Oltre trentamila terremoti scuotono ogni anno la terra

Oltre trentamila terremoti scuotono ogni anno la terra CuariJo si scatenano, le forze delia natura producono energie di impressionante potenza Oltre trentamila terremoti scuotono ogni anno la terra Il fenomeno è più frequente in alcune zone del globo - L'evento tellurico non si può prevedere Non esiste un rapporto di causalità fra i sismi che si abbattono, a breve distanza di tempo, su regioni diverse . Che cosa si può fare per limitare i danni nei paesi più soggetti alle scosse E' comunemente diffusa la cognizione che certe determinate zone della superficie del nostro globo sono « preferibilmente » visitate dai terremoti. Diceva Plinio: dove la terra ha tremato, tremerà. Si sa pure che la sismicità, nefasta caratteristica di molte contrade, è distribuita con maggiore frequenza statistica (circa il 90% delle scosse) su determinate fasce o circoli, che, da quello del loro scopritore, — il sismologo B. Montessus de Ballore, — prendono il nome. Si conoscono statistiche non troppo tranquillanti sul numero annuale delle scosse sensibili all'uomo: valutata oltre 30 mila all'anno da J. Milne ai principi del nostro secolo, la cifra, che si riferisce a tutto il globo, sembra essere aumentata. Sulla frequenza dei terremoti si è cercato di indagare. Da tempo i sismologi giapponesi sembrano aver intuito che terremoti distruttivi si presentano spesso preceduti da una elevata frequenza di piccole scosse per lunghi periodi di tempo. Studi su questa traccia sono tuttora in corso e qualche risultato si avrà certamente col tempo. In occasione dei recenti terremoti vi è tuttavia un aspetto, in certo senso nupvo e diverso, formulabile con una domanda : è ammissibile un legame di concausalità fra i meccanismi più o meno noti della sismogenesi quando si tratti di zone sismiche distanti molto fra loro? Come tutti ricordiamo, in meno di cinque mesi si sono effettivamente verificati tre terremoti: quello del Vallese (Altschorn) più che sensibile; quello assai forte di Agadir; quello altrettanto violento, se pure meno grave dell'Iran ; tutti rientranti nella sismicità dell'arco mediterraneo-himalaiano. Si è aggiunto infine quello del distretto andino di Concepción (Cile) del 21 maggio. Ebbene, si può rispondere, malgrado ogni suggestione di facile presa, che i detti terremoti, non hanno e non possono avere fra loro alcun legame causale, almeno fra quelle forze che presiedono ai fenomeni geofisici del 1 ordine che, come del resto è intuitivo, operano in modo sincrono su tutta la superficie del nostro pianeta. Una cosa è la frequenza delle scosse telluriche nello stesso distretto sismico, un'altra cosa è la frequenza, astrattamente statistica, di varie scosse in varie e lon tane zone della superficie del globo. H violento terremoto tettonico di Concepción è do vuto ad uno degli ipocentri sub-oceanici, che rientrano nell'arco orientale del cer chio circum-pacifico. Una distorta, e purtroppo diffusa, interpretazione del significato della parola « tettonismo » vuole sostituire, al vero concetto fisico della cosa, quello di « assestamento » : si tratta di ben altro che di semplici tenta tivi di forze livellatrici! Il « tettonismo » è una carat teristica ereditaria della crosta terrestre in funzione delle sue caratteristiche plasto-elastiche : è il modo di essere di questo involucro solido, nel senso comune della parola, a causa ed in conseguenza di tutti i travagli subiti per effetto dei po tenziali naturali, che hanno agito a cominciare dall'ori gine del globo ad oggi. Le fratture, in vicinanza delle quali si spostano gli epicen tri dei terremoti, sono conseguenze del lavorio cui si è accennato, che è, fra l'ai tro, concomitante alla così detta « orogenesi », o for inazione delle montagne. La sismicità è una conseguenza delle forze o tensioni interne operanti sulla materia visco-elastica ed anche plasto-elastica degli strati profondi della crosta