Il governo ed i prezzi di Ferdinando Di Fenizio

Il governo ed i prezzi I limiti gali'lxitarve nto Il governo ed i prezzi Il governo Tambroni, in carica da poche settimane, ha già chiaramente saputo esprimere una sua .particolare azione economica: essa si manifesta soprattutto con provvedimenti in tema di prezzi. La diminuzione nel prezzo della benzina e del gasolio; la riduzione nel prezzo dello zucchero ; la diminuzione nei prezzi delle banane; gli aumenti nelle tariffe postali sono misure che non potevano per certo passare inosservate. Non ci si è, del resto, arrestati qui. Sono seguite altre deliberazioni riguardanti i prezzi del carbon fossile e delle scorie Thomas. Altre ancora sono allo studio: in tema di fertilizzanti chimici, e forse di medicinali. Né si sa dove ci si vorrà arrestare. Una tal politica riguardante le ragioni di scambio, soprattutto per i beni di consumo, ha meritato approvazioni e critiche. Chi l'approva argomenta spesso che essa, diminuendo l'ascesa congiunturale delle quotazioni in grosso ed al minuto, permetterà al nostro Paese di proseguire più a lungo nell'attuale fase di espansione, senza restrizio ni monetarie che già furo no adottate in altri Paesi d'Europa. Chi la critica suol giudicarla timida, fra zionantesi su quotazioni marginali ; ed anche « artificiosa », manifestantesi, cioè, in provvedimenti un tantino lambiccati, dove le deci. sioni si alternano alle promesse, le constatazioni alle previsioni. Personalmente, mentre condividiamo gli argomenti di chi approva, saremmo disposti anche ad ammettere che v'è del vero nelle osservazioni critiche: a patto, però, che subito si aggiunga una constatazione. I provvedimenti presi in tema di prezzi sono diretta conseguenza dell'intelaiàtura istituzionale in cui si trova ad operare, in questo campo, il nostro governo. Non sarà, dunque, male se ci sforzeremo di porre in chiaro queste premesse. * * L'Italia è ad economia libera e, secondo la nostra Costituzione, in essa opera ed è tutelata l'impresa privata. Nel nostro sistema economico, dunque, i consumatori fanno liberamente le loro scelte, distribuendo a loro piacimento il reddito che possiedono. Mediante queste scelte, essi provoca' no variazioni nei prezzi. Ed è il sistema dei prezzi, libe ramente formato, a premiare i produttori più avveduti, a punire gli inesperti, a distribuire per il meglio, tra di essi, i fattori della produzione, ed in primo luogo il lavoro. Una politica di prezzi, influenzati dal centro, è in linea di massima irrealizzabile in un sistema economico siffatto; e, se fosse attuata, condurrebbe alla distruzione dell'econo mia di mercato. Ciò non toglie tuttavia che, anche in un sistema economico siffatto, il governo abbia qualche possibili tà di intervento nel sistema dei prezzi. Ecco un primo esempio. Operino, accanto ad imprese private, nel sistema economico, imprese pubbliche monopolistiche Nulla può vietare al governo di influire sugli organi direttivi di quelle imprese affinché, in un certo mo mento, modifichino i loro prezzi di vendita, piegando si ad esigenze di carattere generale, oltre che aziendale. Il sistema dei prezzi, prò quota, ne subirà le conseguenze. Proprio quanto è successo in Italia di recente per le banane oppure per i servizi postali. Quanto potrebbe ancora succedere, domani, per i tabacchi. Tuttavia non si dimentichi che : monopoli pubblici ovunque ed anche da noi, si contano sulle dita. Una seconda via aperta al governo per influire sui prezzi, anche in regimi di economia libera, si ritrova badando a certe forme di imposizione fiscale. Supponiamo che in un certo Paese il pubblico potere abbia stabilito da tempo imposte di fabbricazione su taluni prodotti, per ipotesi venduti su mercati concorrenziali. Supponiamo pure che, in un certo giorno, quel governo si decida a mutare apprezzabilmente le quote unitarie di quelle imposte. I prezzi ne risentiranno; e, se si tratta di diminuzioni, caleranno. Se, però, i mercati non fossero concorrenziali, que¬ sblgnpAspaddcaenustbcsdedlI ste relazioni causali potrebbero non manifestarsi. Allora? Lo si saprebbe da gran tempo ed il governo avrebbe verosimilmente provveduto in vario modo. Ad esempio mutando la struttura del mercato oppure istituendo un organo amministrativo, incaricato di sorvegliare a che le condizioni di offerta non inducano le imprese produttrici ad abusare del loro potere economico. Qualora ciò fosse avvenuto, il governo avrebbe una terza via per influire sulle quotazioni liberamente formate in economia libera; quella, per l'appunto, che passa attraverso codesto organo amministrativo di controllo sui prezzi. * * Tali nostre generiche esemplificazioni riguardano direttamente l'economia italiana: lo si è già compreso. Infatti l'on. Tambroni (nel quadro dei prodotti colpiti da imposte sul consumo e dei prezzi soggetti a vigilanza: quadro piuttosto ristretto) si è servito proprio dei due strumenti or ora elencati. Per la benzina, ad esempio, e per lo zucchero vi fu tipicamente una riduzione di imposta, e l'invito al C.i.p. (Comitato Interministeriale Prezzi) a rivedere i conti dei produttori, giudicando se non si potesse ottenere ulna diminuzione nei prezzi dei prodotti finali. In alcuni casi, la de cisione non è stata ancora raggiunta. Parecchi si impazientiscono, e vafforzano le loro critiche: tuttavia una precisazione qui cade opportuna. L'organo amministrati¬ vnaontdztucitctdlqmfddolddpsntntldC■iiiiiritiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifitiiiiiiiiiiiii vo che fu descritto dianzi non può essere paragonato ad un « ufficio prezzi » che operi nel quadro di una economia pianificata dal centro; in grado, cioè, di decidere sul livello delle quotazioni, con criteri suoi: potendo al limite attingere utili dalle imprese pubbliche favorite per travasarli in imprese pubbliche svantaggiate. Ogni organo di controllo sui prezzi, operante in economia di mercato, deve in primo luogo non ledere il funzionamento di quello stesso sistema economico. Per l'Italia ciò fu confermato da una sentenza della Corte Cost?f""'onale del 25 giugno '57 e da una ordinanza del marzo '60 della rv Sessione del Consigliò di Stato. Dunque, esso può decidere soltanto dopo approfondita indagine su costi e ricavi ; né può il governo imporre l'abbandono di codeste direttive. Così si spiegano le limitazioni alla corrente azione sui prezzi; i lunghi comu nicati ministeriali; l'incer tezza di talune loro formulazioni; la sostituzione di semplici promesse a norme di imperio. Anzi, a ben considerare, anche le promesse costituiscono una discu tibilissima anticipazione. E C.i.p. ha poteri discrezionali ampi, ma non illimitati Prima esso deve liberamente ed obiettivamente indagare, poi decidere. « Prevedendo » autorevolmente le sue decisioni, si riesce ad esercitare indirettamente una « pressione morale » su di esso che la legge non consente. Ed è bene che non consenta. Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Tambroni

Luoghi citati: Europa, Italia