Rosemarie cominciò a quattordici anni l'infelice «carriera» troncata da un omicida di Massimo Conti

Rosemarie cominciò a quattordici anni l'infelice «carriera» troncata da un omicida Corruzione e folli amori al processo di Francoforte Rosemarie cominciò a quattordici anni l'infelice «carriera» troncata da un omicida Dopo aver fraternizzato con i soldati delle truppe d'occupazione, a diciotto anni entrò come «entraineuse» in un locale notturno - Sempre più incerta la data e l'ora della morte: troppe testimonianze contraddittorie imbarazzano i giùdici - La giovane donna voleva il danaro, ma aveva le sue passioni nascoste (Dal nostro inviato speciale) Francoforte, 30 giugno. La vita di Rosemarie e le sue ultime ore sono come un quadro andato in frantumi, di cui si tenti di ricomporre inutilmente i pezzi. Di pezzi ce ne sono, anche se non proprio in abboyidanza, ma non si attagliano gli uni agli altri: i giudici di Francoforte dubitano di capirci più qualche bosa. Oggi si è ripresentato in udienza quel Mayer che giura di aver visto Pohlmann fuggire in auto dalla casa del delitto pochi minuti dopo le sedici: « Stava per uccidermi con la macchina — ha detto —: feci appena in tempo a saltare indietro sul marciapiedi. Quel che vedo negli attimi di terrore resta come fotografato nel mio cervello. L'ho sperimentato già in guerra. Sono certo che il fuggiasco era proprio il Pohlmann ». Non c'è stato verso di smuoverlo da quella sua ferrea persuasione: neanche quando un'altra testimone, la signora Mitteldorf, ricorda al Mayer che, in una remota occasione, un funerale, lui e il Pohlmann si trovarono assieme, seppur senza conoscersi: « Pohlmann? — ha replicato il Mayer — mai visto prima di allora ». Ammettiamo che Pohlmann come vuole la polizia abbia abbandonato precipitosamente la casa della Nitribitt dopo il delitto, alle sedici. Ecco però che una nuova testimone, la signora Frieda Baganz, viene a raccontare ai giudici che alle diciassette di quel giorno Rosemarie era ancora di questo mondo. La Baganz — donna seria e teste attendibile — conosceva la Rosemarie da anni, anche se di vista, abitando nello stesso palazzo: < Rientravo a casa in auto quando dovetti fermarmi ad un semaforo rosso. La gente che era sul marciapiedi attraversò le strisce bianche sotto i miei occhi. Fu allora che vidi chiaramente Rosemarie con un cappotto di cammello, senza cappello, col suo barboncino bianco al guinzaglio ». La Baganz non ricorda l'ora' dell'incontro: ma la si è potuta ricostruire con una buona approssimazione sitila scorta di altri clementi: « Correvo a casa a mettere delle patate al fuoco per la cena. Alle 17,30 le patate non erano ancora cotte. Ricordo infatti che di lì a poco venne a casa mia un'amica che usciva dall'ufficio proprio alle 17,30 ». Presidente: « Quanto tempo impiegano le patate per arrivare alla giusta cottura?*. Teste: «Una mezz'ora ». La Baganz. quindi, deve aver visto Rosemarie verso le cinque del pomeriggio, quando secondo la polizia, era già morìa. La signora Baganz è la sesta persona che assicura di aver notato Rosemarie nel tardo pomeriggio e ancora nella serata del 20 ottobre 1957, cioè dopo il suo « decesso ufficiale ». Perché dunque il Pohlmann, come afferma Mayer, sarebbe scappato alle sedici dalla casa della Nitribitt? Si affaccia l'iootesi che egli fuggisse dopo aver rubato i diciottomila marchi, custoditi presumibilmente nell'appartamento di Rosemarie. Ma a casa, attorno alle sedici, c'era di sicuro Rosemarie con un cliente, un certo Veldmann. Veldmann, che verrà domattina à testimoniare, racconterà ai giudici - lo saopiamo dagli atti del processo — di aver lasciato la Nitribitt alle sedici circa. Lo può confermare anche un tabaccaio Il nei pressi, il quale lo vide entrare nel negozio per comprnr dei sigari. La sua testimonianza è di estrema importanza, per gli sviluppi del processo, essendo il Veldmann l'ultima ' ersona che incontrò Rosemarie prima della morte. Tutta l'accusa fabbricata dalla polizia muove infatti dal presupposto che Rosemarie sia stata assassinata tra le 15,30 e le 17 de'. 