Gli edifici nuovi di Barletta erano controllati da un vigile di Guido Guidi

Gli edifici nuovi di Barletta erano controllati da un vigile Il processo per il tragico crollo con 58 morti Gli edifici nuovi di Barletta erano controllati da un vigile Lo ha ammesso il sindaco della città, spiegando che tale esame era di natura puramente estetica - Rivelate gravi mancanze dell'ufficio tecnico - Iniziano a deporre gli scampati alla sciagura (Dal nostro inviato speciale) Tran!, 6 giugno. Il bilancio è desolante e le conclusioni sono sorprendenti. A Barletta ogni controllo sulle nuove costruzioni finiva per essere affidato esclusivamente ad un vigile urbano che andava sul posto, dava uno sguardo in giro e poi riferiva ai suoi superiori. Il presidente del tribunale, allorché il sindaco di Barletta gli ha detto con molta obiettività la circostanza (pur spiegando che questo controllo si riferiva soltanto a questioni di natura estetica e non tecnica) non ha potuto fare a meno di crollare 11 capo e nessuno tra i difensori ha ritenuto opportuno replicare all'amaro commento del pubblico ministero: «La realtà è che a Barletta l'ufficio tecnico comunale era praticamente costituito soltanto dal vigile urbano Mario Mobilio ». L'avv. Giuseppe Palmitessa, sindaco di Barletta da quasi quattro anni (l'amministrazione democristiana è subentrata a quella socialcomunista) si è costituito quale responsabile civile con un obiettivo ben preciso: sostenere che il comune non ha nulla da rimproverarsi per il crollo dell'edificio di via Canosa, dove la mattina del 16 settembre 1959 vennero sepolte dalle macerie 58 persone, ed eviterà quindi di risarcire il danno ai parenti delle vittime. Inizialmente egli intendeva realizzare questo suo programma dimostrando come ogni accusa contro il capo dell'ufficio tecnico comunale ing. Nicola Cafagna fosse infondata., Ma oggi, all'improvviso, di fronte all'incalzare degli avversari (l'avv. Palmitessa si è trovato a sopportare l'offensiva da solo perché il suo legale prof. Francesco Carnelutti non ha potuto lasciare altri suoi impegni professionali) ha dovuto abbandonare al suo destino - l'ingegnere. «Era lui — ha infatti spiegato l'avv. Palmitessa — che avrebbe dovuto decidere se si doveva procedere o non al collaudo dell'edificio. Il comune ha sempre avuto fiducia nei suol organi tecnici ». Il sindaco si è preoccupato ovviamente di dimostrare come tutto a Barletta abbia funzionato sempre alla perfezione. Dire che sia riuscito nello scopo forse 6 azzardato. L'avv. Palmitessa ha dovuto ammettere, per esempio, che nessuno è stato mai tenuto a presentare i calcoli statici dopo aver richiesto la licenza di costruzione e, quello che è più grave, nessuno ha provveduto mai a richiamare l'attenzione degli uffici tecnici sulle disposizioni impartite dal ministero dei lavori pubblici e dalla prefettura di Bari perché venisse eseguito un maggior controllo in materia edilizia. Ed è stato allora che il sindaco ha lasciato solo allo sbaraglio il suo funzionario ing. Nicola Cafagna Poi sono stati presi in esame dai giudici i sopravvìssuti al tragico crollo. I loro racconti sono allucinanti. Donato De Gruttola, un insegnante, ha perduto nel crollo la moglie e due figli. Egli era partito da Trani pochi giorni prima per andare ad Ariano Irpinò, dove aveva.degli impegni professionali. Biagina Chiarello, invece, si è salvata (nella tragedia ha perduto però la madre, due fratelli e due sorelle, rimanendo sola al mondo) unicamente perché alcuni suoi parenti la vollero a Torino, dove si trasferì dieci giorni prima che il palazzo crollasse. Martino Giannini, invece, che nel disastro ha perduto la sua unica figlia in procinto di sposarsi, notò nel muro una lesio ne e avvertì il costruttore. Scipione Del Carmine lo rassicurò: «Non ti preoccupare — gli disse —, sistemeremo tutto con un po' di gesso. Comunque f palazzo è stato collaudato » Erano le 6,15 del 16 settembre 1959 e Martino Giannini andò al lavoro tranquillamente: 40 minuti dopo il palazzo crollò. Infine Kenato De Santis, un impiegato di banca, ha raccontato la sua agghiacciante avventura. Era alloggiato da venti giorni appena in un appartamento all'ultimo plano con la sua famiglia. Si trovò sui cumulo delle macerie con i due figli di 6 anni e 2 anni abbracciati al petto. S'ora salvato per un miracolo: non fu fortunata come lui, Invece, la moglie. I' presidente ha cercato di sapere da lui come avvenne la tragedia. Lo sventurato ha scosso il capo: «Non mi ricordo nul la — ha avuto appena la for' za di dire —, dormivo quando mi sono svegliato di soprassai to. Poi, di quegli attimi la me moria mi è scomparsa». Guido Guidi dlifttscdmqtd

Persone citate: Biagina, De Santis, Francesco Carnelutti, Giuseppe Palmitessa, Mario Mobilio, Martino Giannini, Nicola Cafagna

Luoghi citati: Bari, Barletta, Torino, Trani