In Assise gli uccisori dei fratelli Malaspina

In Assise gli uccisori dei fratelli Malaspina Si rievoca l'eccidio di Civìlella del Tronto In Assise gli uccisori dei fratelli Malaspina Davanti ai giudici di Teramo la banda capeggiata dall'ex-carabiniere Pennesi, le cui nefande imprese destarono orrore in tutto l'Abruzzo - La terribile accusa d'una fanciulla scampata alla strage Teramo, lunedì mattina Da oggi fino al 7 maggio si svolgerà davanti alla Corte di Assise di Teramo il processo a carico di Gabriele Pennesi ed altri con»plici: Gaetano Palermi, Cesare Morelli e Fernando Morelli che la sera del 7 gen naio 1959 uccisero barbaramen te i fratelli Elena e Romeo Malaspina, in quel di Ponzano di Civitella del Tronto. Il grave e duplice fatto delittuoso è impresa della banda Pennesi che seminava terrore da diverso tempo in tutto il Teramano. A questi quattro malviventi va attribuita anche la rapina ai danni della Cassa di Risparmio di S. Omero. Sulla tragica notte del 7 gennaio 1959 sono state scritte molte cose ma oggi giova riordinare e ricordare all'njji nione pubblica il «curriculum» della banda capeggiata dall'excarabiniere Gabriele Pennesi Scopo della banda era quello di assicurarsi, con rapine e grassazioni, denari a sufficien za per sopperire alle numerose personali ambizioni. Il colpo ai danni dei fratelli Malaspina fu il più terribile e nefando. Già esisteva fra i quattro malviventi l'intesa di operare e la spedizione a Ponzano di Civitella del Tronto, in casa Malaspina era stata decisa sin dal 20 novembre 1958 allorché Fernando Morelli prò pose «l'affare ». Fernando Morelli conosceva bene la zona avendo lavorato nel podere dei Malaspina a diverse riprese per la trebbiatura del grano Optiì convellente della ban da preparò alcune mazze cortissime che dovevano servire per stordire i padroni di casa una pistola-scacciacani ed alcuni pugnali di piccole dimensioni; solamente il Pennesi portava con sé una pistola calibro 7,65. Siccome il capobanda non aveva potuto trovare le relative pallottole oerche l'armaiolo del paese aveva richiesto una regolare autorizzazione, il Pennesi si rivolse ad un conoscente, la guardia di P.S. Ubaldo Ubaldi. Questi però non volle fornire le munizioni dicendo che ne era sfornito. L'irruzione fu più voice rinviata, ora «per un motivo ora per un altro; si giunse cesi alla fatale mattina del 7 gennaio quando il Pennesi si incontrò con i suoi complici sulla piazza del paese e diede loro appuntamento per la sera, verso le ore 19, nei pressi del cimitero di Sant'Omero. All'appello non rispose Fernando Morelli, il promotore dell'impresa che all'ultimo momento accusò un malessere, giustificato poi dal fatto rhe era troppo conosciuto in casa Malaspina e che la sua presenza avrebbe certamente nuociuto anziché favorire l'impresa delittuosa. La sua partecipazione al delitto fu però sempre solidale. Il Pennesi prese in consegna lo armi vere e finte, che provvide a nascondere ir. un cespuglio All'ora fissata, i quattro malviventi, in moto e in «Lambretta >, si portarono verso la casa dei Malaspina a Ponzano. Fu Gaetano Palermi a bussare all'uscio ed a rispondere con voce artefatta, fingendosi il contadino Marrò, dipendente dei Malaspina. La signorina Elena, appena aperta la porta si vide travolta dai tre malviventi: il Pennesi, il Palermi e Cesare Morelli (l'altro era rimasto a far da palo lontano dal luogo) che irruppero nella casa. La donna urlò ma venne subito percossa con le mazze. I colpi la raggiunsero tutti sul capo tanto che cadde priva di sensi I tre uomini si portarono subito nella camera dove dormiva Romeo Malaspina e, puntandogli contro una pistola, chiesero subito dove erano i denari (i banditi erano convinti di trovarvi dai 3 ai 7 milioni). Il Malaspina nel vedere gli uomini completamente mascherati, pur non dimostrando eccessiva paura disse subito di aver speso i soldi la mattina al mercato per acquistare alcuni porcellini. Aveva in casa solo dei buoni fruttiferi che i banditi rifiutarono, insistendo n«l richiedere i denari. Si cominciò così una visita accurata nei cassetti e negli armadi ove il Pennesi rinvenne un mitra « Questo fa per noi » disse e, rivolgendo l'arma contro il Malaspina, rinnovò la richiesta. L'uomo interpellò la sorella che intanto si era sollevata da terra e si era trascinata sino ad un tavolo in cucina ove si accasciò; successivamente la donna si alzò per sedersi su di un baule. Fu allora che il fratello disse ad Elena: c Non li hai tu un po' di soldi da dare a costoro? Sembra che ne abbiano veramente bisogno ». La donna, ormai più morta che viva, balbettò poche parole monche. I banditi si diedero alla ricerca di un arnese per far saltare la serratura della cassa. Ci riuscirono e vi trovarono poco più di 200 mila lire. Stavano per andarsene quando il Palermi disse sottovoce al Pennesi che aveva avuto l'impressione che l'uomo li avesse riconosciuti. Dopo aver tracannato il contenuto di alcune bottiglie di liquore, il Pennesi rivolse il mitra contro Romeo Malaspina ed ingiunse: c Recitate la Ave-Maria perché la vostra ora è giunta! ». Subito dopo due brevissime raffiche, una contro Romeo e l'altra contro Elena. Compiuto il misfatto uscirono precipitosamente per andarsi a dividere il bottino nei pressi del cimitero di Sant'Omero. Unica testimone della tragica sera, Laurina Di Giuseppe, una domestica che riuscì a salvarsi nascondendosi sotto il letto da dove assistette a tutta la tragica scena uscendone in preda ad un grave collasso nervoso. Seguirono le delicate indagini e si giunse, nel giro di sette giorni, a mettere le mani addosso ai quattro assassini. Le responsabilità dei complici anche se divergono in alcuni punti li accomunano nella pena per un grave delitto che non ha precedenti in Abruzzo. Pertanto tutt'e quattro gli imputati, essendosi associati per commettere la rapina, devono anche r spondere di concorso nel delitto di omicidio II processo è vivamente atteso a Teramo ed in tutto l'Abruzzo. Michele Ariola Gabriele Pennesi (Telefoto) Gaetano Palermi (Telefoto) Cesare Morelli (Telefoto) Ferdinando Morelli (Tel.)