Serata e notte tempestosa a Montecitorio di Enrico Altavilla

Serata e notte tempestosa a Montecitorio Serata e notte tempestosa a Montecitorio L'on. Lizzadri arriva con la giacca insanguinata del deputato socialista Borghese - Assalto dei deputati comunisti al banco del governo - Nove commessi feriti, di cui uno abbastanza gravemente - Le dichiarazioni del Presidente della Camera (Nostro servizio particolare^ Roma, 6 luglio. Gli scontri di Porta San Paolo hanno provocato al Parlamento incidenti 'vivacissimi, culminati in una zuffa selvaggia a Montecitorio. 'Erano le 19,30 e si stava svolgendo, con molta fiacca, il dibattito sul bilancio dell'Agricoltura. Parlava già da una mezz'ora il de Del Giudice quando nell'aula entravano, guidati da Giancarlo Pajetta (pei), numerosi deputati comunisti. Uno di essi, l'on. Lizzadri, portava la giacchetta insanguinata delì'on. Borghese, il deputato socialista ricoverato nell'infcrmeria della Camera in seguito alle ferite riportate negli scontri con m polizia: e. gridava: « t/n nostro collega è all'infermeria... gli sono passati addosso dieci cavalli ». L'oratore de continuava, imperterrito, a parlare delle sofisticazioni olearie, indispettendo Pajetta che gli gridava: <E smettila». Il presidente di turno, che era il comunista Li Causi, ' dava prova di energia nei confronti dei suoi compagni di partito e, scampanellando, diceva: € L'oratore ha il diritto di parlare... tacete » In realtà, saltando una cartella dopo l'altra, Del Giudice si stava avviando alla fine e aveva già detto: « Dunque, signor presidente e onorevoli colleghi », le parole d'obbligo per la conclusione del discorso, quando il comunista Caprora gli urlava: «Ma ti rendi conto che c'è un collega all'infermeria? ». E allora dai banchi del centro, qualcuno gridava: « E lasciatecelo ». Insorgevano i comunisti, replicando con parole grosse; ma Li Causi riusciva a riportare ancora una volta la calma. Ma era calma di breve du rata. Pajetta continuava ad interrompere l'oratore, inducendo il de Marotta a dirgli: <E piantala con le provocazioni» * Squadrista » gli replicava Pajetta e Marotta ribatteva: < Sei tu che ti stai comportando da squadrista » La battuta induceva al riso alcuni de e Ca prora gridava a uno di essi Villa, « Cretino, cosa hai da ridere? ». Villa rispondeva don dogli del mascalzone. Allora Caprara, che aveva già abbandonato il suo banco, si buttava verso il settore de seguito da tutti i suoi compagni di partito, mentre a loro volta entravano nell'emiciclo alcuni deputati de. Intanto una. cinquantina di commessi si precipitavano a far barriera. Ma non ci riuscivano: e lo scontro era inevitabile. Prime vittime ne erano i deputati che si trovavano seduti al banco delle Commissioni; e il telatore sul bilancio dell'Agricoltura, il de Pugliese, si prendeva una scarica di pugni prima che venisse in suo aiuto l'atletico deputato friulano Toros, La battaglia era generale. Volavano borse e palle di carte. Un comunista, il siciliano Speciale, saliva sulle spalle di Pajetta per buttarsi dall'alto sugli avversari, fra i quali si intravvedeva il presidente del gruppo de, Gui. Sembrava veramente una di quelle mischie che si svolgono durante le partite di rugby. Due o tre deputati saltavano sui banchi, un altro deputa- jto, il socialista Avolio, svento-\lava come una bandiera laigiacchetta insanguinata diiBorghese. Una borsa di pelletandava a colpire al naso unìdeputato do Dopo aver fatto invano ulu-\lare le sirene, Li Causi abban-\donava il banco della presi-Udenza e scendeva a far opera di persuasione fra i suoi com-\pagni di partito. Invece il mi-\nistro Rumor, che sedeva solitario al banco del governo, assisteva alla zuffa tenendo la testa fra le mani e si allontanava più tardi quando, per un momento, sembrava esser tor-nata la calma. Poi la battaglia^si riaccendeva, sempre dispu-tata fra de da una parte e socialisti e comunisti dall'altra (missini e monarchici sono sempre rimasti seduti) Ma la barriera dei commessiera ormai solida; e i comuni-sti dovevano contentarsi dilanciare altre ingiurie, dicendo: «Spataro (il ministro dell'Interno), é l'amico di Montagna... abbiamo per voi il massimo disprezzo... assassini... vergogna... centurioni... vigliacchi ». / de preferivano non rispondere, ma Pajetta e Amendola continuavano a urlare e, rivolgendosi al de Cossiga, gli dicevano: «Ti abbiamo visto oggi a braccetto con Almirante (il deputato missino). E' cosi che vuoi far carriera? ». Poi, a poco a poco, anche Pajetta si stancava e verso le otto l'aula rimaneva deserta. Tutti i deputati si riversavano nel Iransatlantico per'attendere le decisioni della presidenza. Verso le 9 giungeva a Montecitorio il presidente Leone, che era appena arrivato in aereo da Londra, e subito convocava nel suo studio i capigruppo. La riunione durava quasi un'ora, e verso le ore 10 i deputati tornavano in aula. Era\o tutti seduti quando il questore Lizzadri, socialista, si è avvicinato ai comunisti per raccomandare la calma. Pajetta e Alicata hanno incrociato le braccia per un momento, poi Giuliano Pajetta ha gridato ai missini: « Stiamo buoni per non farvi rifare una figuraccia come a Genova dove avevate la coda fra le gambe». «Noi »io»i siamo scappati » ha replicato Romualdi. Ma Amendola gli ha detto: « Voi siete sempre