A Lisbona si parla poco di politica di Enrico Emanuelli

A Lisbona si parla poco di politica UNO DEI PAESI PIÙ' TRANQUILLI D' EUROPA A Lisbona si parla poco di politica Tutti sono bravi, i potenti conducono vita appartata, i politici camminano d'accordo; la percentuale dei furti e degli assassini è molto bassa - La censura tiene lontane le idee giudicate pericolose ; esistono i giornali d'opposizione e anch'essi escono col visto - Nei caffè si sosta volentièri, si fanno pettegolezzi mondani, o al massimo ci si lanciano occhiate che sostituiscono le chiacchiere - Il dittatore è un uomo quasi invisibile, e alla dittatura i portoghesi sono tanto abituati da non avvertirla più - Ma allo straniero «di passaggio» succede di sentirsi stranamente lontano dagli ideali e dalle lotte, che formano la linfa dell'esistenza europea (Dal nostro inviato speciale) Lisbona, giugno. Stando in Portogallo mi ritrovo in uno dei Paesi più tranquilli d'Europa, ma anche in un Paese che pare abbia ben poco in comune con i fermenti dell'Europa d'oggi. Tutti sono bravi. 'ìli operai non hanno da rcrlamare nulla. I potenti conducono vita appartata, senza divismo stupido e -ma ostentazioni. I politici camminano d'accordo perché, alla fine, tutte le carte, tutti i problemi si convogliano su una unica scrivania e un uomo decide. La percentuale dei furti, degli assassini è molto bassa. Gli scandali sono inesistenti o, se ci sono, segretamente vengono risolti. Così è più facile descrivere un mondo complicato come è, per esempio, quello dell'India, che non quello semplice, lineare e grigio del Portogallo. Non si sa da che parte rigirarlo, per scoprire qualche cosa di nuovo perché tutto quello che si vede o si sente ripete una storia per noi vecchia di molti anni. Il Portogallo è controllato nella economia, nel pensiero, nell'arte da una dittatura paternalistica. Il dittatore è un usvtcuC«cgzaqaPccstsmhqPdcutszlvfclstiitiiiiniiiiitiiiiiiMiiiiiMiMiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiM uomo probo, quasi invisibile, sema gesti retorici e senza velleità di strafare. Il Portogallo è anche uno Stato corporativo (sul genere) ed un nostro ex ministro, il Cianetti, passa qua per « esperto » in materia. La censura tiene lontane le idee giudicate pericolose, le notizie che possono dare fastidio a chi desidera vivere tranquillo Se in un film, come è avvenuto per II Mulino del Po, c'è una breve sequenza che mostra contadini in rivolta, si taglia. Se si pubblica un libro di Sartre, c'è sempre lo zelante che si mette ad urlare che certa roba sarebbe meglio mandarla al macero. Dunque il Portogallo non ha partiti politici, tranne quello imperante. Dunque il Portogallo non ha lotte sindacali, ma ha il « gremio », che mette d accordo lavoro e capitale. Ai distributori di una benzina di marca portoghese si legge spesso lo slogan: < Lavoro della nazione — per l'economia della nazione » e si resta meravigliati, come se il contrario fosse cosa umanamente concepibile Infine nel Portogallo vita religiosa e vita polistica sono (sulla carta) ben iiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiimmii distintc, ma in realtà vanno d'accordo dandosi segretamente In mano quando è necessario Tutti lo sanno e non importa se qualche avvenimento potrebbe far pensare il contrario. Per esempio due anni fa, nell'incertezza delle ultime elezioni, e forse con l'intento di preparare una eia d'uscita, monsignor Ferreira Gomes di Oporto chiese, con una lettera a Salazar, di poter fondare il partito democristiano: non gli fu nemmeno rii sposto. Questa sfumatura | concorre a dare singolarità al Portogallo in un moderno quadro europeo. Come tutte le capitali marittime, anche Lisbona ha unr vita di caffè e questi caffè sono raggruppati in due punti, lungo una strada che si chiama Ciado (scrivo come si pronunzia) e sulla grande piazza dedicata non so più a chi, ma che tutti chiamano il Rossìo. Volete trovare gli intellettuali t Bisogna andare alla Brasilelra, una specie di antro lungo e stretto, con minuscoli tavolini, con uomini di mezza età o maturi, che leggono il giornale 0 guardano nel vuòto. Volete trovare le belle signore, 1 figli di papàt Bisogna andare alla pasticceria Benard, vicino al primo caffè che ho ricordato. E' chiara e accogliente e sul mezzogiorno o verso sera anche i bicchieri li trovereste pieni di pettegolezzi mondani. Volete vedere gli studenti ? Andate alla confetteria del Ciado, un altro budello simpatico e tutti i tavolini sono occupati da giovanotti che ripassano la leziori, che scrivono, che si sorvegliano con colpi d'occhi: sono occhiate che sostituiscono le chiacchiere. Durante l'ultima guerra (ma, da noi, i glovafti non lo sanno nemmeno) nei nostri caffè c'erano cartelli che dicevano: € Qua non si parla di politica». Nei caffè portoghesi non si trova tale avvertimento, ma è come se ci fosse.iNessuno infatti parla di politica, quasi si trattasse di un argomento discusso una volta (chi sa quando), e per sempre. Se riuscite a spingere qualcuno sulla strada della conversazione politica, vi capiterà di avere di fronte una figura, un tipo che noi