De Gaulle da ragazzo avrebbe voluto somigliare a Grano, eroe neo-romantico di Sandro Volta

De Gaulle da ragazzo avrebbe voluto somigliare a Grano, eroe neo-romantico De Gaulle da ragazzo avrebbe voluto somigliare a Grano, eroe neo-romantico Anche negli accorgimenti più sottili della sua politica si avverte un soffio di ideale e di sogna - La "sua,, Francia, "argilla indurila dal dolore,, - Dover scegliere, tormento e privilegio di chi comanda (Dal nostro corrispondente) Parigi, 7 giugno. Molti anni fa, a un giornale che aveva rivolto ai suoi lettori la domanda: «A chi vorreste somigliare?», un ragazzo rispose: «A Ctrano». Quel ragazzo era Charles De Gaulle e, secondo 11 suo più recente biografo, la risposta che dette vale ancora a capire il carattere del Capo dello Stato. Alfred Fabre-Luce, autore di questa nuova biografia del generale, fu uno dei seguaci di Pétain durante l'occupazione tedesca, ma afferma di considerare con rispetto la personalità di De Gaulle. Nel libro, pubblicato dalla Casa editrice Juillard, che si intitola « Il più illustre dei francesi », l'autore riporta su De Gaulle 11 giudizio che lo stesso De Gaulle dette in altri tempi su Napoleone: «Davanti a una così prodigiosa carriera, ci si sente divisi fra il biasimo e l'ammirazione ». A proposito dell'infantile ammirazione di De Gaulle per Girano di Bergerac, l'autore afferma: « Generale, presidente o scrittore, Charles De Gaulle continuerà a vestire i suoi calcoli in costumi neoromantici Nelle grandi circostanze, Machiavelli verrà messo al servizio di Cirano. Nelle piccole avverrà il contrario. La furbizia lo attira quanto la pompa» Commentando le parole di De Gaulle, il quale in uno dei suoi primi libri, " Le fll de l'épée ", aveva scritto che chi comanda deve continuamente prendere partito e « la scelta è crudele ». Fabre-Luce after ma che, a osservarlo bene, si ha l'impressione che a De Gaulle non dispiaccia di essere infelice. L'ansia sembra in lui una necessità, che fa parte del suo amore per la Francia, e l'autore ne trova la prova nel fatto di preoccuparsi, anche in tempi di tranquillità, di pericoli più o meno immaginari o comunque, inattuali: cosi, per esemplo, De Gaulle temeva la guerra russo-americana nel 1946 e l'alleanza russo-americana nel 1952. Secondo Fabre-Luce, chiunque rifiuti di Inchinarsi davanti a lui è per De Gaulle un estraneo e, quasi, un nemico. Nel 1943, ritrovando il generale Giraud, che detestava, gli disse due volte: «Non mi avete salutato». Il Presidente classifica le persone a seconda di come si comportano verso di lui e giudica il patriottismo dei francesi in relazione ai loro atteggiamento nei suoi riguardi. L'immaginazione e il gusto dell'astrazione lo portano a considerare la Francia non come l'insieme dei francesi, ma come un'entità che non ha niente a che fare con la mg; diocrità. La Francia è per De Gaulle « un'argilla indurita dal dolore»: non è un'espressione sua, ma un verso di Albert Samain, che ha messo come epigrafe a uno dei suoi primi libri. L'autore scopre nel generale una certa « insensibilità » o, ciò che è lo stesso, una «sensibilità troppo a lungo compressa ». Un episodio riferito a questo proposito nel libro di Fabre-Luce dà la misura di questa durezza: il ministro della Giustizia, parlando di un ricorso di grazia che aveva sot toposto al Presidente della Repubblica, in uno sfoggio di eloquenza, disse: «Ho visto tremare la mano dell'uomo che non trema mal », ma De Gaulle gli fece sapere dal Pri mo ministro che non aveva apprezzato affatto tanta im maginazione. L'ambizione di De Gaulle. secondo il suo biografo, supe ra le comuni ambizioni, è al di sopra di esse e cessa pertanto dì essere un'ambizione personale: è in ogni modo estranea ad ogni calcolo meschino. Nel 1927, a chi gli aveva scritto per rallegrarsi della sua promozione da capitano a maggiore, De Gaulle rispose: « Sono dolci gli avanzamenti, ma la questione è un'altra: si tratta di lasciare una tracci* ». Con questo tono di scrupoIosa obiettività, le pagine di « Il più illustre dei francesi » si susseguono accumulando episodi e documenti, rintracciati anche nella vita privata del generale che, secondo l'autore, « sembra essere stata soprattutto la preparazione di una vita politica». L'assoluta mancanza di ogni cortigianeria è 11 merito principale del libro, attraverso il quale il ritratto dì Charles De Gaulle acquista una fisionomia molto più precisa di quanto risultasse finora nelle biografie ufficiali. Non è un'opera partigiana quilla di Alfred Fabre-Luce, ni. in un senso né in quello opposto, e ciò spiega l'interesse che può suscitare anche in lettori che, in linea generale, non sono d'accordo con le sue idee. Una certa ironia, che traspare in non pochi passaggi, è compensata dalla serietà con cui l'autore ha compiuto l'indagine per arrivare a chiarire una delle personalità più complesse della nostra epoca. L'abilità è senza dubbio uno degli elementi principali di questa personalità. < I suol interlocutori — scrive FabreLuce — quando debbono fargli delle obiezioni, ritornano via senza averle potute formulare, perché esse sono state sorvolate. Elevare il dibattito è un procedimento per sottrarsi alle questioni imbarazzanti. Nel 1960, si possono paragonare le dichiarazioni alternate di De Gaulle su Algeri a quelle di don Juan quando cercava di sedurre nello stesso tempo Carlotta e Marianna ». Nella prefazione, le intenzioni dell'autore sono annunciate in questi termini: «Spero di aver espresso la mia opposizione verso il Capo dello Stato col rispetto che si conviene ». A lettura finita, si può dire che l'impegno assunto verso il suo lettore sia stato mantenuto. Sandro Volta

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