LA STAMPA di Francesco Rosso

LA STAMPA LA STAMPA Per tre giorni ho vissuto sullo Sierra Maestra il delirante entusiasmo dei "campesinos,, cubani Si prevedeva l'afflusso dì pica ondata di follìa collevivono ancora in capanne (Dal nostro inviato speciale) L'Avana, 28 luglio. Per tre giorni ho vissuto davvero nello spirito della rivoluzione cubana, miscuglio di fanatismo superstizioso e di reale ansia innovatrice, una esperienza che valeva la pena di fare, nonostante i disagi sovrumani causati dalla fame e soprattutto dalla sete torturante e le notti trascorse all'addiaccio seduto per terra. Per l'oceanico trionfo di Fidel Castro, gli attivisti pensavano di trasferire nei luoghi della vittoriosa guerriglia sulla Sierra Maestra mezzo milione di cubani; ne hanno portati di più, mobilitando e requisendo migliaia di camion e tutti i treni, per cui la vita dell'isola è stata paralizzata per quattro giorni. La partenza dall'Avana mi aveva dato un'idea di quanto avrei trovato lassù; l'ora della partenza era fissata alle sei del pomeriggio di lunedì e ci siamo mossi soltanto alle dieci di sera. Una notte passata su un confortevole treno Fiat provvisto di aria condizionata, quindi una marcia di avvicinamento su carri merci, quindi un buon tratto su camion, dalla zuccherosa Palma a Caney de la Mercedes, sui primi contrafforti della Sierra, dove l'organizzazione rivoluzionaria ha fatto costruire la città scolastica per applicare metodi di educazione collettiva di stile sovietico, città che può ospitare ventimila alunni delle elementari. Non mi sarà facile dire quanto ho veduto alla Sierra Maestra, trasformatasi per tre giorni in un delirante bivacco in cui entusiasmo patriottico, eccitazione erotica, esibizionismo, fondevansi in una ciclopica ondata di follia collettiva. Il sole del Tropico vibrava mazzate micidiali, non un arbusto offriva una illusione di ombra, tanto meno una fontanella prometteva un poco di refrigerio : tutti eravamo torturati dalla sete atroce e senza, speranza. Ricordavo gli uomini e le donne vedute qualche chilometro più avanti lanciarsi, coi pochi panni che avevano addosso, nell'acqua melmosa di torrenti formatisi coi temporali dei giorni precedenti e cadevo in una allucinazione pericolosa, avrei commesso un delitto per una bottiglia di acqua. E nelle mie condizioni era la folla mostruosa, ammas sala nel naturale anfiteatro sul declivio dei colli sul ma re: uomini, donne mezzo di scinte col sangue in fermento e gli occhi accesi, cercavano di dimenticare il disa gio urlando frasi consuete e « patria o morte » con più frequenza, quasi che un nemico fosse sul punto di sbarcare e di soggiogare l'isola. Nella convulsa .scenografia, fra la moltitudine ubriaca per il sole, la sete e l'eccitazione, Frangoise Sagan muovevasi col passo esitante di una gazzella atterrita. Quanto lontana era dal guo mondo piccolo borghese, intellettuale, vizioso, dai suoi personaggi cerebrali e di piccole passioni. La muraglia di entusiasmo abbacinante che si ergeva contro di noi pareva annientarla, ma si adeguava con buona volontà alla situazione aneli'ella, seduta a terra fra cocci di bottiglie e maleodoranti bucce di arance, manghi, papaie; l'insieme di camicia e calzoni di tenerissimo color ciclamino tinta su tinta con cui era partita dall'Avana, era ridotto in cenci sgualciti, sudici, intrisi di sudore. Tutti puzzavamo, ma ormai non avvertivamo più il nostro sgradevole odore di umanità appiccicosa, tutti eravamo impastati in una sola matrice fatta fango, sudore, lezzo. Lui solo, Fidel, invocato, adorato, osannato, stava immerso nel torrido trionfo come nel suo elemento naturale, incurante del sole feroce, per lunghe ore esposto come un idolo all'ammirazione e come un idolo insensibile ad ogni disagio. Mi domandavo perché egli avesse preteso dalla sua popolazione una simile prova di devozione, co stringendo oltre mezzo .i.i lione di persone a trasferir si in quel remoto angolo montagnoso, dove scovare un bicchiere di acqua era impresa titanica e me lo spiegò un contadino capita tomi accanto, che stringeva fra le mani un tubo di cartone in1 cui era rinchiuso un titolo d'opzione che lo crea venPAcfstdebzcrnrintgcfmdbfocbritrsbpmsspdlcsgr mezzo milione di persone; ttiva - Fidel invocato, adora miserabili come al tempo d va proprietario di ventisei ettari di terra. Nella particolare situazione in cui ha messo il suo Paese, inaugurando in Sud America il sistema di giocare su due tavoli, come ha fatto Nasser in Africa, inserendosi fra Russia e Stati Uniti, Castro ha bisogno di essere sicuro all'interno e di Drevenire non improbabili tentativi controrivoluzionari della classe sociale a cui ha portato via tutta la ricchezza e il potere. Egli non si fida dell'Avana corrotta e torva e si è buttato in braccio ai contadini. Nata sotto la spinta delle esigenze umane e socfali che chiedevano giustizia, la riforma agraria si è trasformata nell'arma più formidabile della rivoluzione cubana. E' stata realizzata frettolosamente e male, con obiettivi attualmente politici più che sociali, smembrando proprietà