Terrestre. In certe determi nate zone della quale, so prattutto in vicinanza delle linee di faglia o fratture preesistenti, possono con centrarsi enormi quantità di energia sismica allo stato potenziale. Per un concorso di cause dovute , all'in ter vento di forze perturbatrici quali il così detto serraggio dei blocchi (è il nome che si suol dare al mosaico dei pez zi in cui la crosta terrestre è frammentata più o meno visibilmente), oppure a for ze derivanti dal così detto equilibrio isostasico, dovute alla loro volta a differenze di densità degli strati, od anche alla forza centrifuga l'energia accumulata può esplodere in forma dinami ca. Un terremoto ha origi ne, e con esso le manifesta zioni esterne di scorrimen to di strati, sprofondamenti, elevazioni e perfino crolli di montagne. Quando il centro scpdqrCctofg sismico è situato sotto la coltre oceanica si hanno in più i tremendi fenomeni delle onde di maremoto, quali quelle verificatesi durante l'ultimo terremoto del Cile. La statistica ci assicura che si hanno in media tanti terremoti ad epicentro suboceanico quanti in terraferma. Importante è il fatto che la maggior parte degli epicentri sub-oceanici si trova in vicinanza di quelle coste dove sono più avvicinati i maggiori dislivelli batiali a quelli continentali. Lungo le coste andine, già note per la loro marcata sismicità, profondità marine dai quattro ai cinquemila metri distano soltanto qualche centinaio di chilometri dalle catene montuose interne superiori in altezza ai tremila metri. Quello che si dice del Cile, può essere ripetuto per le zone instabili del Messico e della California. Nel terremoto di Concepción non è mancata la caratteristica comune a tutti o quasi tutti i terremoti tettonici: la sequenza delle repliche. Questo fenomeno, destinato ad accrescere le rovine provocate dalla prima scossa ed il terrore dei colpiti, è dovuto precisamente al meccanismo con cui la energia viene liberata, ed all'intervento inevitabile degli spostamenti delle due facce a contatto della stessa faglia. Fasi di equilibrio instabile vengono ad intervalli raggiunte per effetto di resistenze opposte dalle faglie stesse al movimento. Appena superate di poco tali resistenze una nuova scarica di energia tensionale è resa possibile, e così via fino ad esaurimento di ogni carica tensionale. Uno dei più suggestivi lavori sull'argomento è dovuto al sismologo americano H. Benioff. Vorrei chiudere queste brevi note con una osservazione nel campo della difesa antisismica. Cosa si può fare per impedire o limitare le maggiori distra zioni fra le popolazioni che abitano nelle zone sismiche e che talora, per un. dispe rato amore alla propria terra, non volessero abban donarle ? Poiché non è dato alla scienza in nessun modo di prevedere i terremoti, resta una sola possibilità. Quella sostenuta dallo scienziato giapponese Drof. Hirosi Ka wasumi della Università di Tokyo. Il Kawasumi pensa che nelle zone attualmente sismiche può essere valuta to il massimo grado di energia sismica che deve attendersi allo scopo di proporzionarvi una adegua' ta resistenza delle costru zgmdsmsqqpsptqzsSalìMIIlllllJIlllllllllilllllllllllllllllllIllllllllllllIlll zioni, con un tollerabile grado di rischio. In conclusione affermiamo che non si può prevedere l'evento tellurico nella sua coordinata temporale ma si può in ogni zona sismica prevalutare, per quando esso si presenterà, quale potrà essere, assai probabilmente la sua inten sita massima. Perché tanto più forte è un terremoto tanto più bassa h la frequenza delle sue appari zioni nella stessa zona si smica. prof. ing. Emilio Perri Libero docente di Sismologia e di Ingegneria s!">mi<!a al Politecnico di Torino nMIIIIIIIIMIIIIMIMIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIMIIIIIIIIIIIII Le coste del Pacifico investite, dal violento m^-^oto

Persone citate: Emilio Perri, H. Benioff, Milne, Vallese

Luoghi citati: California, Cile, Iran, Messico, Tokyo, Torino