La pioggia è un piacere raffinato per chi ama star ben serrato in casa di Paolo Monelli

La pioggia è un piacere raffinato per chi ama star ben serrato in casa GLI INGLESI SI CHIUDONO IL O DIETRO LE SPALLE La pioggia è un piacere raffinato per chi ama star ben serrato in casa Ma nel grigiore londinese si stampano immagini intense e sfumate, vapora una mistura di odori e di aromi che inebria, risorge la figura del passato - Nell'antichissima taverna dell'Old George, nata prima di Shakespeare, par d'essere fantasmi tra viventi pietrificati - La vita corre e precipita al suo destino; un vecchio poeta scrìveva: "ora attizziamo il fuoco, tiriomo giù la tendo, abbandoniamoci alla dolcezza della sera,, (Dal nostro inviato speciale) Londra, 31 maggio. Piovve tutto il giorno, quii venerdì che mi misi in un tassì con l'idea di vedere in poche ore tutta Londra. Come del resto aveva piovuto il giorno prima, e piovve tutto il week-end seguente, e piove oggi che scrivo; e insomma qui piove sempre, e un cielo chiaro con un sole netto di vapori è un'eccezione; e se l'estate scorsa c'è stata una sfilata di giornate serene, tre mesi di seguito, anche questo fu fenomeno eccezionale, e alla fine co?isiderato poco meno di una disgrazia; le campagne non si sono ancora rimesse da quella disseccante siccità, i prati dei parchi non hanno ancora ritrovato il loro preziosissimo vello intatto. Guardando traverso i vetri tempestati di gocciole ve¬ [11 IMI11M MI I [Il MI [Il 111 ! 111111M111111111 II 11 Eli 111 I l devo qua e là andando gruppi placidi di gente ferma sul portone di un edificio, lungo i muri, presso una fermata d'autobus, ad aspettare la vettura, o che la pioggia perdesse di forza. E mi tornò a mente quell'impressione del pittore Anselmo Bucci, la prima volta che venne in Inghilterra, e la pioggia endemica di questo paese andò ad incontrarselo fino alla partenza da Dieppe; e si trovarono, lui c la sorella, i soli latini, anzi «dite antichi etruschi » in mezzo ad iperborei che parevano gongolanti di gioia per quella pioggia di casa che batteva il ponte della nave. « Nessuno si mette al coperto. I visi sono lustri di un'allegria rosea, un roseo freddo di triglia e di medusa; le pipe fumano, cirri e scie di spuma nell'aria, sottofungo e sotto- ll 11 111111 111 1111111i 11111111 II t IIIIIIIIM M li 1111[11111 mare; i denti brillano come conchiglie di madreperla e d'oro ». Fra costoro, Bucci e la sorella sono « due superstiti bipedi a sangue caldo, con le piote nella rena algida, con le gambe nella fredda spuma, con le mani gelate nella Manica. Due mammiferi. Soli. E questi, ;"??:{ qui intorno che guizzano, che filano in banco verso l'isola matertia, sono pesci ». Ma appunto perché la pioggia, o almeno il cielo basso e bigio sono il normale condizionamento di quest'isola, sono della metropoli l'ornamento migliore, giustificano gli intonachi neri o grigi delle case o le facciate di mattoni nudi che prendono subito lo sporco, la monotonia di cento e cento strade fatte di case tutte precise da una parte e dall'altra, divise in due mezze case ciascuna delle quali serve ad una sola famiglia, ed ha il suo mezzo scampolo di verde intorno o sul dietro; e ognuna cerca di crearsi un'individualità con la diversa maniglia della porta, con le tendine diversamente colorate, con un diverso cespo di fiori coltivato nella poca zolla. Si vedono nel West End nuovissimi edifici a parecchi piani che promettono appartamenti di 'unti vani, riscaldamento centrale, ascensore; e molti ne sono sorti, brutti, addossati gli uni agli altri, nel grande vuoto che le bombe fecero nella City intorno alla chiesa di San Paolo; volevano farne un parco, ma la fame di abitazioni è stata più forte del naturale desiderio della popò-, lozione. Altri, più modesti, sorgono nei quartieri più poveri, si che si possano demolire le casupole cadenti, nere, grommate dalle nebbie di cento anni. (Nella vastità della metropoli capita ancora di vedere per grandissimo spazio catapecchie serrate le une alle altre, tuguri orribili, gli slums; e ci vorrà ancora molto tempo prima che siano scomparsi tutti. Ma questa è un'altra peculiarità degli inglesi, prendono un morboso e didattico interesse ai quartieri poveri della Sicilia, o come scrive lo scozzese Macdonell nel suo divertentissimo England their England, «se un terremoto distrugge North Bornco si precipitano al palazzo del Lord Mayor e arrestano tutto il traffico per miglia intorno per raccogliere denaro a favore dei poveri terremotati, ma non levano un dito per abolire i loro propri slums >). Ma gli inglesi vanno ad abitarci a malincuore, in questi appartamenti all'europea, non gli piace essere sullo stesso piano a uscio con un'altra famiglia, e avere estranei sopra e sotto; il loro ideale sono ancora quelle casette o mezzecasette da starci da soli o con la famiglia, uno o due piani oltre il terreno (e quell'andar su e giù per scalette ripide dà loro un orgoglio sportivo); ove serrarsi dentro tornati dal lavoro, nel calore della famiglia, del camino, dei vecchi mobili, delle abitudini immutabili. My home, ray castle. Davvero l'abitazione dell'inglese è pur sempre, come quando arrivarono nell'isola i romani, il castello ove fuggire gli estranei che possono rivelarsi nemici, il rifugio dalle intemperie e dalle bufere. Altri popoli aspirano ad