Nammarskjoeld in volo per riferire all'Onu Lumumba proclama la legge marziale nel Congo di Giovanni Giovannini

Nammarskjoeld in volo per riferire all'Onu Lumumba proclama la legge marziale nel Congo JVnove inquietudini per I» questiono del Kaiango. Nammarskjoeld in volo per riferire all'Onu Lumumba proclama la legge marziale nel Congo Per sei mesi il provvedimento - Il Primo ministro negro accusa il Segretario delle N.U. di favorire i secessionisti, che dispongono anche di aerei militari - Nessun potere delle truppe internazionali negli affari interni del Paese - Rapido sgombero di truppe belghe (Dal nostro .inviato speciale) ' Elisabeth ville, 16 "agósto. Solo una certa prudenza professionale ci aveva indotti ieri a definire semplicemente « improbo* il compito che Hammarskjoeld si era assunto di ridurre Lumumba alla ragione. In nottata giungeva anche ad Elisabethville la notizia della rottura fra il segretario generale dell'Onu e il capo del governo congolese, della partenza di Hammarskjoeld' per New York, di una quarta ed inattesa convocazione del Consiglio di Sicurezza. Nella precedente ritinione della settimana scorsa il Consiglio aveva rinnovato a Hammarskjoeld il mandato di far affluire le forze del corpo internazionale anche nel Katanga e di ottenere lo sgombero progressivo e rapido dei belgi dalla stessa provincia. Sia l'uria che l'altra operazione, dopo la breve visita di Hammarskjoeld ad Elisabethville sono ora effettivamente in corso. Entro poche ore l'intero Katanga sarà presidiato da quattromila svedesi, marocchini, irlandesi, etiopici, sudanesi e senegalesi del Mali; entro pochi giorni l'ultimo soldato delle forze metropolitane belghe avrà lasciato la provincia, base militare di Kamina compresa. La prima euforia a Léopoldville all'annuncio di queste decisioni lasciava ben presto il posto ad una rabbiosa reazio¬ ne quando si poteva constata: re che, tanche partendo i bèlgi ed arrivando il corpo internazionale, lo stato-provincia del Katanga, per quanto in nessun modo giuridicamente riconosciuto da nessuno, rimaneva in piedi più che mai, col diritto a forze di polizia armata alla sua frontiera e all'interno. Inutilmente a Léopoldville Hammarskjoeld ha ripetuto ieri quanto per due giorni aveva ribadito ad Elisabethville, che cioè l'Onu ha il dovere di astenersi da qualsiasi ingerenza nelle lotte politiche locali: Lumumba ha risposto alla sua maniera, col più aspro attacco alla persona del mediatore dell'Onu, accusandolo di < interpretazione equivoca delle decisioni del Consiglio di Sicurezza e di collusione con i belgi e con Tscho-mbe>. Soprattutto per questa impostazione Hammarskjoeld non poteva che interrompere ogni contatto col capo del governo congolese e ripresentarsi al Consiglio; soprattutto ne', porre in questi termini una questione di fiducia sulla persona del segretario generale, Lumumba sembra oggi battuto in partenza davanti all'esecutivo delle Nazioni Unite. Ma anche i suoi argomenti polemici suonano offensivi e difficilmente accettabili: la richiesta dell'invio in Congo di una commissione di quattordici paesi tutti afro-asiatici, la discriminazione in seno alle truppe Onu tra soldati bianchi, dei quali si esige il ritiro immediato, e soldati africani dai quali soltanto dovrebbe essere costituito il nuovo corpo. Per quanto si tratti del governo legittimo di Léopoldville, non s: vede come il Consiglio di Sicurezza possa accedere a queste richieste dopo aver costantemente ribadito la sua non ingerenza negli affari interni congolesi. Fin da questo momento però Lumumba è pronto ad andare oltre il Consiglio, facendo appello diretto ai suoi amici afroasiatici per portare la questione all'Assemblea stessa dell'Onu, dove la diversa composizione di forze gli permette quanto meno di sperare in diversi e discordi schieramenti degli ottantadue paesi. Più aumentano le sue difficoltà, più l'esplosivo capo del governo giuoca il tutto per tutto sia sullo scacchiere mondiale, incurante dei rischi generali, sia in Congo dove per la prima volta all'eccitazione contro i belgi e gli europei in genere si aggiunge quella estremamente pericolosa contro le Nazioni Unite come blocco. Lumumba è arrivato al punto di procedere lui stesso, insieme al suo capo di stato maggiore Lundula, all'arresto di un cittadino belga, invitando gli ufficiali dell'Onu presenti a « non mettere il naso negli affari congolesi». Il belga era accusato di spionaggio, un'accusa che risuona sempre più 'frequente a Leo- poldville, creando un'atmosfera tesa. Quello che rende più furibondo Lumumba è il fatto di non poter aver la meglio, da solo a solo, sul Katanga. In un paese immenso come il Congo, con una sola linea di comunicazione fluviale prima e ferroviaria poi che per di più corre attraverso una provincia come il Kasai dove già infuria una atroce guerra tribale, egli non può portare i suoi pochi armati contro la provincia ribelle se non con aerei che non ha. E alla frontiera troverebbe il piccolo ma efficiente esercito che Tschombe sta mettendo insieme, completamente motorizzato e persino, abbiamo appreso oggi, con otto aeroplani militari. Per lo stesso motivo, anche una più probabile insurrezione a suo favore nell'Alto Katanga dove i suoi fedeli sono un po' più forti, sarebbe presto repressa. L'ipotesi più grave si avvererebbe se davvero paesi come la Guinea o il Ghana intervenissero militarmente in suo favore. Personalità rhodesiane da noi avvicinate in questi giorni hanno concordato nel ritenere quanto mai improbabile tale eventualità: se però dovesse avverarsi — questa la opinione diffusa da una parte e dall'altra di questa frontieva — i trentacinquemiia uomini dell'esercito rhodesiano, già mobilitati in occasione dei recenti disordini, marcerebbero immediatamente in aiuto del Katanga. Inutile sottolineare la gravità di questi non impossibili sviluppi, l'eventualità di una guerra totale e di un caos in tutta l'Africa nera. A{le nostre domande su questo tema, Tschombe ha rifiutato oggi di dare risposta alcuna; a chi invece gli riferiva voci su arruolamenti di singoli volontari nelle forze di Lumumba, ha risposto subito: « Siamo pronti anche noi >. E anche in questa ipotesi di una corsa al reclutamento di < legioni straniero >, le prospettive generali rimarrebbero inquietanti. In un quadro così fosco l'unico elemento consolante rimane proprio la gravità dei possibili sviluppi per tutto il mondo, la convinzione o almeno la speranza che le grandi potenze alle quali più o meno velatamente si appoggiano le varie fazioni congolesi, non abbiano nessuna intenzione di rischiare il peggio e che quindi agiscano decisamente sui loro protetti affinché non spingano il giuoco oltre un certo limite. Dal Congo lasciato a se stesto non ci si può attendere oggi una parola di moderazione; da questo caotico e turbolento palcoscenico, ci si può aspettare domani qualsiasi colpo di scena. Giovanni Giovannini L'ii dii