Un fungo usato dagli stregoni messicani rivela nuovi segreti della psiche umana

Un fungo usato dagli stregoni messicani rivela nuovi segreti della psiche umana La scienza conferma I prodigi dell'antica magia Un fungo usato dagli stregoni messicani rivela nuovi segreti della psiche umana Dopo il trapianto in Europa, ne venne estratta la droga usata nei primitivi riti religiosi Oltre a trovare impiego in psichiatria, assorbita in piccole quantità provoca visioni fantastiche, di misteriosa bellezza - Forse avevano ragione gli antichi, a credere nelle virtù dei funghi «sacri» (Nostro servizio particolare! Roma, giugno. Nel giro di pochi anni la scienza moderna ha gettato non poca luce su certi culti antichi e misteriosi tuttora praticati nell'interno del Messico, e ha portato sotto controllo biochimico, psicologico e psichiatrico le sostanze contenute in taluni funghi, che di quei culti costituivano l'elemento principale. Con ciò non vogliamo dire che la storia sia ' finita: anzi, essa è appena agli inizi, poiché le nuove acquisizioni cosi ottenute cominciano soltanto ora ad essere vagliate nei laboratori e nelle cliniche; e i nuovi strumenti che abbiamo in mano sono ancora non molto più che allo stato di rodaggio. La vicenda della più nuova fra le < droghe magiche > — la « psilocibina » — comincia sette anni fa, nella casupola di una « curandera > messicana. Uno studioso statunitense, il ricco banchiere Gordon Wasson, aveva avuto sentore della permanenza, in taluni villaggi messicani, di certe tradizionali cerimonie religiose, nel corso delle quali i celebranti mangiavano particolari funghi, ed entravano in condizioni psichiche del tutto speciali, di tipo estatico e vi sionario. Superate varie difficoltà, Wasson e la moglie effettuarono numerosi sopraluoghi, e parteciparono finalmente an ch'essi ad un rito notturno, nel corso del quale il tranquil lo e « positivo » uomo d'affari americano mangiò anch'egli una dozzina di funghi, ed ebbe straordinarie esperienze interiori, sotto forma di visioni allucinatorie « nette e vive, più reali del reale ». Cosi si espresse il Wasson, aggiungendo che gli era sembrato di « vedere gli archetipi, le idee platoniche che sottendono le immagini imperfette della vita quotidiana... ». Dato che le « visioni > in questione erano comunque prodotte da certe speoie di funghi, partecipò ad altre successive spedizioni uno dei più celebri micologi viventi, il prof. Roger Heim, direttore del Museo di Storia Naturale di Parigi. Heim aveva già dato il suo nome a parecchi funghi, e al Messico ne scoperse un altro bel numero, riuscendo poi con estrema abilità a trapiantarli e a coltivarli nel suo laboratorio parigino. In questo laboratorio si può infatti òggi ammirare una fitta schiera di < stropharia » o di « conocyhe»: ma soprattutto 11 fungo che si è rivelato come il più importante per gli effetti che produce, e che oggi si chiama, scientificamente, <Psilocybe Mexicana Heim ». Per studiare i singolari effetti dell'ingestione degli < psilocybe », non era tuttavia pos sibile continuare a somministrare ogni volta otto o dieci funghi crudi ai « volontari » europei o americani, e tanto meno servirsene a scopi di ricerca sistematica nelle cliniche o nei laboratori. Occorreva, come sempre si fa in questi casi, « isolare » la sostanza attiva del prodotto naturale, e poi, possibilmente, riprodurla per sintesi. Tutto questo fu effettuato con eccezionale rapidità, nel giro dì un anno, dal celebre chimico e farmacologo Albert Hofmann, di Basilea. Dopo un intenso lavoro, Hofmann, un paio d'anni fa, potè annunziare di avere isolato la psilocibina, e di essere in grado di produrla in laboratorio. Questa, in succinto, la storia etnologica, botanica e chimica della droga — le cui proprietà interessarono ben presto neuropsichiatri e psicologi, sia agli effetti di una migliore conoscenza degli « interni della psiche » (date le sue singolarissime qualità evocatorìe e la sua relativa innocuità), sia per le virtù terapeutiche che potrebbe avere sui malati mentali. Che cosa « fa » dunque, in sostanza, la psilocibina? Le descrizioni, ovviamente, differiscono a seconda della personalità di chi la ingerisce e della quantità assorbita (le dos. possono variare di qualche unità intorno a una media di 10 milligrammi): ma la maggioranza dei soggetti ha manifestato vari effetti, neurovegetativi (rallentamento del ritmo cardiaco, ipotensione, disturbi vasomotori), neurologici (disturbi dell'equilibrio, esagera