Le Messe troppo veloci e i pericoli delle «ninfette»

Le Messe troppo veloci e i pericoli delle «ninfette» Esortazioni ai sacerdoti d'una rivista ecclesiastica . Le Messe troppo veloci e i pericoli delle «ninfette» «E' ora di farla finita - scrive "Settimana del clero„ - con la fretta nelle chiese, dove la gente viene come per pagare una tassa» - «E' saggio adottare le vecchie norme della durezza, che hanno salvato molti senza danneggiare nessuno» (Nostro servizio particolare) Roma, 3 agosto. (t- P) Quanto può durare la celebrazione della Messa per adattarsi alle abitudini, ai gusti dei fedeli? La domanda un po' aingoiare nei termini nasce spontanea dopo avere letto un articolo apparso sul periodico ecclesiastico La settimana ilei clero, che lamenta una eccessiva fretta dei sacerdoti nelrofficiatura de'le sacre funzioni. Va premesso che spesse volte altre pubblicazioni religiose e ultimamente anche il Sinodo romano avevano per lo più fissato la « giusta > durata della Messa, per così dire, in una mezz'ora o poco meno, tempo medio tra l'eccessiva brevità ed il suo opposto. Ora il problema viene rimesso in causa dalla pubblicazione ecclesiastica, che, ripudiando il « sandwich di cose sacre >, afferma: < E' ora di farla finita con le funzioni indecorose, con la frotta nelle chiese », di favorire un « andazzo che affolla si le chiese di gente che viene s Messa come per pagare una tassa, ma discredita sempre più le realtà sovrannaturali e religiose ». Dopo essere insorta contro la rapidità della celebrazione. Settimana del clero si pone un'altra domanda: «Poniamo che da noi si facesse una Messa con crlma, la calma doverosa che si dovrebbe mettere nelle cose più importanti. Che cosa succederebbe? Che il novanta per cento — essendo in città ed avendo la possibilità di servirsi in altre chiese — diserterebbe le Messe della parrocchia ». < La nostra gente — aggiunge poi con evidente rincrescimento — va con estremo sussiego e senza fretta in mille altri posti che non sono le chiese. Passa imperterrita lunghe ore al cinema, a teatro, in trattenimenti familiari o mondani: altro tempo dà senza scrupoli al televisore. Perché proprio a Dio si dovrebbe negare il tempo che gli compete? Mi pare — propone ai sacerdoti italiani Settimana del clero — che ad un certo punto da parte nostra si debba avere maggior coraggio. E' megliu perdere qualcuno alla Messa festiva, anziché declassare le cose del Signore ». La rivista ecclesiastica met lzccftatadacntaUlctqvcdttapspsplqlucsCFtacszFrdnillC. gte poi in guardia quei preti, .eparroci, vice-parroci, insegnan ti di religione, direttori spirituali di collegio, i quali, per il solo fatto di essere < dinamici, brillanti e simpatici », rischiano di acquistare « una popolarità equivoca che li fa andare per qualche tempo nei discorsi delle ragazzine ». Il settimanale ecclesiastico ricorda pure taluni casi « quando le più morbose delle ragazzine si montano la testa per uno sguardo, o per una parola o, senza neppure questi fantasmi, stimano di farsi notare inventando storielle sentimentali o addirittura audaci o sensazionali; oppure quando si va proprio in cerca di materia per alimentare quei discorsi da gallinelle ». « Il sacerdote che non abbia intuito o esperienza — scrive ancora la rivista — può facilmente cadere nella presuntuosa e ingenua fiducia di poter fare meglio il bene che fa, qualora accetti familiarità, conversazioni, giterelle, convegni di gruppo, serate in famiglia o cose del genere »; per cui è « meglio non svolgere un certo tipo di ministero qualora non si abbiano le carte a posto per comportarsi non solo da colombe semplici, ma anche da uomini prudenti»; o quantomeno « è saggio adottare o accettare le vecchie norme della durezza o dell'esagerato riserbo, che hanno salvato molti senza danneggiare nessuno ». Prendendo lo spunto dal romanzo Lolita di Nabokov, la rivista invita i sacerdoti « a non fermarsi all'episodio ma ad allargare la visuale su questo piccolo mondo fatuo, e pure così spesso torbido e malsano, per scoprire cose meritevoli di attenzione ». Dopo aver sottolineato che le « piccole donne » che ricevono l'appellativo di « ninfette » sono simili a c donne ormai compiute per via di una natura anormale in cui la femminilità è fatta solo di sensi, mentre l'intelligenza è ridotta a strumento di astuzia adescatrice e di ipocrisia calcolatrice », la rivista scrive: « All'aprirsi dell'adolescenza, la donna ha bisogno di cure pedagogiche tutte particolari alle quali le mamme non sanno provvedere oggi come una volte, mentre le scuole pubbliche e i laboratori e le compagnie delle coetanee mettono in opo- lscara tutta una suggestione favo- rita da tutte le forme della civiltà odierna». ,,< Curiosità e ansie naturali dall'interno grandine di sedu- zioni dall'esterno, inadeguatez- za di consiglio e di guida nella società che dovrebbe essere educatrice per natura o permissione, tutto fa sì che si vadano sempre più diradando le file delle " bambine " o delle " giovinette " (come il linguaggio illusorio si ostina a chiamarle), mentre si vanno tumultuosamente accrescendo le file delle " signorinette " (nel men peggiore dei casi) e delle " ninfette " (quan-do non ci sono più briglie néinterne né esterne) ».

Persone citate: Nabokov

Luoghi citati: Roma