Unità europea di Luigi Salvatorelli

Unità europea Unità europea La visita di Macmillan al Cancelliere tedesco non ha fatto mettere in giro voci così assurde come quelle che si poterono sentire per l'incontro Adenauer-De Gaulle, quando ci fu chi fantasticò di una nuova organizzazione dell'Europa dei sei sotto una direzione dualistica franco-tedesca, con esclusione dell'Inghilterra e posizione di « terza forza » rispetto a Usa e Urss. Possiamo ritenere accertato che Adenauer andò a Rambouillet, e ne tornò, in disposizioni antitetiche a quelle che gli erano state prestate nei riguardi dell'Inghilterra; e che egli non dovè compiere la fatica di distogliere De Gaulle da idee che questi non poteva avere avuto mai. Di fronte alla politica che il governo sovietico conduce, almeno dal fallimento del vertice in poi* e in queste ultime settimane più intensamente che mai, pensare a raggruppamenti politici europei continentali, con esclusione dell'Inghilterra e distanziamento dall'America, sarebbe pura follia. Mai come adesso la integrale solidarietà atlantica si è imposta' come una necessità di sopravvivenza, non solo nostra, ma di tutto il mondo libero. Codesta solidarietà è il pilastro centrale di resistenza per il mantenimento della pace e di un minimo di ordine internazionale. Vero è, invece, che il rapporto fra l'Inghilterra e i sei della Cee è all'ordine del giorno; e possiamo esser sicuri che esso è stato il tema principale dei colloqui di Rambouillet, mentre adesso ciò risulta per i colloqui di Bonn dal comunicato ufficiale. Possiamo anche esser certi che il téma è stato esaminato in ambedue i casi non isolatamente, come rapporto fra un gruppo di Stati europeo - continentali e la Gran Bretagna, ma in un quadro generale successivamente più ampio: Alleanza atlantica, posizione reciproca attuale fra questa è il blocco sovietico, situazione intemazionale mondiale. E per dire la verità, io non ho mai compreso come si possa discutere sul serio, oggi, di Mercato comune e di area di libero commercio, di Cee e di Efta, di rapporti, combinazioni e fusioni ira i due enti, di integrazione europea con o senza Inghilterra, senza aver l'occhio fisso a quei più larghi cerchi che includono il nostro destino: di noi europei, atlantici, o semplicemente uomini. Vediamo, adesso, che dello stesso parere sono Macmillan e Adenauer. Mi è sempre parso un anacronismo assurdo — ma non innocuo — voler trattare di integrazione dei sei guardando indietro, di più che mille anni, all'Europa di Carlo Magno. Dicendo questo, prescindo da ogni motivo polemico antitedesco, o anche antifrancese, che sarebbero altrettanto anacronistici. Ma non vedo neppure come si possa accettare quale criterio primario, o addirittura unico, l'utilità di creare in Europa continentale una nuova grande potenza, tale da non sfigurare troppo accanto alle due potenze mondiali. Per lo stesso motivo, non posso credere che De Gaulle — apparso sempre capace di vedere le questioni fondamentali e di impostarle in termini risolutivi — abbia preso quale suo criterio direttivo quello di portare la Francia alla direzione dell'Europa continentale. Il fatto fondamentale, « esistenziale », per l'Europa e per il mondo, è la divisione e contrapposizione dei due blocchi. L'altro massimo fenomeno, della formazione rapidissima in stati nazionali dei popoli extraeuropei ed ex-coloniali, è indubbiamente più grandioso, più organico, più duraturo del primo. Ma intanto, allo stato delle cose, esso è dominato, inquadrato (verrebbe voglia di dire: assorbito) dal primo. Perché il superamento definitivo del colonialismo si compia senza scosse catastrofiche oggi, senza arresti di sviluppo e fallimenti precoci domani, occorre, non la coesistenza competitiva di Kruscev, ma la convivenza collaboratrice degli Stati già esistenti, a cominciare dai maggiori: fra tutte le deviazioni politiche e morali del comunismo sovietico, nessuna si è rivelata peggiore dello sfruttamento da esso fatto del movimento di libera. zione e nazionalizzazione dei popoli ex-coloniali. Il cattivo genio sovietico ha fatto di un fenomeno di crescita organica, di efflorescenza di vipzlttmctdlrpUelivgpmgaLgaslfeblnrsccbldrnmP vita, uno strumento di lotta internazionale, di contrapposizione di popoli e di razze, di dilacerazione mondiale, una fucina di ricatti contro i governi occidentali:,il tutto per il trionfo del comunismo su quello che essi chiamano capitalismo, mentre è semplicemente il mondo libero, la civiltà umana. Il quadro naturale, per l'opera collaboratrice e direttiva a prò dei nuovi popoli, è quello delle Nazioni Unite. Ma le Nazioni Unite erano già disunite, quando l'afflusso dei nuovi Stati è incominciato; e lo sono divenute ancora di più in seguito a tale affluenza. Gruppo atlantico; gruppo panamericano; gruppo sovietico; gruppo panarabo; gruppo afro-asiatico, e via dicendo. La moltiplicazione degli aggruppamenti non ha avviato alla concordia, ma ha accresciuto la discordia. Il gruppo atlantico è quello che riunisce le maggiori forze materiali e le migliori energie morali. Esso potrebbe formare il nucleo centrale di ordinamento, di organizzazione volontaria e libera per gli altri. Ma il nucleo sovietico si erige in ógni occasione contro a lui; istiga contro di lui quelli panarabo e afro-asiatico; e adesso lavora a formarsi una base di sovvertiménto nell'America latina. In tale situazione, la solidità morale, la solidarietà politica, la forza materiale del gruppo atlan¬ tmsgdoaElCpos«mgnrcehcisnduffop■ IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIllllilUlllllllllllHIIt tico formano il fondamento maggiore per la pace e la salvezza del mondo. Al mantenimento e miglioramento di codesta solidarietà atlantica vanno subordinati interessi, progetti, aggruppamenti particolari. Ecco la bussola, la stella polare per le discussioni su Cee, Efta, parlamento europeo, integrazione europea e ogni altro argomento simile. « Extra ecclesiam nulla salus» : intendendosi qui per « chiesa » — non impropriamente, avuto soprattutto riguardo a quella delle origini — la concordia degli spiriti entro la maggiore associazione di popoli liberi oggi esistente. Luigi Salvatorelli

Persone citate: Adenauer, De Gaulle, Kruscev, Macmillan