Progresso sociale e sviluppo economico di Ferdinando Di Fenizio

Progresso sociale e sviluppo economico Il 'p&ogvamm.sk dei ffovG**Mio Progresso sociale e sviluppo economico Il programma economico dell'attuale governo Fanfani è per davvero così quieto, impersonale, « modesto » come il Presidente del Consiglio lo ha descritto nel suo recente discorso programmatico in Parlamento? Intendiamoci. Se succede che nel giro di un anno e mezzo (cioè dal 24 febbraio '59, discorso programmatico dell'on. Segni, al 2 agosto scorso) si debbano compilare, da parte di tre diversi governi — modellati tuttavia da imo stesso partito politico — tre discorsi programmatici, è inevitabile che in quei documenti si ritrovino molti fini comuni, molte argomentazioni consimili. Ai ministeri più recenti poi spetterà soltanto il continuare, in molti casi, una via già in parte percorsa. H meccanismo parlamentare è non di rado lento nella sua azione. Dunque, ammettiamo pure: ogni ministero che si fosse costituito in Italia (e fosse stato composto dal partito democristiano) avrebbe in questi giorni promesso norme in tema di fitti bloccati nonché mutamenti nella politica d'edilizia popolare, del resto suggeriti dallo stesso Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. Avrebbe promesso appoggio al « piano verde », sia pure modificato. Avrebbe stimolato l'approvazione dei progetti di legge per la tutela della concorrenza, per la finanza locale, per l'energia nucleare. Avrebbe ricordato al Parlamento l'opportunità di approvare, infine, quanto era già stato deciso in tema di prezzo dello zucchero. Tuttavia il programma economico dell'on. Fanfani non accoglie soltanto questi propositi d'azione, bensì anche altri, i quali — pur sommessamente esposti come le circostanze consigliavano — manifestano non solo la particolare preparazione economica dell'attuale Presidente, ma le sue preferenze in fatto di azione concreta. Per accorgersene, è sufficiente badare a tre aspetti della politica che egli propone: cioè all'aspetto congiunturale, a quello strutturale e all'azione sociale. * * L on. Fanfani ha dimestichezza con i • problemi congiunturali. Sa poi, come economista, quanto sia difficile realizzare in Italia una politica antirecessiva. Nel suo programma precedente propose, tra l'altro, la formazione di quel « patrimonio progetti », che sfortunatamente è caduto nel dimenticatoio, mentre in tempi di recessione avrebbe potuto egregiamente servire. Oggi siamo in periodo di alta congiuntura. Non occorrono stimoli alla doman da globale: bensì un'azione concreta affinché l'attuale favorevole fase ciclica duri quanto più a lungo è possibile. Quali pericoli si presentano all'orizzonte ? Non una diminuzione della domanda interna bensì una contrazione della domanda proveniente dall'estero. Che accadrebbe in Italia se l'Eu ropa, ad esempio, entrasse in recessione? L'on. Fanfani, pertanto, si ripromette di far quanto è possibile per aiutare le imprese italiane a vincere la concorrenza altrui, che di giorno in giorno si fa più acuta. Ha promesso aiuti al la riorganizzazione di taluni settori, esportatori per elezione (come quello agrumario ) ; aumenti dei crediti agli esportatori; miglioramenti al sistema di assicurazione per chi vende all'estero ; intensificazione dell'assistenza. Egli conosce un ottimo precetto: meglio prevenire che curare. * * Questioni di struttura. I propositi del governo in questo caso sono limpidi. Da tempo l'Italia persegue una politica di sviluppo del Mezzogiorno, con risultati solo in parte soddisfacenti. Che si lamenta? Soprattutto pluralità di comandi dal centro; contraddittorie e lente anioni in periferia. Ebbene, l'on. Fanfani riprende un'idea già manife stata dagli on.li Segni e Tambroni. Occorre costituì re un unico centro direttore per la politica di sviluppo, svolto in tutta Italia. Questo centro sarà il Ministero del Bilancio, opportunamente ri modellato. Si vuole ricosti ts(lpRocoeròpntsqtrbcrdsptlceigpsmcuFnsprecQGizm tuire il Comitato interministeriale per la ricostruzione (C.i.r.), sorto subito dopo la seconda guerra mondiale, per merito dell'on. Ruini. Ricondurre con il suo aiuto ogni questione d'azione concreta, ad una « valutazione organica in sede di bilancio economico nazionale ». Si vuol poi « rafforzare, riordinare, coordinare gli òrgani ausiliari ed esecutivi, preposti alla programmazione». Cosicché, in futuro l'attuazione di uno schema di sviluppo non si urti più in quelle difficoltà che si intitolavano agli « strumenti di realizzazione ». L'on. Fanfani ha detto in breve : l'iniziativa privata concorrerà validamente a raggiungere i fini desiderati dalla collettività. Ove vi fossero carenze, tuttavia, si provvederà con azione diretta dello Stato. Parole chiarissime. In Italia, si avrà presto allora un centro di programmazione economica. Di conseguenza il nostro sistema passerà grado a grado dall'economia privatistica all'economia mista; da una economia di mercato ad una « economia coordinata», per servirci di un neologismo usatissimo in Francia in questi giorni. E non è poi detto che quel sistema funzioni, nel tempo, peggio dell'attuale. Dipende, rà da come sarà costruito, e, tra l'altro, dalla prassi che l'organo centrale saprà imporre alle imprese pubbliche dipendenti per tutelare le imprese private. * * Terzo aspetto: socialità. L'on. Fanfani è indubbiamente dominato da una profonda ansia di socialità. Un suo precedente ministero si distinse per parecchie provvidenze, destinate ad assicurare il « minimo vitale » ai ceti meno ricchi (fu poi criticato per aver trascurato conseguenze meno prossime di.quei provvedimenti, che oggi possono porre in imbarazzo gli enti d'assicurazione» sociale). Ora il Presidente del Consiglio non ha abbandonato quelle aspirazioni. Le modera per le'esigenze della politica di sviluppo. Rivolge il suo pensiero ai lavoratori agricoli, ceto sacrificato. Propone per essi il passaggio dal « sistema misto » al più oneroso « sistema della sicurezza sociale ». Aggiunge però, ricordando alcune critiche : « In questo settore non è prevedibile una espansione nel numero dei soggetti alla previdenza; quindi un ampliamento del fabbisogno finanziario ». Historia magistra vitae. Dopo di ciò, chiediamoci: il programma economico dell'op. Fanfani è, per davvero, tanto modesto come egli asserisce? O non è, invece, più modesto nella forma che nella sostanza? Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Fanfani, Ruini, Tambroni

Luoghi citati: Francia, Italia