Estate piovosa, ma «normale

Estate piovosa, ma «normale Xon è f'Pt'o t?lte il'tempii vudn mutando Estate piovosa, ma «normale Gir eccessi di ca/do e di freddo, di pioggia e di sole si sono sempre alternati senza ordine appariate - Non le bombe nucleari, ma l'anidride carbonica prodotta dalle macchine è, forse, responsabile di qualche alterazione (Nostro servizio particolare) Roma, luglio Ancora una volta, in questi giorni, qualche lettore ci ha rivolto una domanda alla quale il meteorologo è più che abituato, e che si può sintetizzare in poche parole: c E' varo che in questi ultimi anni le condizioni meteorologiche stanno cambiando? E perché? >. Di solito il pubblico, specialmente se è sotto l'impressione di una stagione particolarmente variabile e burrascosa, non si ferma ad analizzare questa impressione, ma conclude senz'altro che essa corrisponde alla realtà e che qualche cosa di eccezionale sta effettivamente accadendo nell'atmosfera; anzi, trova subito, nella maniera spicciola che gli è abituale, le ragioni di questi avvenimenti fuori dell'ordinario. Così si sono visti a volta a volta additare, come cause di peggioramento del tempo, le cannonate che si spararono a Sebastopoli, le prime onde radio che l'uomo lanciò nello spazio, i bombardamenti della prima guerra mondiale, le attuali bombe atomiche o nucleari. Il meteorologo invece, pur rischiando... l'impopolarità, raramente si dichiara, su questo argomento, d'accordo col pubblico. Egli sa che quelle tali condizioni eccezionali, di regola, non sono affatto eccezionali, perché il tempo che fa, come abbiamo detto altre volte, non 6 altro che il succedersi di eventi più o meno anormali, che si discostano cioè più o meno da un ideale andamento medio. Questa è la legge dell'atmosfera, che si potrebbe sintetizzare nei famosi verso di Shelley: «L'ieri dell'uomo non è mai simile al suo domani. Nulla può ' durare, tranne la mutabilità». Non c'è quindi da meravigliarsi delle anormalità che si presentano figgi come ieri, né è logico attribuirle a fatti causati dell'uomo, che non esistevano in passato. Per fare un esempio, prendiamo una delle variabili meteorologiche concettualmente più semplici: il numero di giorni di pioggia che si verificano In un anno, e che per Torino (Moncalieri) ha un valore normale di 75. Ora in tutto il periodo che va dal 1920 al 1958 non c'è stato un solo anno in cui abbia piovuto esattamente per 75 giorni: ci sono stati invece degli anni con molte piogge (100 giorni nel 1926, 96 nel 1951), altri con poche (50 giorni nel 1945, 63 nel 1921). Inoltre, da un anno all'altro, il numero dei giorni di pioggia è andato variando in modo del tutto capriccioso e senza regola. In certi periodi si è avuto un continuo aumento, come dal 1921 al 1926: in certi altri un alternarsi di aumenti e diminuzioni, come dal 1950 al 1958; in altri ancora, una diminuzione continua, come dal 1926 al 1929; e così via Sembra — e più di un meteorologo di fama lo ha sostenuto — che queste e simili variazioni siano puramente casuali: affermazione non tan to strana quanto parrebbe, in quanto viene a dire che l'elemento considerato è l'effetto di moltissime cause diintensità variabile delle quali, per il loro grande numero e per la piccolezza dell'effetto partico lare di ciascuna, non si può tener conto singolarmente: il che è senz'altro vero. Per queste ragioni, e per la pratica che possiede, un meteorologo esperto non si sente quasi mai disposto ad ammettere che l'andamento in solito di una stagione, di una annata, o anche di un gruppo di annate, sia da considerarsi come indizio certo di un qual che mutamento sostanziale nel complesso meccanismo del tempo e del clima. Se, per esempio, gli si fa notare che nel luglio 1956, a Torino, ha piovuto il doppio del normale, egli