abbiamo conosciuto molto bene: è il mormoratore. Sto descrivendo una certa atmosfera della vita portoghese e devo riconoscere che alla superficie può sembrare monotona, grigia, adagiata in un trantran modesto, anche se dignitoso. Ma perché tutto questo, che al primo colpo d'occhio ha un aspetto chiaro e semplice, diventa poi difficile da raccontare ? Un mio abile collega qualche mese fa dedicò parecchi articoli al dittatore Salazar. Anche lui sostenne che la dittatura di quest'uomo è tanto monotona da non conoscere nemmeno le solite barzellette usate da molti come « valvola di sfogo ». Interrogo uno dei primi conoscenti e mi dice che le barzellette sono numerose, però hanno scarsa diffusione e li, sul momento, me ne racconta almeno dieci. Ne riferisco una soltanto, che esce dal solito repertorio. Si racconta, dunque, che Kruscev ed Eisenhower si mettono finalmente d'accordo per unire le ricerche degli scienziati e dei tecnici sovietici ed americani e così costruire svelto l'astronave capace di raggiungere la luna. E, una volta ^costruita, Kruscev ed Eisenhower partono insieme, arrivano sulla luna, sbarcano e c^n loro meraviglia vedono a poca distanza un fuoco accèso. Vi si dirigono incuriositi e, intorno al fuoco, trovano tre portoghesi intenti a cuocere il baccalà, loro piqtto nazionale. Meravigliati chiedono: « Come avete fatto ad arrivare prima di noi, senza disporre nemmeno lontanamente dei nostri mezzi scientifici e tecnici?». Rispondono in coro i tre portoghesi: « E' stato semplice. Abbiamo preso un prete, sopra gli abbiamo messo un poliziotto, poi ancora un prete, quindi altro poliziotto e così via. Mettendo l'uno sopra l'altro, siamo arrivati qua ». Ad un occhio non esercitato poliziotti e preti non sono nemmeno visibili in Portogallo anche perché molti del clero quando si muovono fuori della chiesa abbandonano l'abito talare e i militi della Pide, « Polizia internazionale .■■ difesa dello Stato », non vanno sempre in divisa. Qualche mormoratore sostiene che i preti e, soprattutto, i militi ci sono in ogni posto, in ogni momento. Ma non è nemmeno questo che dà il tono della vita portoghese. Ed eccomi ancora davanti ad un altro scoglio del mio racconto. Il regime portoghese ha il pugno duro o è fatto di compromessi! Per il pugno duro qualcuno vi racconterà rocamboleschi episodi di fughe d'ufficiali dalle prigioni dov'erano rinchiusi per motivi politici o drammatiche vicende come quella di un avversario del regime trovato ucciso su una spiaggia non lontano da Cascais. Per il compromesso basta guardarsi intorno. La dittatura permette che si pubblichi un giornale d'opposizione (Republica), fascia circolare un giornale di rivendicazione monarchica (il Debate) ; ma questi, come tutti gli altri giornali, settimanali, mensili, ecc., escono con un'avvertenza in neretto che dice: < Este nùmero foi visado pela Comissào de Censura». Si pensa ad uno scherzo. Un giornale d'opposizione vistato dalla censura governativa, che valore può avere? Se aggiungo che persino gli annunci pubblicitari sono sottoposti alla approvazione del censore ci si può rendere conto di come sia lungo e penetrante il suo sguardo. llllllllllllMllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll Resto ancora in un quadro d'insieme dicendo che ci si trova immersi in una vita condizionata da troppe remore, da numerosi velami, da imprevedibili cautele. Tutto ciò può avere valore o necessità contingente: quando un braccio è rotto lo si ingessa, ma se il medico dimenticasse poi di togliere la ingessatura quel braccio diventerebbe inutile, anzi si atrofizzerebbe. La dittatura di Salazar ha meriti iniziali che nessuno le contesta. Trent'anni fa il Portogallo era estenuato da lotte politiche esasperanti, era in una fase economica disastrosa. L'uomo che ha salvato la sua patria dallo sfacelo politico ed economico, con una ingessatura necessaria, persiste nel mantenere quella medicazione; e, infine, per dire le cose come stanno: i portoghesi si sono tanto abituati ad averla che non la sentono quasi nemmeno più. A Lisbona, come in altre parti del Paese che ho già visitato, c'è tranquillità fatta di modestia e di rassegnazione. I portoghesi sono simpatici, onesti, buoni. Non sono loro che si fanno tali elogi, ma a dirmeli sono tutti gli stranieri che incontro e che in Portogallo vivono o lavorano. Ma allo straniero c di passaggio », e qua soltanto come osservatore, succede ogni tanto di sentirsi immerso in uno sfasamento di ideali e di lotte, che formano ta linfa della vita europea. A tratti sembra di vivere su una spiaggia incantata, ma fuori del mondo, in una solitudine che è intesa soltanto come mezzo di difesa. Raramente si parla di politica. Non corrono idee di avanguardia. E quasi tutti sembrano d'accordo nel dire che bisogna andare adagio con le novità sociali o tecniche. Ho scritto « quasi tutti » perché anche il tranquillo Portogallo ha i suoi fuorusciti, che cercano di far pervenire qualche messaggio su questa ultima spiaggia che si affaccia all'oceano. Enrico Emanuelli

Persone citate: Cianetti, Eisenhower, Ferreira Gomes, Kruscev, Salazar, Sartre