L'ostessa per amore del giovane cugine mischiò veleno alla medicina del marito

L'ostessa per amore del giovane cugine mischiò veleno alla medicina del marito II dramma nella trattoria del Casertano L'ostessa per amore del giovane cugine mischiò veleno alla medicina del marito La (Ignita e l'amante hanno confessato - Tempo fa la vittima, disperata per l'infedeltà della moglie, aveva voluto farsi uccidere dal treno: era stata salvata dalla madre (Nostro servizio particolare) Caserta, 24 giugno. Le indagini dei carabinieri di Santa Maria Gapua Veterc hanno accertato in modo preciso che l'ostessa della Via Appia ha realmente avvelenato lei il marito,Vincenzo Javaronc. Infatti la donna, dopo avere confessato e dopo avere dato una seconda versione dicendo che si trattò probabilmente di un tragico errore, ha nuovamente ammesso la sua colpa, tentando perù disperatamente di salvare il giovane Egidio Javarone, cugino del marito morto, che la voce pubblica indica come suo amante. Lo scopo di salvare il giovane — che ha venti anni meno di lei — era ben evidente. Se le indagini dei carabinieri accertassero che l'unico mo iiiiimiiiiiiiiiÌiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiimii vente del delitto fu la speranza di sbarazzarsi del marito per sposare, o comunque convivere liberamente con il giovanotto, è chiaro che i giudici dovrebbero infliggere alla moglie dell'osto e al suo amico la pena dell'ergastolo, trattandosi di omicidio con la duplice aggravante della premeditazione e del « motivo abbietto >. Ma a tarda notte, alla caserma dei carabinieri di Santa Maria Capua Veterc, si è avuto un colpo di scena: Egidio Javarone, che per tre giorni aveva ostentatamente negato ogni relazione con la donna, ha confessato al cap. Roberto Brunetti non solo di essere l'amante di Nicoletta Graziano, la moglie dell'oste, ma di averla indotta ad avvelenare il ma- nrm juiiiiii iniiii tinnii ni mi a r eaulo o, a ebanè iraa, o ao, ra- mi o e e sa ti n a ela di rne ta rito. Entrambi sono stati ora tradotti al carcere e denunciati per < concorso in omicidio pluriaggravato >. Le perizie tossicologiche svolte, una da due sanitari di Aversa (i professori Francesco Pirozzi e Domenico Pisanelli) e l'altra dal prof. Pietro Verga, direttore dell'Istituto di anatomia patologica dell'Università, oltre'ad avere confermato che l'oste Vincenzo Javarone morì avvelenato, hanno rivelato un particolare atroce: il marito della cuoca di « Zi' Rosa » non fu soppresso con dcll'anticrittogamico miscelato ad una minestra. Il punto preciso dell'intestino in cui è stato trovato il tossico ha consentito di chiarire che l'ingerimento del veleno avvenne almeno ventiquattro ore prima della cena del 9 giugno, terminata con il ricovero all'ospedale civile di Aversa ed il decesso entro due ore. Poiché l'oste, nonostante la « cucina casalinga » della moglie, soffriva di crisi gastriche, spesso Nicoletta gli dava un medicinale antispastico. E fu insieme a quel farmaco, trovato non assimilato nell'intestino, che la donna gli propinò, la notte dell'8, il veleno. Lo avevano in casa, trattandosi di un 'anticrittogamico tedesco usato per il vigneto. Anche questo, dinanzi all'evidenza rivelata dal bisturi che ha posto a nudo la verità nascosta nei visceri dell'ucciso, è stato confessato dalla donna. « Vincenzino aveva i soliti crampi, accompagnati da una torte acidità. Mi svegliò c chiese che gli portassi la medicina. Fu allora che io pensai dì liberarmene. La vita vicino a lui era divenuta insopportabile... ». E così, recatasi in cucina, versò la polvere bianca del farmaco e vi miscelò l'altra sostaìiza velenosa, dell'uguale colore. Un punto che gli indagatori cercano di documentare — per¬ niuiniiinnniiiniiiiiiiiliillllillllllllllllllllllllliilii ché di essenziale importanza nel quadro dell'istruttoria — concerne le prove sui dissensi fra l'oste, la moglie e il cugino Egidio, che abito con i familiari in un cascinale lungo l'Appia, vicinissimo all'osteria di « Zi' Rosa ». Una volta vi fu tra Vincenzo ed Egidio Javarone una lite, e l'oste sparò vari colpi di fucile, ferendo il rivale. Poiché in seguito l'imputazione di « tentato omicidio » venne trasformata, in base alle prove, in quella di « ferimento », il tutto finì con una lieve condanna. Un'altra volta, la vecchia Rosa, madre dell'oste, dovè accorrere presso la massiccia ta della ferrovia alifana, dove il figlio si era recato volendosi uccidere.- Infatti, s'era steso sui binari. La lentezza di quei treni, che hanno le stesse motrici del 1912, quando la t alifana » venne inaugurata, scongiurò la sciagura. Il mo tivo di quel proposito dell'oste — poi vinto, oltre che dal ri tardo della vaporiera, dal pianto e dalle implorazioni della madre — era uno solo: la disperazione per avere perduto l'affetto della moglie. Sull' episodio del cavallo di Egidio Javarone avvelenato dall'oste per fare un dispetto al cugino, si è accertato Che il veterinario consorziale di Aversa, Rocco Damiani, avendo stabilito la causa della morte del quadrupede, proibì al proprietario di venderne le carni. c. g.

Luoghi citati: Aversa, Caserta