avventure inattese, a esperienze nuoce, a spettacoli che radunino folle chiassose a cui mescolarsi; gli inglesi collocano le più raffinate gioie della vita nel serrarsi in casa, chiudersi il mondo dietro le spalle, farsi il tè, contemplare la fiamma dei carboni ardenti (e si contentano anche di falsi carboni arroventati dalla corrente elettrica). Come in quei versi del settecentista William Cowper: < Ora attizziamo il fuoco, e serriamo bene le imposte, e tiriamo giù le tende. Avviciniamo il sofà, e mentre l'acqua del tè bolle e fuma, e ognuno ha dinanzi a sé la tazza della bevanda che rallegra ma non inebria, abbandoniamoci alla pace e alla dolcezza della sera ». Dato un sentimento come questo, non ci mancava che la televisione, a far perfetto il godimento; e si capisce che ci siano dieci dodici milioni di apparecchi televisivi in uso, quasi uno per famiglia: la televisione dà una nuova dimensione alla reclusa felicità domestica; e il mondo che resta pur sempre serrato fuori, e remoto, vi giunge in forma di immagini, di fantasmi, di suoni condizionati, come illustrazioni di quei romanzi che amano leggere sprofondati in poltrona, le pantofole contro il fuoco (il più delle volte polizieschi). Giunsi sul mezzodì, varcato il ponte dei Frati Neri, lasciandomi alle spalle oltre il fiume la City dignitosa e contegnosa, in un quartiere di popolo mobile e misto; un quartiere decaduto da quello che era al tempo della regina Elisabetta, clamoroso di taverne con le lotte dei galli, di teatri, meta di letterati, di gentiluomini in busca di galloria, di marmai d'ogni nazione, allettati da bionde e rosee e facili ragazze fiamminghe che le leggi puritane di re Edoardo I avevano scacciato dalla città oltre il fiume; ma qui avevano il permesso di vivere e civettare in pace, a patto che non si vestissero come le gentildonne di ermellino e di seta. (Lo scorso anno, come vi dissi allora, il ministro signor Butler, facendo sue le proposte del professor Wolfcndee, che sarebbe la senatrice Merlin dell'Inghilterra, bandi tutte le vagabonde fanciulle che avevano fatto di Piccadilly e di Soho e delle strade vicine il loro silenzioso e discreto campo di conquista; ma non concesse loro un quartiere fuori mano ove trasferirsi. In compenso una legislazione tollerante permette ad esse di appiccicare ai canti delle strade, negli albi che recano gli annunci di chi cerca casa o vuol vendere roba usata o collocare un gatto presso una famiglia di buon cuore, il loro indirizzo e il numero di telefono; e stanno a casa, my home my castle e la polizia non le disturba e i ricini le rispettano ; oppure diventano artiste di un nightclub che per i suoi soci organizza spettacoli di spogliarel¬ lo, e nemmeno qui c'è chi le disturba perché anche le stanze di un circolo privato sono un castle inviolabile). Ora questo quartiere è tutto botteghe e magazzini e fondachi d'ogni genere; e andando un poco a piedi per quelle strade mi sono inebriato di una ricchissima mistura di odori d'ogni genere, fatta dei sentori umidi delle cassette e della paglia per gli imballaggi, dei sacchi, dei panni della gente, degli aromi del tè, del tabacco, del formaggio, del prosciutto, dei grassi, del rum, dell'aceto, delle spezie, c del muccido elio vien su dal fiume, che sa di sale con l'alta marea, e di pesci morti e di rottami con la marea bassa. Questi effluvi aperitivi ebbero il loro effetto; e mi diressi alla vicina antichissima taverna dell'Old George, sorta che Shakespeare non era ancor nato e che Dickens popolò dei personaggi del circolo Picwick. Entrai con due compagni italiani, vidi sotto il soffitto di travi nere, sedtite alle tavole nere, una dozzina di persone nell'immobilità di un quadro vivente. Andammo a guardare le due pistole incrociate sulla parete, un manifesto teaucle del secolo XVIII, una stampa antica, ordinammo whisky e salsicce alla ragazza dietro lo sportello, che certo discende da una delle rosee tonde fiamminghe di cui sopra; nessuno alzò gli occhi a guardarci, nessuno scambiò un commento con il vicino. Artieri, operai, giovani dall'aria di studenti o di impiegati, due vecchi professori che leggevano il Times e Z'Observer, tutti col cappello o il berretto in capo, mangiavano un panino, bevevano birra, senza alzare gli occhi dalle mani o dal giornale. Nemmeno i quattro giovani in fondo, che dovevano essere giunti insieme, e non leggevano, nemmeno essi scambiavano parola alcuna. Uno di essi si alzò, andò allo sportello, ordinò alla biondona un'altra birra, senza sorriderle, tornò a sedersi in silenzio. Due donne mature nella nicchia, vestite come alla fine del secolo scorso, labbra e chiome tinte, non leggono, non parlano, non girano gli occhi. Guardo la stanzetta invasa da una luce di pioggia, ho il senso di esser fantasma fra questi viventi pietrificati. Tremano ad un tratto i vetri ad uno scoppio là fuori; forse una gomma, un motore; potrebbe anche essere un colpo di pistola. Nessuno alza gli occhi, nessuno si è voltato verso la finestra o .la porta. lì silenzio è così fondo, lugubre, mortale, che quando esco fuori, nel vicolo deserto, mi pare che mi si sturino le orecchie di colpo; solo per un brusìo remoto che viene dall'ingresso del vicolo ho il senso di esser capitato in mezzo ad una folla clamorosa. Paolo Monelli

Luoghi citati: Inghilterra, Londra, Sicilia