La drammatica notte di attesa ad Elisabethville di Giovanni Giovannini

La drammatica notte di attesa ad Elisabethville La drammatica notte di attesa ad Elisabethville a l i , ¬ (Dal nostro inviato speciale) Elisabethville, 9 agosto. L'annuncio che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva fatto propria la mozione della Tunisia e di Ceylon per uno sgombero « immediato » delle truppe belghe dal Katanga e per l'entrata delle forze internazionali in questa provincia, è giunto stamane come una doccia gelata per gli uomini del governo di Elisabethville e per i loro amici europei. Dopo il successo di sabato scorso, i katanghesi hanno sperato e creduto fino all'ultimo momento che il dibattito all'Onu dovesse trasferirsi dal Consiglio all'Assemblea, dando a loro il tempo di rafforzare il giovane Stato, e soprattutto » reparti armati. Il risveglio (metaforico: in realtà Tschombe e i suoi hanno vegliato tutta la notte in attesa del risultato del dibattito) è stato brusco, e un certo smarrimento è apparso evidente nelle dichiarazioni alla stampa dei vari esponenti. Il ministro degli Interni, Munongo, ci ha letto un lungo discorso con la cronistoria dell'intera vicenda katanghese, ma alla nostra precisa domanda se avesse ancora intenzione, come sabato scorso, di opporsi con le armi all'arrivo delle truppe dell'Onu. ha risposto tergiversando e affermando che tutto dipenderà dall'accettazione, almeno da parte di Hammarskjoeld, di alcune condizioni che verranno poste dal governo katanghese. Queste condizioni sono: a) il corpo di spedizione internazionale non dovrà comprendere truppe di Paesi definiti comunisti o comunisteggianti come, secondo Tschombe, Guinea e Ghana; b) ogni via di accesso, anche aerea, al Katanga dovrà essere controllata dai katanghesi, anche se eventualmente insieme coi soldati dell'Onu; c) ti governo locale conserva il diritto di rifiutare l'ingresso a qualsiasi congolese non gradito, anche se al seguito dell'Onu; d) le forze del Katanga non saranno disarmate, mentre ad esse dovrà essere trasferita la potente base militare belga di Ramina e nessuna ingerenza avverrà nelle questioni del Katanga. Sono condizioni che in gran parte non potranno essere ac cettate dall'Onu, ma è già un notevole cedimento in confronto a quattro giorni addietro. Rimasto isolato sul piano diplomatico (Tschombe e Munongo hanno avuto parole di commossa riconoscenza per la astensione dell'Italia e della Francia al Consiglio di Sicurezza), il Katanga si trova anche in piena crisi organizzativa delle sue forze interne, con poche centinaia di uomini già armati e con molte altre centinaia o migliaia da armare e soprattutto da addestrare. Il richiamo inoltre del Belgio al rispetto dei suoi impegni internazionali, ha tolto definitivamente qualsiasi illusione — ancora comprensibile nella notte tra il venerdì e il sabato della scorsa settimana — sull'atteggiamento delle truppe belghe in Katanga all'arrivo delle forze dell'Onu, lasciando inoltre supporre che in caso di emergenza anche gli ufficiali belgi assegnati come istruttori alle poche forze indigene si tirerebbero indietro lasciando soli gli uomini di Tschombe Restano i capi e i loro uo mini dell'interno, temibili nemici per qualsiasi esercito in una lunga guerriglia nella bo scaglia, ma lenti ad arrivare in città e poco adatti a scon tri in campo aperto. Ciò non ostante essi costituiscono an¬ crgavnrslumaLivogdcasmlbpiacssaddiqtirdzm>g o o o e n e n ¬ cora una carta importante di riserva, e giornalisti e fotografi sono stati invitati oggi alla distribuzione di fucili ai vari capi. Battuto 'n sede internationo e, Tschombe ha contemporri.teamente ottenuto un grosso successo nell'ambito congolese. Albert Kalondj, capo di un'ala che da lui prende nome staccatasi fin dallo scorso anno dal partito del m.n.c. di Lumumba, « soprattutto capo influente del popolo baluba del vicino Kasai, ha proclamato oggi da Elisabethville, dov'era giunto stanotte in aereo, l'indipendenzu 'Iella sua provincia, o almeno di quella parte abitata dalla sua gente. Il Kasai è popolato da circa due milioni di persone, parte di lulua autoctoni, parte di baluba immigrati. Tra i due gruppi gli scontri sono continui; i belgi non sono mai riusciti a mettere ordine. Dal giorno dell'indipendenza congolese, nonostante la presenza dei tunisini dell'Onu, il sangue ha ripreso a scorrere a fiumi. Secondo quanto ci ha detto stasera lo stesso Kalondj, solo nell'ultima settimana i morti sono stati 300, tra i quali due grandi capi baluba trucidati dai lulua senza che i soldati tunisini assegnati loro di saorta muovessero un dito per difenderli. Il nuovo Stato riprende la vecchia denominazione tradizionale della regione di « Etat cfdvmmKvgalprimicscdigtksN4gminier », Stato minerario, no-'me dovuto alla ricchezza del >e sue miniere di diamanti e industriali (sfruttate dalla grande società belga Forminière che, ha detto Kalondj, < è stata larga di aiuti a questa nostra operazione di distacco da Lumumba»), I creatori di questo nuovo Stato indipendente non intendono per ora staccarsi dal resto del Congo a patto che Lumumba accetti una formula di tipo confederale. « Ma — ha detto Kalondj a nostra precisa richiesta — dato che è scontato il rifiuto del dittatore, è altrettanto certa, in un secondo c forse molto ricino momento, la proclamazione della nostra piena e assoluta indipendenza: e in questa prospettiva abbiamo preso precisi accordi col presidente Tschombe per una confederazione fra Katanga e Etat minier. Avremo quindi quanto prima un Congo diviso nelle quattro province di Léopoldviile (dove però il maggior partito locale, l'Abako, sembra in pieno risveglio, ribadendo anch'esso una struttura federale dello Stato), la Equatore, la Orientale, il Kivu e la metà lulua del Kasai, piii l'altra ìnetà balitba del Kasai e il Katanga tutti e due autoproclamatisi indipendenti. Da Elisabethville Kalondj, accompagnato da tre ministri, è ripartito in serata per la sua capitale provvisoria (* quella definitiva — ci ha detto — sarà una grande città in stile americano »j di Bakuanga, dove sono le più ricche miniere di diamanti del Congo, che gli offre il non trascurabile vantaggio strategico, in caso di lotta aperta con Lumumba, di essere sulla frontiera col Katanga. Poiché è a Lumumba ormai che tocca riprendere l'iniziativa: dal suo viaggio attraverso tre continenti è indubbiamente tornato con un grande prestigio, per trovare Iterò una situazione aggravata in tutto ti Congo. L'esempio ■iella rivolto di Kalondj, in una provincia occupata dalle, truppe dell'Olili, gli dimostra (e dovrebbe dimostrare anche ai più testardi di Elisabethville) che l'ormai deciso invio delle forze internazionali non gli darà automaticamente partita vinta nemmeno nel Katanga, mentre altri fermenti autonomisti si sviluppano anche nel Kivu e nella stessa Léopoldviile. La partita è aperta, il Congo sta disarticolandosi, il caos aumenta di giorno in giorno, le lotte tribali divampano non piti soffocate da nessuna autorità. La cifra di 300 morti non impressiona più nessuno: domani, potrebbe essere peggio. Giovanni Giovannini

Persone citate: Albert Kalondj, Hammarskjoeld, Lumumba