Unanime appello da Mauthausen: Vivere senza l'intubo della guerra»

Unanime appello da Mauthausen: Vivere senza l'intubo della guerra» Imponente pellegrinaggio a quindici anni dàlia liberazione Unanime appello da Mauthausen: Vivere senza l'intubo della guerra» Al termine della commemorazione ufficiale di ieri i rappresentanti di dodici Paesi hanno inviato un messaggio alla «conferenza al vertice» perché sia raggiunto un accordo di vera pace - Il calvario della vita nel «lager» ripercorso da centinaia di superstiti - Visita alla «scalinata della morte» con la guida di un reduce di Claviere OAL NOSTRO INVIATO Mauthausen, lunedì mattina. Guida verso l'ingresso dell'ex-inferno di Mauthausen un viale di bandiere, una per ogni popolo che, in varia misura, vi tu torturato nella carne e nello spirito dei suoi figli caduti in mano della tirannia hitleriana. Sono ventidue e precisamente: Russia, Polonia, Ungheria, Jugoslavia, Francia, Spagna, Italia, Cecoslovacchia, Grecia, Israele, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Bulgaria, Romania, Albania, Norvegia, le due Germanie, Stati Uniti, Inghilterra. I prati adiacenti sono letteralmente tappatati di corone e di fiori sparsi. Gli autopullman si perdono a vista d'occhio nell'unico nastro stradale. Innumerevoli le automobili. E' il quindicesimo anniversario della liberazione dei pri¬ gionieri detenuti nei campi nazisti di concentramento celebrato con un pellegrinaggio d'eccezione. Noi siamo presenti, come ricordò ieri Von. Pecoraro, nella sua commemorazione al cimitero militare, con delegazioni venute da •Roma, Milano, Parma, Genova, Reggio, Aosta, Trieste, La Spezia. Il grosso, con 88 partecipanti su BS6, proviene dal Piemonte — da Torino, Alessandria, Cuneo, Novara, Aosta-Regione, Domodossola, Ivrea, Biella, Omegna, Clavière, Verbania, Rossiglione, Gravellona Toce, Ormea, Saluzzo, Monilovì, Mompantero, Yerzuolo, Moncalieri. Rappresentano l'organizzazione dei reduci e dei familiari il sen. Albertini, gli on. Bardini e Mussetto, il prof. Franco David, Danilo Nicola, Ermete Sordo, Roberto Forti, l'avv. Maris. Il pellegrinaggio si può di¬ stinguere in due fasi: una, di-mremo cosi, spirituale attraverso la via crucis dei ricordi personali o storici, l'altra soltanto fisica e cioè consistente nel ripercorrere la strada più penosa delle vittime dal posto di lavoro agli accampamenti, lungo la cosiddetta < scalinata della morte ». Cominciamo da quest'ultima. Prendiamo come guida un reduce, Filippo Todaro, di Clavière, salvatosi per miracolo, ma con un corteo di diciannove malattie, delle quali soltanto sedici guarite. lì luogo di lavoro è una fossa circondata da rocce a picco, una delle quali era ironicamente chiamata dalle 8.S. <muro dei paracadutisti». Di li fu precipitato per intero il primo gruppo di ebrei olandesi nel 1942 e prima e dopo altre centinaia di sventurati senza altra preventiva sentenza di morte che il capriccio degli aguzzini. Una sola S.S., avvinghiata da un deportato, spari con lui nell'abisso. Laggiù i prigionieri scavavano pietre anche del peso di cinquanta chili, che altri o essi stessi dovevano trasportare in alto, seguendo un pendio ripido oggi sistemato in Ì8-4 scalini, ma allora allo stato rustico e disordinato di blocchi differenti di roccia, qualcuno più alto ancora di mezzo metro. Denutriti com'erano, il cedimento del corpo era facile e mortale. Talvolta, specialmente d'inferno, le S.S. si divertivano a sospingere brutalmente verso il basso le ultime righe della colonna che andava al lavoro e queste righe, cadendo su quelle antistanti, provocavano uno scivolìo generale e catastrofico. Il nome di < scalinata della morte » ha dunque una sua ben tragica spiegazione. Il pellegrinaggio spiritule, via crucis dei ricordi, comincia all'ingresso del campo dove pende . una lunga catena che in origine doveva fermare il portone, ma utilizzata spesso dalle S.S. per avvolgerne intorno al collo di qualche infelice la parte centrale, tirandone quindi l'estremità con moto brusco; il corpo si sollevava nel vuoto senz'altro sostegno che il collo e ne derivava quasi sempre la morte. Accanto troviamo il Klagenmaur (muro dei lamenti) con anelli ai quali si poteva venire sospesi per il polso, o di fronte al quale si poteva esserè condannati a starsene in piedi per ore e giornate intere senza mangiare e senza poter soddisfare i bisogni ordinari. Lì il generale russo D. M. Karblscv, colpevole di avere organizzato l'evasione di settecento connazionali, fu sottoposto nudo a getti d'acqua che via via raggelandosi lo chiusero in una bara di ghiaccio. E poi le baracche concepite per trecento uomini, dove se ne ammucchiavano fino a sei cento, e la Genishschusskeller (cantiere delle esecuzioni) dove si ammazzava la gente con un colpo alla nuca, sistema abbandonato in seguito per la più sicura ed economi ca camera a gas. Infine il forno crematorio, dalla cui buca escono ancora due raccapric danti barelle di ferro. Si esce all'aperto con il cuore stretto che però non ha il tempo di riaversi. C'è infatti la * Appelplatz » (piazza dell'appello) dove con qualsiasi tempo e per lunghe ore, maga ri nudi, si raccoglievano i de tenuti per il controllo numerico. Al centro potevano anche penzolare degli impiccati: Oggi dove sorgeva il patibolo un cippo commemorativo ammonisce: « La sorte dei morti erudisca i vivi ». Il sacrificio dei 1S2.767 morti che portano il nome di Mauthausen (tra cui 5750 italiani) è riassunto da vari monumenti eretti alla loro memoria. Presso ogni monumento le rappresentanze nazionali han- rio prima di raccogliersi in piazza dell'appello per la com memorazione ufficiale. In essa hanno parlato il Precidente del Consiglio polacco Cirankiewicz, il russo Sokolf, il Presidente della Repubblica tedesco-orien tale Rauch, il belga Goldmayer, il francese Valleys, tutti ex-deportati. Il concetto base dei vari discorsi è quello già incon traìo lungo la strada con le scritte del genere «Mai più campi di concentramento », con la conseguente vigilanza contro ogni rtnasctre del far seismo. L'on. Albertinilla letto un telegramma inviato ai capi della conferenza al vertice da parte del Comitato internazionale di Mauthausen, in cui si sollecitano accordi che permettano € di vivere senza l'incubo della guerra, in una pace costruttiva ». a. a.