecnici Pcrcy Cerutty lo segue ad ogni passo: è lui che ha inventato c costruito Elliott. Incontriamo Cerutty sul prato della Farnesina: è a torso nudo, pantaloni lunghi di un antico doppio petto, piedi scalzi. Segaligno, baffi bianchi e pizzctto alla moschetticra, faccia bruciata dal sole, ha qualche cosa del fachiro. Tien d'occhio 11 suo allievo, c, iniunto, dà dimostrazioni ai giornalisti di come ci si deve comportare in una corsa. E' vicino ormai ai settant'anni, ma scatta fulmineo, muove le braccia muli nandole al vento, soffia, solle va armonicamente le ginocchia all'altezza del ventre. Venuto a Roma a proprie spese per assistere i suoi prodotti, questo diabolico italoaustraliano, nipote di un fattorino milanese trapiantato a cento chilometri da Melbourne, è assiomatico. Dice: « Datemi un ragazzo qualunque, che non sia uno stupido, e nel giro di sci mesi gli regalo la soddisfazione di diventare un vero atle ta, tn un anno lo trasformo in un portento ». Forse esagera. D'allenatore dei velocisti azzurri. Elio Ragni, che lo ascolta, scuote la testa e mormora che Cerutty è un fanatico; ma se sono i risultati che contano, basterebbe sfogliare l'elenco degli atleti « canguri » allenati dal vegliardo (Elliott, Poiocr, Blue, Thomas, Frccman: gente tutta temibile) par dargli un po' di ragiono. Cerutty ha l'aria di un medi cono, di quei « settimini » che nei nostri paesi delle colline, con unguenti c pozioni, guariscono ogni malattia, o promettono di guarirla. Il suo ideale sarebbe l'atleta feroce, come un animale delle foreste o un cavernicolo di Ncaìidcrthal. Gli piace dare spettacolo ed è famoso fra i grandi trainers internazionali non soltanto per la c%a tecnica rivoluzionaria, ma anche per quel modo clownesco di agitarsi. Gli rivolgiamo una domanda e risponde cantando < O sole mio », per dimostrarci la sua simpatia e la bontà delle sue corde vocali. Gli chiediamo come ha fatto a scoprire Elliott e dice che è stato Elliott ad avere scoperto Cerutty. Lo preghiamo di rivelare i suoi segreti di stre gonc dell'atletica e si butta a terra in un perfetto salto mortale. Era impiegato, molti anni fa, in un'azienda telefonica nella capitale australiana quando capì che il suo mestiere era ben altro. Aprì una casa per argsc apprendisti sportivi a Villa Ceres, in riva al mare. Di costringe a vivere come monaci, li sottopone a fatiche massacranti, li fa dormire su < castelli > come s'usa sulle navi. « Mi arrivano denutriti, poveri in canna, io li prendo tali e quali, pure se non hanno nulla di atletico. Elliott l'ho ospitato che avena diciassette anni, sei mesi dopo era un fuoriclasse. D'ho fatto correre, come i suoi compagni, sulle dune di sabbia e badavo che i piedi affondassero, che lo sforzo fosse davvero insopportabile. Tutti sono capaci di correre sul piano; io, i miei, li obbligo a correre in salita e in discesa, e mentre vanno voglio che cantino a squarciagola, perchè il torace si dilati, i }>olmoni si distendano. Da sera, li caccio via se non mi sollevano pesi, ottanta, cento chili di slancio ». Mentre parla, salta, rotola, si acarczza il corto pizzo, si palpa i muscoli settuagenari e li esibisce al pubblico. Poi le¬ va lo sguardo su una ragazza in tuta azzurra, l'italiana Detizia Bertoni, che gareggerà negli 80 ostacoli e nella staffetta 4x100. Gli piace lo stile e la scioltezza della bella bruna. Poi chiede se nello stadio c'è anche, a provare, Giusi Dconc, la nostra migliore scattista, che giorni addietro a Coblenza ha compiuto i 100 metri in 11"4, un decimo di secondo meno del record mondiale. Forse Cerutty vorrebbe vederla correre. Ma, arrivata a Roma in aereo con le compagne, la torinese è subito ripartita per Torino. L'aspettava un incarico importante: col fidanzato dott. Paoletta andrà in chiesa ed in municipio pelle pubblicazioni di matrimonio. Finite le Olimpiadi, Giusi si sposerà. E se ai Giuochi, dove è tra le favorite, riuscirà a guadagnare una medaglia, quello sarà il suo dono nuziale più gradito. Gino Nebiolo L'australiano Elliott col suo allenatore Percy Cerutty

Persone citate: Albert Thomas, Bertoni, Cerutti, De Coubertin, Elio Ragni, Giusi Dconc, Herbert Elliott, Percy Cerutty, William Power

Luoghi citati: Australia, Cambridge, Coblenza, Melbourne, Roma, Torino