Medici guide e un elicottero pronti a soccorrere le alpiniste

Medici guide e un elicottero pronti a soccorrere le alpiniste Un sole meraviglioso ha favorito la prima tappa della scalata al Monte Rosa Medici guide e un elicottero pronti a soccorrere le alpiniste Ma le donne sono arrivate alla capanna Gnifetti, senza bisogno di aiuto - Dieci sono rimaste a vaile - Una lettera di diffida a ognuna delle partecipanti: massima riservatezza con gli uomini (Dal nostro inviato speciale) Gressoney-la-Trlnlté, 26 luglio. Con una marcia di sei ore su morene e ghiacciaio, le « donne del Monte Rosa » hanno superato la prima e più facile tappa della loro avventura. Erano partite da La Trinité in 119 — dieci non avevano risposto all'ultimo appello — e in 119 sono arrivate al rifugio Gnifetti, dove ora riposano le stanche membra per muovere domattina alla conquista delle vette. Nessuna ha ceduto allo sforzo, anche perché fatiche gravi oggi non erano richieste e l'ascensione ha avuto l'andamento di un'allegra passeggiata in famiglia. Una sola, forse a causa degli scarponi troppo stretti (la civetteria femminile non demorde neppure in montagna) ha supplicato che la lasciassero salire in groppa ad un vecchio mulo: ma alle canzonature delle compagne è ben 'presto rientrata nei ranghi. E' questo l'unico episodio di perdonabile debolezza. Nel complesso le scalatrici sembrano agguerrite e c'è da credere che alla mèta, ai 4559 metri del rifugio Margherita, ci saranno tutte. Hanno avuto, dalla loro, un tempo incantevole. La partenza era fissata per le 7 ai piedi della seggiovia che porta alla Punta Jolanda; però, attratta dal fascino delle cartoline e dei souvenirs, la spedizione si è attardata nei negozi. Zaini in spalla, corde di nailon a tracolla, piccozze in pugno, lo sguardo sempre lievemente acidulo all'indirizzo degli uomini, hanno preso il via alle otto e mezzo. Le ragazze del Cai di Pallanza hanno ricevuto grossi mazzi di fiori che getteranno domani nei precipizi della Punta Gnifetti, a ricordo degli alpinisti caduti; ed alla brigata commossa è stato letto un telegramma di augurio della signora Zapparoli, di Milano, madre di uno scrittore di montagna precipitato anni fa durante un'impresa solitaria sul Rosa. Al pianoro della Punta Jolanda, ove nasce il sentiero verso la Capanna Gnifetti da una parte, ed il Col d'Olen dall'altra, le battagliere donne sportive hanno dovuto asciugarsi ancora qualche lacrimuccia di tenerezza quando le gressonesi Emma Vincent di 74 anni e la nipotlna Anna di 2 anni hanno rivolto loro il saluto delle valligiane e l'inoitamento a fare le cose per bene. E finalmente si sono incamminate, erano le nove e mezzo, a passo lento e regolare, facendosi largo tra stormi compatti di fotografi: dal modo di sorridere con una certa durezza dimostravano, si, di essere seccate, ma anche lusingate per le loro attenzioni. Non è stato necessario che si legassero in cordate poiché la strada era, come si sa, priva di pericoli. Le funi serviranno domani nei passaggi ardui, sulle creste e ai margini dei crepacci. Oggi marciavano su verdissime praterie, su sconfinate distese di sassi delle morene, calpestando lingue di neve e la dura crosta del ghiacciaio. Una pattuglia di carabinieri, chiamata per assicurare l'ordine in questa fase dell'impresa, teneva a bada i più molesti dei villeggianti curiosi. Ma le ragazze erano in grado di sbarazzarsene da sé e lo facevano energicamente. Gli uomini, sino al termine dell'avventura, sono considerati un poco inutili e soprattutto dannosi. Così almeno dice una lettera riservata che le 119 hanno avuto dagli organizzatori apprensivi, in cui si raccomanda ferrea serietà di costumi per sfuggire alle insidie di quei corteggiatori che, in preda a chissà quali tentazioni, volessero braccarle tra i gelidi anfratti del Monte Rosa. La lettera, che ci è capitata in mano per puro caso, suona in questi termini: €(omissis) ... Intorno a voi ronzeranno parecchi uomini, giornalisti, fotografi, dirigenti della radio, fidanzati, ecc., spinti da curiosità