29 ottobre. Nella speranza di racimolare qualche elemento utile sui possibili morenti del crimine, i giudici hanno interrogato oggi diverse persone del torbido mondo dì Rosemarie e del Pohlmann. Bertha Nòli, una massiccia ed energica settantenne che favoriva amicizie maschili e femminili, tanto alla Rosemarie quando ad altre sciagurate compagne, ha spiegato ai giudici: « Il giorno prima della sua fine, Rosemarie mi telefonò agitatissima. "Devo parlarti subito, vieni da me. mi disse: ho molta paura" Non potendo io recarmi da i.ei, Rosemarie allora venne a trovarmi nella stessa serata. Ma in quel momento io ero fuori. Rosemarie non tornò più ». La Nòli, che raccoglieva l» confidenze della Nitribitt, ha narrato poi che Rosemarie era «pazza (Vainole » pei un certo Joe, mai identificato dalla polizia. Anzi arrivò al punto di offrire duemila marchi al Pohlmann perche glie lo procurasse. Joe, infatti, era freddo con lei: non si in tcrcssava di donne. A questo punto interviene il Pohlmann: «E' una vecchia storia. Un giorno Rosemarie mi telefonò per sfogarsi con me: " Ti dò cinquecento marchi, furono le sue parole, se mi porti Joe". Mi misi a ridere: "Ce ne vogliono almeno duemila per questo favore ". Naturalmente si scherzava.'». Q.:ando Pohlmann è costretto alle ammissioni, sostiene sempre di aver scherzato. Si presenta ai giudici, dopo la Nòli, una donna di sessantanni, i capelli biondi sciolti sulle spalle, il viso imbellettato. E' Maria Buchholz, un'altra ex-amica di Rosemarie, che voleva riferire anche lei sui possibili motivi del delitto: « Il vecchio mi fa diventar matta, mi disse una sera Rosemarie nervosissima, vuol\ sempre più soldi da me... ». Chi è questo « vecchio » che ricorre con frequenza nelle deposizioni dei testimoni? La Buchholz dice di non saperlo. Ed il vecchio, come Joe ed altre figure, resta un personaggio fantomatico. Eppure la teste conosce a menadito la vita di Rosemarie. A quattordici anni la Nitribitt cominciò a frequentare i soldati delle truppe di occupa~ione. La vedevano ogni giorno con un soldato diverso. A diciotto, facayve la entraineuse in un bar notturno. Sfilano poi i proprietari dei locali equivoci frequentati da Rosemarie e dal Pohlmann. Nessuno di loro sa alcunché di preciso sui rapporti tra i due: alcuni negano addirittura di averli mai visti assieme. Si nota in questo ambiente una caratteristica omertà. Elisabeth Schneider, di 53 anni, comproprietaria del «Tredici d'oro», altro locale di nnormali, ha, come tutti gli altri, un alto concetto del Pohlmann: «Pohlmann è stato sempre un cliente tra i più corretti. Ha sempre pagato i conti, non ha mai attaccato lite con qualcuno. Non l'ho mai sentito raccontare una bor¬ , zellrtta scollacciata». Al t Tre-,ici d'oro» il Pohlmann na-\scose, dentro un armadio, i suoi famosi pantaloni grigi macchiati di sangue. Interro- gata in proposito, la Schneider fa le meraviglie. Mai visto un paio di calzoni grigi. Né tanto meno seppe mai che un giovanottino daii occhio di vetro, cui il Pohlmann li avrebbe regalati, si fosse presentato poi a ritirarli. Massimo Conti —~

Persone citate: Buchholz, Elisabeth Schneider, Frieda Baganz, Maria Buchholz, Schneider

Luoghi citati: Francoforte