scappati, a partire dal 25 luglio 19JfS » Per une decina' di minuti jmissini e comunisti hanno con\tinunU. „ rivolgersi insulti, ma i tranquillamente, quasi accaiaemjcnmente; e alle 10i20 jj t presiaente Leone poteva enìfrare f„ aula preso posto, leggeva una di- \chinrazione m uui diceva di \non potel formulare un giùUfeio sugli avvenimenti di Por ta Snv p wlo, ed esprimeva il \ ,l(0 rammarico per il fatto \che „icuni deputati, ai quali inviava i suoi auguri, fossero rimasti fermati. « Vira i deputati eh" combattono in mezzo al popolo» gridava Pajetta, e le sinistre lo applaudivano in j Djedj. ^ Leone continuava a parlare, \promettendo di aprire una in¬ dagine sul comportamento della polizia nei confronti dei deputati fermati o arrestati, per accertare le eventuali respon , sabilita, e queste sue parole, ^ Che ,• comunisti giudicavano \,iiverse da quelle che erano a s'ate concordate durante la riunione dei capigruppo, inducevano i comunisti e i socialisti a invadere ancora una volta l'emiciclo L'attacco era massiccio, veloce, prepotente e travòlgeva la barriera dei commessi. Fra urla tremende alcuni deputati comunisti arrivavano al banco del governo, scardinandolo, e schiaffeggiavano il sottosegretario Gaspari, che rispondeva con un paio di pugni. Volavano tavolette e borse, mentre i commessi facevano scomparire per prudenza le sedie allineate lungo il banco delle commissioni ; ma non potevano resistere a lungo all'at tacco eC i comunisti raggiun gevano il settore di destra, in gaggiando battaglia con i missini. Si vedeva l'on. Leccisi, il trafugatore della salma di Mussolini, difendersi a calci dall'attacco di un socialista. Altri missini si battevano da vicino con i comunisti, scambiando pugni che andavano spesse volte a colpire i commessi -?ie tentavano di dividere i contendenti. Due commessi, feriti e sanguinanti, venivano trasportati a braccia fuori dell'aula, e ricoverati in infermeria, dove a uno di essi era necessario somministrare ossigeno per rianimalo; altri sei commessi erano medicati in infermeria per ,crite leggere. Un altro, infine, è stato trasportato all'ospedale di San Giovanni perché sembra che dovrà essere operato per sospetto spappolamento della milza. Tra i comunisti si distinguevano per la rapidità e la violenza dell'attacco i fratelli Pajetta, Amendola, Alicata, Speciale, Lajolo, Stampa che gridavano a Leone: « Lei non difende il Parlamento » e < Lei non ha fatto la dichiarazione che ave\:a promesso ai capigruppo di fare». « Io non ho promesso nulla — replicava il Presidente — ho soltanto preannunciato quali sarebbero state in linea di massima le mie dichiarazioni». I comunisti riprendevano od urlare e Leone, dopo aver fatto ululare le sirene, abbandonava il suo posto di modo che la seduta rimaneva sospesa per una seconda volta. Alla zuffa hanno assistito quasi tutti i giornalisti stranieri accreditati a Roma e numerosi diplomatici che erano stati richiamati a Montecitorio da voci allarmistiche che attribuì vano ai comunisti l'intenzione di occupare il Parlamento. L'aula presentava dopo gli scontri l'aspetto desolato eh hanno le tribune di uno stadio dopo la fine d'una partita d calcio: l'emiciclo era ricoperto da fogli di carta e dalle pagine strappate dei libri che i deputati avevano usato come proiettili. Si vedevano i microfoni e i leggìi che erano stati strappati dai deputati di sinistra per utilizzarli come clave. Ed è stato a quanto pare il colpo vibrato con l'asta di un microfono che ha ferito uno dei due commessi ài basso ventre. Durante l'intervallo che doveva prolungarsi per un'ora e mezzo, Leone riceveva alcuni capigruppo fra i quali erano il socialista Pcrtini e il missino Roberti. Poi, a mezzanotte e un quarto, faceva riprendere /ò seduta. Al banco del governo erano stavolta quattro ministri: Gonella, Rumor, Colombo, Angelini. Il presidente leggeva una dichiarazione nella quale deplorava i gravi incidenti svoltisi nell'aula, dicendo: «Non soltanto si è scesi a vie di fatto, ma è stato anche aggredito il banco dove sedevano membri del governo. Devo ringraziare ed elogiare i commessi che si sono generosamente prestati per un compito che non spetta loro. Due di essi, Ricci e Loffredo, versano in delicate condizioni. Uno è stato ricoverato all'ospedale». Queste frasi sono state accolte dagli applausi di tutti i deputati eccettuati i comunisti; ed anzi, Pajetta ha rivolto una parola dura al presidente infastidendo gli stessi socialisti, tanto che Pcrtini gli ha fatto cenno di piantarla. Leone riprendeva il discorso dicendo: « La deplorazione deve portare un severo ammonimento. Episodi del genere non devono più ripetersi, che altrimenti arriveremmo alla fine della vita democratica nel paese E pertanto io mi riprometto di prendere nel futuro severe sanzioni se nuovi <?pivodi di violenza si dovessero verificare ». Leone, per rispettare il regolamento, ha ridato la parola al democristiano Del Giudice, che stava parlando quando erano scoppiati i primi incidenti. Del Giudice ha detto di aver concluso il suo discorso, ed ha ringraziato Leone per aver salvaguardato il prestigio del Parlamento. Enrico Altavilla Una fase degli incidenti: I diipoetranti fuggono per tentare di sottrarsi all'acqua degli idranti della polizia (Tel.)

Luoghi citati: Genova, Londra, Roma, San Paolo