o da secondi fini. Ebbene vi chiediamo che siate cortesi e cordiali, ma che toniate un contegno irreprensibile. Per tutta la durata della spedizione non dovete assolutamente dare adito a critiche per atteggiamento troppo confidenziale con elementi di sesso diverso; dovrete anche mettere a posto coloro che vi importunassero, scambiando la spedizione per una delle tante gite festaiole che convogliano in montagna giovanotti e ragazze desiderosi di dare in pasto al pubblico le loro espansioni amorose. Se per dannata ipotesi qualcuna di voi, magari accecata da un colpo di fulmine, si comporterà in maniera riprovevole, saremo inflessibili nell'escluderla immediatamente dall'impresa:». Le strane raccomandazioni hanno avuto effetto, tanto più che non si è riuscito a trovare neppure un «pappagallo > d'alta quota Dalla punta Jolanda due potenti cannocchiali permettevano di seguire, senza insidie di alcun genere, la marcia delle donne. La colonna si è dipanata per un chilometro di lunghezza: pittoresca, gaia e variopinta. Le ragazze chiacchieravano come ad un giterella scolastica, si spalmavano a manate le creme protettrici sulle guance, si fotografavano p vicenda, sorbivano dalle fiasche sorsate maschili dì cognac e di grappa, in ossequio alla moda montanara. Qualcuna cantava pure, ma i cori non hanno attecchito. Pareva che le alpiniste avessero visto ben altro nella loro carriera. Verso le 12,30 le pattuglie di testa si sono fermate nei pressi dei ruderi della Capanna Linty, dove le guide di Gressoney avevano montato una tenda e disposto un campo d'atterraggio per l'elicottero «Sikorsky> giunto in mattinata da Linate. La sosta d'obbligo, per il pranzo, è durata un'ora abbondante; poi, al richiamo dell'unico uomo della brigata, l'organizzatore Fulvio Campiotti, si sono ricostituiti i drappelli e, più lentamente, i piedi si son mossi' verso la Capanna Gnifetti, un grande edificio a due piani di legno e pietre nel mezzo di un roccione che si staglia nel ghiacciaio del Garstelet Cinque medici, capitanati dal dott. Raggi di Gressoney Saint Jean (ai quali si era aggiunto il dott. Vittorio De La Pierre che aveva appena terminato il suo turno all'ospedale di Aosta), erano nella capanna ma non si sono fortunatamente dovuti muovere. Neppure le quindici guide sparpagliate nei punti cruciali della montagna, né l'elicottero pilotato dal magg. Marino De Rovere, sono stati chiamati. tlliutlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllf lllItlllll Tutto è proceduto nel modo migliore e più tranquillo. Alle 16,40 gli avamposti della colonna sono entrati nella Gnifetti. In quel momento il cielo si stava oscurando, basse nuvole e una nebbia bianca si adagiavano 3Ul colli intorno al rifugio. Ma ormai la prima giornata era al termine. Domani, prima dell'alba, le 119 donne saranno buttate giù dalle brande per la parte più ardua ed estenuante della scalata, che richiede perfetta efficienza fisica. Dalla Gnifetti alla Capanna Margherita un buon marciatore impiega di regola 4 ore; mettiamone cinque per le alpiniste; nel rifugio, che è una minuscola baracca foderata all'esterno dì lastre di rame antifulmìne, la sosta sarà brevissima; pochi minuti: Ieri una guida che si è spinta sin lassù ha registrato la temperatura proibitiva dì 14 gradi sotto zero. Dalla Margherita, con altre quattro ore, torneranno alla Gnifetti ed in tre ore, attraversando il suggestivo ghiacciaio del Mindren, sì porteranno al Col d'Olen. Altre tre ore dì sgroppata e si ritroveranno nel comodo albergo della Trlnité Gino Nebiolo ■IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHIIIIM^ La lunga fila delle 119 alpiniste in marcia da Gressoney-la-Trinité verso il rifugio Gnifetti (Foto Moisio) Una sola delle scalatrici, a causa degli scarponi troppo stretti, è salita in groppa ad un mulo. Ma, per le canzonature delle compagne, è presto rientrata nel ranghi

Persone citate: Emma Vincent, Fulvio Campiotti, Gino Nebiolo, Linty, Vittorio De La Pierre, Zapparoli

Luoghi citati: Gressoney Saint Jean, Milano, Pallanza