Il decalogo del buon senso per chi va sulle montagne

Il decalogo del buon senso per chi va sulle montagne Il decalogo del buon senso per chi va sulle montagne Due episodi che hanno avuto per sfondo la montagna nei giorni scorsi riportano di attualità i problemi dell'alpinismo di massa: l'ascensione delle 113 donne sul Monte Rosa e la morte dei sette giovani sull'Antelao. Sono episodi antitetici ma da ognuno si può trarre la medesima lezione. La spedizione femminile è stata coronata da successo perché non si è lesinato in prudenza, anche se l'impresa era considerata facile e priva di gravi insidie. La gita dei sette poveri ragazzi si è conclusa in una tragedia perché essi avevano trascurato le più elementari precauzioni. Oggi l'alpinismo conosce una larga popolarità ed è fra gli sport più praticati. Non è costoso ed il progresso lo ha reso molto più semplice e comodo di un tempo. Basta soffermarsi ad una delle stazioni funiviarie o seggioviarie delle Alpi, dove prendono il via le pattuglie di scalatori, per rendersene conto. Anni addietro al 3300 metri del Rifugio o al 3500 metri del Plateau Rosa salivano soltanto, a piedi ed a prezzo di dure fatiche, uomini preparati e consapevoli. Adesso si va sui vagoncini delle funivie come si va in tram. 1 carrelli ed i seggiolini scaricano interi collegi in vacanza e gruppi di gitanti in festa, a quote vertiginose, in mezzo alle distese dei ghiacciai. Arrivati rapidamente e comodamente in alto, spesse volte gli appassionati, forti solo del loro entusiasmo, si lasciano sedurre dal desiderio di spingersi oltre, sulle cime che sembrano vicine ed alla portata di tutti, e non si chiedono se per conquistarle hanno la necessaria resistenza fisica, la tempra morale e la conoscenza del 1Ulfa° montagna è sempre diffl-elle. Camminare su un ghiacciaio e sfiorare l'orlo di un crepaccio senza le attrezzature indispensabili è una imprudenza che può costar cara. Non si deve andare in montagna con lo stesso spirito con cui si compie una passeggiata. Questo devono ricordare 1 tu- risti in cerca di emozioni e gli scalatori autodidatti che ripongono una fiducia esagerata nei propri mezzi. Non soltanto nel cosidetto « grande alpini smo », nelle ascensioni di forte impegno, le norme della prudenza sono alla base della riuscita e della incolumità. Anche nelle altre più banali imprese bisogna comportarsi con tutte le precauzioni del caso. E non temere di passar per dei pavidi: l'uomo cauto non è un vigliacco, è un saggio. Un appassionato alpinista scrisse che, come esìste un Codice della strada, si dovrebbe imporre un Codice della montagna e suggeriva alcuni punti. In settimane come questa in cui le nostre Alpi sono la meta di migliaia di sportivi, ci sembra utile ammaetramento ripeterli: 1) Non trascurate un minimo di equipaggiamento proporzionato alla gita che volete compiere, anche se il tempo è splendido e il sole caldo: in alto può mutare da un momento all'altro; 2) Non andate mai soli e fate in modo che qualcuno sappia dove siete diretti; 3) Se non siete pratici dei luoghi, affidatevi ad una guida anche su terreno facile; 4) Non partite se non siete in perfette condizioni fisiche, un lieve malore metterebbe in pericolo voi ed i vostri compagni; 5) Non vergognatevi di tornare indietro se reputate l'escursione superiore alle vostre energie e non temete di chiedere consiglio o assistenza a chi ne sa più di voi; 6) Ricordate che quasi sempre è più lieve salire che scendere: non mettetevi in trappola; 7) Non abbandonate mal il 1 C0™paT^° ,^.f.l®.C°1^Ì 8) Non lasciatevi ingannare dalla bellezza di un monta o non tentate di raggiungerlo se non siete sicuri che non nasconde pericoli: anche le pecore, ogni tanto, cadono dal dirupi per brucare un ciuffo d'erba più appetitoso. g. n. g. n.