è pronto a rispondere che questo e peggio è avvenuto anche nel 1932, nel 1926 e nel 1925, per non parlare del 1944, in cui piovve più del tripio. Se a Roma, nell'estate 1956, fu registrata la temperatura di 40° all'ombra, altrettanto avvenne nel 1905. E se a Milano il 1947 fu molto nevoso, ancor più nevoso risultò il 1915. Con ciò non si vuol dire che il clima sia qualcosa di assolutamente invariabile: vi sono state anzi, specie in passato, delle variazioni sensibilissime; ma si tratta di variazioni in gran parte complicate da fluttuazioni accidentali, e tanto lente che, rispetto ad esse, il periodo di tempo dì cui un uomo può tener conto è presso a poco il dantesco « batter dì ciglio ». Così è noto che più di mezzo milione di anni fa cominciò la grande glaciazione, che raggiunse il massimo un trentamila anni or sono tscrglssprtapnpgenlrccstrnsclccdvlingczlstllstucccagcnnmnvtszrmstdvctcstodmrimaqsrallora i ghiacciai polari coprivano una!metà degli Stati Uniti e si affacciavano all'Europa centrale. Poi i ghiacciai si andarono irregolarmente ritirando, finché fra il 5000 e il 3000 a. C. la temperatura raggiunse, almeno in gran parte d'Europa, un valore optimum, che, at- traverso sensibili oscillazioni,si mantenne fin verso il secolo XVII-XVIII. Ebbe allora inizio una nuova piccola glaciazione, che a partire dalla prima metà del secolo scorso si è andata attenuando, in seguito a un aumento di temperatura verificatosi in molte regioni del globo. Tale aumento, che oggi sembra prossimo a esaurirsi, è in ogni modo piuttosto lieve, e per l'Italia non raggiunge in media neppure un grado centigrado. Questi ultimi risultaci riguardano fenomeni d'insieme e soffrono, nei casi singoli, di numerose eccezioni e irregolarità; nel caso poi delle variazioni di altri elementi più capricciosi della temperatura, come le precipitazioni atmosferiche, le incertezze sono tali che è molto arduo dedurre anche delle conclusioni generiche. Comunque i meteorologi, specialmente negli ultimi decenni, non hanno lasciato nulla d'intentato per cercare le cause delle grandi, e delle piccole, variazioni climatologiche del globo. Si sono fatte intervenire supposte variazioni della costante solare, nubi di gas interstellari, maree sottomarine e movimenti superficiali degli oceani, variazioni della circolazione atmosferica, variazioni della trasparenza dell'aria (e qui sembra che possano avere una certa importanza le migliaia di tonnellate di anidride carbonica che le industrie e i motori riversano nell'atmosfera). Nessuna teoria, però, è stata finora universalmente accettata, perché nessuna è riuscita ad accordarsi in modo ineccepibile coi fatti osservati. Per concludere diremo che, almeno per quanto riguarda gli ultimi centocinquanta-duecento anni, la grande macchina atmosferica ha lavorato nel modo complicatissimo e misterioso che le è solito. Anni e decenni freddi, caldi, piovosi, asciutti, tempestosi e tranquilli si sono alternati senza ordine apparente, senza che si riesca a individuare una regolarità in questi mutamenti. II che, come ben s'intende, rende del tutto aleatorio assegnarne le cause, e del tutto vano cercare di prevederne gli sviluppi futuri. Non è impossibile, tuttavia, che, in un avvenire non lontano, i nuovi mezzi elettronici a disposizione degli studio- si permettano un'analisi tan- to approfondita delle serie di osservazioni da mettere l'or-dine in questo caos; per il momento non possiamo che ripetere la frase che un noto meteorologo spagnolo poneva alla fine di un suo studio su questi argomenti: « Sólo Dios sabe con certeza lo que ocurrirti ». Raoul Bilancini dell'Università di Itomu iiiiiiiiiiiiiii mi imi mi unni

Persone citate: Raoul Bilancini

Luoghi citati: Europa, Italia, Milano, Moncalieri, Roma, Stati Uniti, Torino