Crollo nei prezzi dei suini di Carlo Rava

Crollo nei prezzi dei suini MOTE DI AGRICOLTURA Crollo nei prezzi dei suini I bassi prezzi raggiunti nel mese di maggio nella vendita dei suini non si erano mai verificati In questo ultimo decennio e neppure nel 1953, anno in cui la depressione dei prezzi fu molto sensibile e si toccarono le 300 lire al chilo per i capi di 180 chili. Il prezzo è poi salito a 410 nel 1954, a 385 nel 1955 e poi è oscillalo dalle 350 alle 360 negli anni successivi fino a tutto gennaio 1960. Dal febbraio scorso è cominciata la discesa ed attualmente si è arrivati a 220-240 lire, cioè con il ribasso di un terzo. Le principali cause sono: importazioni massicce di animali e di carni, depressione del prezzo dei grassi, vendite stagionali. E' indubbio che fino a quando i maiali saranno pagati meno di 360 lire al chilo peso vivo, gli allevatori andranno incontro a perdite, perché fino a otto giorni addietro, da un maiale di 160 chili si ricavava circa 36.800 lire (L. 230 x kg. 160) contro una spesa di 20.000 lire per l'acquisto del « maglione » di 40-50 chili fatto sei mesi addietro e 20-24.000 lire per i mangimi consumati, senza tenere conto delle spese di mano d'opera, veterinario, affitto locali, interessi del capitale anticipato per 180 giorni, quota di rischio, ecc. Di tali ribassi eccezionali non ne ha fin'ora beneficiato il consumatore il quale non ha notato alcuna riduzione dei prezzi dei salumi. Nell'ambito delle aziende agricole familiari l'allevamento dei suini è già diminuito molto in questi anni, perché i piccoli allevatori non ne riscontrano più la convenienza economica; sono stati invece ampliati gli allevamenti industriali tenuti dai caseifici, dai mugnai e dai negozianti di mangimi, perché utilizzano i sottoprodotti della lavorazione del latte, delle farine e dei prodotti agricoli. II patrimonio suinicolo nazionale ammonta, secondo le statistiche, a circa 4 milioni di capi per un valore medio approssimativo di 160 miliardi di lire, corrispondente al valore della produzione annuale von dibile. Gli allevamenti di mag gior importanza si trovano nell'Italia settentrionale per il 48%, hell't2alia centrale per il 29% e nel Meridione per il 23%. Anche in tale settore noi dobbiamo ancora fare notevoli progressi perché è necessario indirizzare gli allevamenti verso animali di conformazione tale da produrre poco grasso, poco lardo e molta carne; mantenerli fino a raggiungere il peso di 110-120 chili e poi venderli, alimentarli con razioni equilibrate in modo da stimolare sempre più la produzione della carne, In questo particolare momento critico, gli allevatori richiedono agli organi competenti di prendere provvedimenti atti a riequilibrare il mercato interno e, tra l'altro, la limitazione delle importazioni, la esportazione agevolata dei grassi e la istituzione del prezzo minimo come si è fatto per bovini. Le autorità governative stanno già predisponendo un apposito disegno di legge e se sarà sollecito si ritiene che dovrebbe essere in grado di normalizzare il mercato suinìcolo. In seguito ai recentissimi provvedimenti presi giorni addietro si sono già notati segni di risveglio ed un miglioramento delle quotazioni che at tualmente raggiungono le 250270 lire al chilo. Carlo Rava

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