Il Belgio ritirerà le truppe dal Katanga Un'altra provincia si proclama indipendente di Luigi Salvatorelli

Il Belgio ritirerà le truppe dal Katanga Un'altra provincia si proclama indipendente Dopo la mozione approvata dal Consiglio di Siourezza Il Belgio ritirerà le truppe dal Katanga Un'altra provincia si proclama indipendente Lumumba ordina lo stato d'emergenza e vuole marciare contro i separatisti - L'ambasciatore belga espulso da Léopoldviile - Il Katanga disposto ad accettare le forze dell' Orni ma pone condizioni - La zona diamantifera del Kasai annuncia la secessione Fermezza ed equilibrio La sostanza del nuovo rapporto Hammarskjoeld al Consiglio di sicurézza e la mozione votata dal Consiglio sulla questione del Congo sono ineccepibili. Il ritiro quanto più possibile sollecito delle forze belghe di occupazione tutelare dell'ordine dal Congo, Katanga compreso, è indispensabile; altrettanto indispensabile è che questo ritiro completo coincida con la sostituzione ad esse delle forze dell'Onu. L'appello rivolto congiuntamente da Hammarskjoeld ai due governi del Belgio e del Katanga, e l'invito del Consiglio al segretario di provvedere all'entrata delle forze dell'Onu nel Katanga, sono implicito riconoscimento di questa necessaria contemporaneità; ma è proprio il caso di ripetere il vecchio motto che si cela va sans dire, il va encore mieux en le disant. Tale, evidentemente, è stato anche il parere dei rappresentanti dell'Italia e della Francia, astenutisi. Questo era anche l'unico modo per evitare che il provvedimento giusto e necessario assumesse un qualsiasi aspetto, se non di solidarietà, almeno di scusante, per l'insolenza provocatoria di Mosca verso Bruxelles: insolenza che a quest'ora avrebbe dovuto ricevere una chiara, serena nota di biasimo dalle autorità dell'Onu. Nel Belgio oggi, come ieri negli Stati Uniti, come ier l'altro nell'Italia e nell'Inghilterra, è sempre tutto l'Occidente libero e difenso re del diritto che Kruscev mira a vilipendere e demo ralizzare. Eenissimo hanno fatto Hammarskjoeld prima, e la mozione Tunisia-Ceylon poi, a dichiarare esplicitamente che l'occupazione del Katan ga da parte delle forze in ternazionali dell'Onu non in tende influire in alcun mo do nella situazione costitu zionale di questa regioi**g E' questa la giusta replica ai pronunciamenti sia dell'Urss, sia del Ghana e della Guinea per un appog gio armato a Lumumba in vista dell'assoggettamento del Katanga : pronunciameli ti equivalenti a un tentativo di sabotaggio dell'azione societaria in nome dell'antioccidentalismo. Tenta tivo scusabile e, crediamo, involontario, da parte dei due Stati negri, peccanti per eccesso di solidarietà panafricana; non scusabile affai to, perché perfettamente co sciente, da parte di Kruscev. Occorre rendersi ben conto che non esiste oggi nel Congo un governo unitario. La costituzione improvvisa' ta, Dio sa come, è andata in pezzi al primo urto; e — sia riconosciuto esplicitamente anche questo — per fatto degli stessi congolesi. Che, poi, elementi privati belgi, o anche altri europei, possano aver tentato, e magari tentino tuttora, di profittare dell'occasione per piani paracoloniali, è perfettamente possibile: e questa è una delle deviazioni che, grazie all'occupazione delle forze internazionali, deve essere raddrizzata dalle Nazioni Unite. Ma sarebbe altrettanto grave l'altra deviazione: quella di imporre al Katanga, o in qualsiasi altra parte del Congo, con le armi societarie, o semplicemente con l'appoggio politico societario, la dittatura dell'incapace demagogo Lumumba, sconfessato nientemeno che dal partito capitanato dal capo nominale dello Stato in gestazione. Per quanto si può giudicare dalle informazioni possedute in Occidente, una soluzione federale — Stati uniti del Congo — sembra l'unica che possa trarre quel vastissimo territorio, tutto ra primitivo, dal caos in cui l'hanno gettato, congiuntamente, la indipendenza precoce (ma non reversibile), le particolari attitudini negative del megalomane Lumumba, gli interessi particolari in azione nel Katan¬ grpcqttsesmtlnsHetCdtKvdtzptKfpcushabrrsrnatsts ga e — last, not least, veramente — la sistematica pesca nel torbido del « pericolo n. 1 ». * * E' una partita capitale quella che l'Onu gioca attualmente, e finora discretamente, nel Congo. Non è solo in gioco il prestigio, la efficienza, forse l'unità stessa dell'associazione, che è la maggiore speranza, allo stato delle cose, della tranquillità e prosperità internazionali. Il pericolo di guerra è stato forse ingrandito da Hammarskjoeld, ove lo si estenda — come egli ha fatto — al di là dei confini del Congo. Per quanto sia grande la contrarietà e il sospetto destato dalla politica di Kruscev, non credo che egli voglia rischiare la terza guerra mondiale per il Congo* (o per Cuba, e simili). Ma pericolo di un ulteriore grave avvelenamento dell'ambiente internazionale — con aumentata audacia provocatrice da parte del successore di Stalin, e aumentata depressione e smarrimento da parte dell'Occidente atlantico —, certamente c'è. Per evitarlo, occorre te¬ ner ferma la linea Hammar-lfuUtadbrcsndccskjoeld-Burghiba-mrs. Bandaranaike, stando bene attenti a non calcare la pressione sulla parte debole (Belgio), diminuendo invece la resistenza contro la parce forte (Urss e razzismo panafricano). Una ferma ed equilibrata condotta delle Nazioni Unite ai Congo (con l'entrata in campo, ove occorra, dell'assemblea ordinaria e stra. ordinaria) gioverà per una condotta analoga da parte dell'organizzazione degli Stati americani, investita inteantfegdvnsCL—t fonflitto diretto con Wash ufficialmente del conflitto Usa-Castro. Conflitto altrettanto e più grave di quello del Congo; poiché a Cuba, ben più che al Congo, il vero protagonista è Kruscev che favorisce .(o suggerisce?) l'azione di Castro, non molto più responsabile di Lumumba, ma molto più capace, e pericoloso. Azione che, al di là e al disotto del ington, si concreta in un tentativo di sovvertimento antistatunitense e nazicomunista in tutta l'America centro-meridionale. Il nazicomunismo : ecco il fenomeno che, comparso negli anni scorsi all'orizzonte del Medio Oriente senza elevarsi nel cielo internazionale, prende adesso consistenza nel mare dei Caraibi. Castro — è stata proprio La 'Stampa testé a rivelarlo — è un appassionato lettore di « Mein Kampf ». Luigi Salvatorelli