Si la apre domani a Venezia XXI Mostra del cinema

Si la apre domani a Venezia XXI Mostra del cinema Si la apre domani a Venezia XXI Mostra del cinema Le difficoltà: il fatto di venire ultima nell'annata si va facendo sempre più pesante per la decana delle sagre cinematografiche -1 film in gara sono quattordici, di cui quattro italiani - Sezioni informative, retrospettive e culturali daranno lustro e interesse al Festival - Arrivano al Lido le prime dive; Rosanna Schiaffino fa gli onori di casa (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 22 agosto. Eccoci alla decana delle sagre cinematografiche dell'anno: la Mostra di Venezia. Per la quale il privilegio di venire ultima, a corollario di Cannes, Berlino, Porretta, San Sebastiano, Karlovy Vary e LoCarno (per tacere d'una pleiade di festivalinl occasionali), si va facendo sempre più pesante, di mano in mano che vengono a scarseggiare sul mercato i prodotti d'eccellenza e che chi prima arriva meglio compra. Ove si pensi che nell'ordine delle esibizioni chi vien dopo è tradizionalmente tenuto a superare chi venne prima, non si potrebbe negare che la Mostra del Lido venga a trovarsi iti isvantaggio, dovendo dare il meglio nelle condizioni meno adatte. E d'altra parte codesto handicap attesta la sua nobiltà di sangue ed è tutto quello che le rimane, congiuntamente al nome di « mostra », del suo antico prestigio di priorità e solitudine. Su queste difficoltà congenite, questa edizione qui, la ventunesima, se ne è aggiunta di acquisite. Come tutti sanno, essa ha avuto una gestazione cosi travagliata che da molti si è temuto la creatura non arrivasse a vedere la luce. Vero fulmine a ciel sereno, la nomina di Emilio Lonero a direttore della Mostra in sostituzione di Floris Ammannati, apparve un provvedimento tanto gratuito quanto intempestivo. Intanto, sotto la tempesta, tetragono a una cascata di dimissioni che gli andava facendo il vuoto intorno, il Lonero portava in porto (vedremo presto se bene o male), la sua navicella. Ma questa è cronaca passata. Gli uomini non si giudicano dalle loro proiessioni o intenzioni, ma dalle opere: soltanto da domani in poi, per i quindici giorni che durerà la Mostra, sapremo che cosa veramente pensare del « caso Lonero ». In mezzo a tanti tonfi, la formula non è stata toccata. E' ancora quella che ha fatto complessivamente buona prova durante quattro edizioni: quattordici film, non uno di più, non uno di meno, sottoposti al vaglio di una commissione di accettazione. Con tutti i suoi inconvenienti e pericoli (un numero così esiguo di opere non concede punto margine alle cadute), tale formula è quella per cui Venezia può ancora guardare platonicamente dall'alto Cannes e altre fiere cinematografiche ispirate a criteri inflaziorlistici. Nel cartellone l'Italia si è ritagliata una parte leonina. Se già l'anno scorso tre film italiani su quattordici parvero troppi, che cosa diremo quest'anno che sono quattro? Delle due l'ima: o abbiamo dimenticato che uno dei primi doveri del padrone di casa è la discrezione, o attesa la floridezza delle nostre cose cinematografiche non si poteva fare altrimenti. Naturalmente ci auguriamo che sia vera la seconda ipotesi. A prima vista, tutti e quattro i nostri film appaiono interessanti. Se fiocco e i suoi fratelli è raccomandato dall'autorità d'un regista quale Luchino Visconti, non meno atteso è il primo film a soggetto e a lungometraggio del giovane Florestano Vancini (La lunga notte del '43), di cui il Museo del Cinema di Torino presentò nel maggio scorso due pregevoli documentari a colori. Affermatosi qui a Venezia con Gii sbandati, un altro giovane, Francesco Maselli, presenterà / delfini. Antonio Pietrangelo autore del Sole negli occhi, compie la quaterna italiana con Adua e le compagne. La partecipazione straniera prende lustro: dalla Francia, con l'ultimo film di André Cayàtte (vincitore del « Leone d'oro » 1050 con Justice est /aite), Le passage du Rhin, nel quale il tema della libertà e dell'amore s'intreccia a quello dei rapporti tra francesi e tedeschi nel periodo della «dròle de guerre », con Le voyage en ballon di Albert Lamorisse e Un, deux, trois, quatte di Terence Young che aprirà domani sera, « fuori concorso », la rassegna; dagli americani The apartment di Billy Wilder e Pollyanna di David Swift che, « fuori concorso », chiuderà la Mostra; dal film russo di Vengherov, dal giapponese di Masaki Kobayashi e dall'inglese di Ronald Neame. Fra le cosiddette cinematografie minori fanno spicco la » superproduzione » polacca / cavalieri dell'ordine teutonico di Alexander Ford (tratto dal romanzo di Sienkiewicz, il film è volto a celebrare il millenario dello Stato polacco), il jugoslavo La guerra di V. Bulacic, il cecoslovacco La colomba bianca di F. Vlacil, il tedesco II racconto degli scacchi di Gerd Oswald. Ancora prima che la Mostra sia cominciata è già qualche seme d'irritazione (i giapponesi temono incidenti con i russi, i cèchi non sono soddisfatti del film che è stato scelto a rappresentarli); per modo che anche l'incidente diplomatico, questo elemento della fortu na dei festival, non dovrebbe mancare. Un po' smilza al centro, la Mostra del Lido è florida nei fianchi; giacché anche quest'anno sarà integrata da una « sezione informativa » e da una < sezione retrospettiva » più una « sezione culturale », le quali toglieranno la voglia di vedere film a chi non si contentasse dei quattordici in gara. La prima, destinata a proiettare opere già presentate in .altri festival, ospiterà, oltre a Ben-Hur di W. Wyler, il cecoslovacco Principio superiore di J. Kejcick, il greco Jamais la dimanche di J. Dassin, il sovietico Leili e Medinun di Berensazeva e Valmat-Zade, lo spagnolo Lazzarillo de Tormes di C. Ardavin, e gli americani Shadows di J. Cassavetes e Pay or die di R. Wilson. Vi sarà inoltre un « omaggio » a Bresson con le proiezioni del Journal d'un cure de campagne, Un condamné à mort s'est echappc e l'ancora inedito per l'Italia Pick pocket. La « sezione culturale » comprende due pezzi illustri: Il dittatore di Chaplin, e l'ultimo film di Einsenstein, nuovo anch'esso per noi, La congiura dei Boiardi. La « retrospettiva » sarà dedicata: al patriarca David W. Griffith (periodo dal 1913 al 1922), al film di guerra e a un ricordo del regista francese Jean Grémillon. Intanto che il Lido va visibilmente prendendo l'aspetto d'una mècca cinematografica, e già sciamano, prime ad arrivare, ultime a partire, le cosiddette stelline, si annunciano da parecchie capitali importanti arrivi: gli americani Billy Wilder, Jack Lemmon e Shirley MacLaine^el'inglesi Alee Guinness e Ronald Neame; la coppia franco-greca Jules DassinMelina Merccluri, e l'attrice italiana Rosanna Schiaffino, reduce delle fatiche di Tesec contro il Minotauro, Sarà le; l'Arianna che mercoledì sera introdurrà il pubblico nel labirinto della XXI Mostra d'arte cinematografica di Venezia Leo Pestelli