coltivate razionalmente e destinate a inaridirsi e lasciando intatte vaste zone incolte e rischiando di mettere in crisi la produzione agricola cubana, ma ha ottenuto l'appoggio incondizionato di tre milioni di contadini, disposti a farsi sgozzare piuttosto che restituire le piccole proprietà avute in -regalo dalla rivoluzione di Castro. Quando, con gesto plateale e demagogico, egli si è calcato in testa l'ispido sombrero di paglia dei tagliatori di canna da zucchero, dalla folla sterminata si 'i ro,umilimi iiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiii'iiiiiiiiiiiiii ne sono venute di più, nonostante il caldo terrificante, senz'acqua, in una cicloto come un idolo - La "rivoluzione,, è ormai diventata la rivolta dei contadini che i Colombo - Il gioco di Castro che aspira a diventare il Nasser dei latino-americani è levato un urlo terrificante, migliaia e migliaia di mani agitavano un identico sombrero ed era come un volo fantastico di pesanti farfalle bianche. La rivoluzione di Castro sta diventando, e non poteva essere diversamente, una rivoluzione proletaria contadina contro la capitale, in cui si ammassa un terzo della popolazione disancorata, infida, disposta a compromessi con qualsiasi governo. Castro erige una nuova società contadina di piccoli proprietari. Ho veduto come vivono tre milioni di campesinos, oltre della metà della popolazione cubana, nella capanna in cui abitano. Con pareti di foglie di agave, il tetto di paglia, il pavimento in terra battuta che si trasforma in pantano ad ogni temporale, non sono diverse da quelle che vide Colombo sbarcando nel 1493 sull'isola. I contadini cubani che vivono in una delle contrade più fertili e ricche, sono forse i più miserabili dei miserabili del mondo per colpa della società feudale che non ha mai voluto concedere nulla dei propri privilegi. La rivoluzione ha dato loro qualcosa che vale la pena difendere. Li ha messi alla ribalta della vita sociale cubana. Durante il suo discorso, Fidel Castro ha assicurato che presto la milizia contadina sarà armata di fucili; altro passo avanti per formare un esercito su cui può contare in caso di ii piii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiliuliiiiiiiiiiiiiiiiii controrivoluzione. Ciò ha scatenato un furore dionisiaco nella folla. Per circa mezz'ora, esattamente ventisei minuti, la folla si è scatenata in una specie di fantasia cantata e ballata; con occhi dilatati, bocche convulse, corpi contorti in ritmi sempre più accelerati, uomini e donne si esibivano in una pantomima fantastica scandita sui suoni dei machete, sorta di lunghe scimitarre per tagliare la canna da zucchero, che i contadini battevano uno contro l'altro, traendone suoni metallici e sincopati, sinistri, inusitati e fragorosi, che guidavano la moltitudine impegnata in una delirante danza rituale che da queste parti sempre si ritma su motivi popolari di bachanga, una danza afrocubana. Eretto in posa enfatica sul podio. Castro si godeva il trionfo che saliva lievitante fino a 4ui dalla moltitudine eccitata. Un suo scudiero, temendo che egli prendesse freddo in quel clima da forno crematorio, gli aveva buttato sulle spalle un impermeabile; con il som brero sghembo, l'imper- j meabile alla brava, le braccia conserte, aveva un poco l'atteggiamento caricaturale di Napoleone vittorioso. Terminato il fantastico spetr tacolo, continuò il suo discorso, condotto in tono moderato. Ha evitato ogni accenno all'amicizia con la Russia ed i Paesi comunisti ed anche attacchi al presun tUtpqpdpt iiiiiniiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiimii Movimento» j rivoluzionario to imperialismo degli Stati Uniti; ciò gli è servito non tanto per polemica valida per la sua politica interna, quanto per proporre la propria candidatura come leader di una nuova politica panamericana ; come Nasser col mondo arabo, Castro vorrebbe diventare il condottiero delle popolazioni latino-americane. Se questa politica possa avere successo non saprei; egli comunque non risparmia sforzi per coagulare attorno alla sua rivoluzione il malcontento delle classi umili, che serpeggia nei Paesi vicini. Il congresso della gioventù dell'America Latina, organizzato a Cuba con grande abbondanza di mezzi, e nettamente dominato dall'ideologia comunista, dovrebbe essere un mezzo di penetrazione capillare negli altri Paesi Questi giovani che lo ap plaudono come novello messia dell'intero Centro e Sud America, anche se ritornando in patria finiranno in carcere anziché a casa propria, sono sicure entu siaste avanguardie del moto sociale che Castro ha scatenato nel Mare dei Caraibi e minaccia di spalancare le porte al comunismo nell'intero emisfero, cosa che provoca giustificato allarme negli Stati Uniti, i quali, purtroppo, non sempre reagiscono nel migliore dei modi. rivoluzionario siaste avanguaCastro ha sMare dei Carcia di spalanal comunismomisfero, cosagiustificato aStati Uniti, troppo, non scono nel migFranc Francesco Rosso illuminili i miiiiiiiiimiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Castro, Fidel Castro, Nasser, Sagan