zione di certi riflessi), e generali (astenia, momenti di sonnolenza). Molto più interessanti gli effetti psichici, come disturbi dell'attenzione, euforia, estroversione, impressione di essere < fuori del tempo », di storsioni della percezione, iperestesie, illusioni, allucinazioni e < visioni ». Il prof. Heim scrive di aver « veduto » meravigliose successioni di colori a strisce tipo arcobaleno, poi « uno spettacolo fiabesco in blu, formato di dischi ». Molto più ricche, come abbiamo ricordato, le visioni di Wasson, tra le quali certe « strutture architettoniche con colonnati, architravi, patios, il cui splendore susci tava l'estasi, le cui pietre dai colori brillanti erano d'oro t d'onice... con una magnificenza al difuori dell'umano ». Il dott. Hofmann, dopo avere ingerito ben 32 < psllocybe », ebbe intensi fenomeni di depersonalizzazione, vide vortici dì colori e di forme con una intensità al limite del sopportabile, ert ebbe l'impressione « di essere posseduto 4a un dèmone ». Tra le persone « normali > chesl'amdepranmcre utàririreo prntesue feqmgramlaelescordnpal'dCLreddmmcduathqldqmssidttgditccfprtcpucmsrcsiaiUi i i » che si -prestarono a slmili esperienze, vi fu chi vide l'ambiente dilatarsi e trasformarsi come in Alice nel paese delle meraviglie, chi ebbe l'impressione che gli oggetti si animassero («l'armadio e il materasso respirano...»), chi credette di scorgere panorami e persone di altre regioni, con un perfetto senso di veridicità e realtà. Certe descrizioni ricordano in modo straordinario le prime composizioni surrealiste di poeti come Breton o Soupault: «La lampada mi prende in giro...»; «Quel coniglio mi piace, potrebbe proteggermi ed amarmi...»; «I suoni sembrano anelli colorati e pieni, rassomigliano a confetti, ai baci di mia madre quando ero bambino ». Insomma, pochi milligrammi di droga possono immettere temporaneamente il soggetto in un mondo di prodigio e di favola. L'unanime parere degli esperti è che la psilocibina, alle dosi anzidette, non sia tossica, e non produca effetti secondari dopo il'periodo (poche ore) di ogni singola esperienza. I tentativi di applicazione della psilocibina nel campo neuropsichiatrlco sono stati per ora praticamente limitati alle esperienze compiute dall'illustre prof. Jean Delay, e dai suoi collaboratori, nella Clinica di Sant'Anna a Parigi. L'ultima pubblicazione si riferisce a 63 malati mentali. Gli effetti positivi principali della droga sembrano esser quelli della stimolazione della memoria affettiva e dell'allentamento di certe inibizioni, il che permette a taluni pazienti di utilmente « sfogarsi ». Da un colloquio con il prof. Heim, a Parigi, abbiamo desunto tuttavia che se la psilocibina ha un avvenire terapeutici», questo sia più nel campo delle psiconevrosi e dei disturbi della personalità che non In quello delle gravi alienazioni mentali. Essa infatti favorisce, forse più di ogni altra sostanza sperimentata sinora, i fenomeni di estroversione, di contatto interpersonale e di transfert, non meno importanti in psicoterapia del riemergere d'impressioni obliate, o dello sblocco della corazza inibitiva. Ma forse non è neppure tut to qui. Non possiamo non ricordare che tradizionalmente, certe « visioni » provocate dai funghi sacri sono state sempre considerate cóme veritiere; che Wasson ha testimoniato per iscrìtto circa talune dichiarazioni riguardanti il proprio figlio lontano, fattegli da un « curandero » durante una cerimonia, e che gli avvenimenti descritti, ignoti a lui stesso e a chiunque altro, si rivelarono poi perfettamente conformi alla realtà. Lo stesso Heim, nel nostro recente incontro parigino, ci disse di avere avuto più volte la netta impressione che sotto l'influen- zaMgsaglotpptrssliMtrmdcmvsnlcadfcmgzdeDlmdTiimmmiiiiiimiiiiimimimniiiiinimiiniiiiiii Ilza della droga, la sua grande amica messicana, la vecchia i Maria Sabina, potesse « leg- j rjgere il pensiero » Illusione o verità? Diremo solamente, per concludere, che' accanto alle ricerche psicologiche e psichiatriche sulla psilocibina, se ne stanno effettuando altre, relative ai suoi possibili, e per ora soltanto presunti, effetti di « scatenatrice » di percezioni extra-sensoriali. L'avvenire mostrerà sino a che punto, ed oltre quali confini, l'umile fungo del Messico avrà potuto indirettamente aiutarci a penetrare gli infiniti segreti dell'animo umano. Emilio Servadio --♦«>♦—- — ApGmpppnrdsc1tt

Luoghi citati: Basilea, Europa, Messico, Parigi, Roma