L'Italia per gli stranieri è il paese dell'ottimismo e della gioia di vivere di Nicola Adelfi

L'Italia per gli stranieri è il paese dell'ottimismo e della gioia di vivere LE NOSTRE CRITICHE AMARE E L'ENTUSIASMO DEI FORESTIERI L'Italia per gli stranieri è il paese dell'ottimismo e della gioia di vivere Aon bastano a spiegarlo il sole, il cielo, il mare - Charlot dice che siamo ugli ultimi anarchici in un mondo conformista»; altri elogiano l'ospitalità cordiale, il calore umano • «Da voi (dicono) ci si sente come in casa propria» - Ma neppure gli italiani hanno torto, quando lamentano, gli scandali, le ingiustizie, le zone arretrate, le debolezze morali (Nostro servizio particolare; Roma, maggio. Ci sono due Italie che non si rassomigliano tra di loro, anzi si contraddicono: una è l'Italia nostra, di noi italiani; l'altra è l'Italia degli stranieri, intendo dire dei turisti. A noi clie ci viviamo dentro tutto l'anno, l'Italia non si presenta con un volto amabile. Le cronache ci raccontano ogni giorno le magagne, i vizi e i peccati, le innumerevoli miserie di casa nostra; e al termine della lettura di un intero giornale, davanti agli occhi si prospetta l'immagine di un paese povero, angusto, squilibrato, intollerante. Tanta è l'acrimonia nelle lotte politiche che il linciaggio IIIIIIIIIIIIII1I1IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII1IIIIIHIU morale si direbbe il nostro passatempo preferito; e l'astio fra « nordisti » e « sudisti » è quale forse non esistè neppure al tempo della guerra dt secessione fra gli americani. E poi delitti, delitti, delitti; della mafia siciliano, della camorra napoletana, dei magliari e dei « protettori » dappertutto. E grossi, frequenti processi di pubblica L'irruzione. E scandali vergognosi anni giorno; con al centro pr ncipi e duchi delle più amiche /amiglie, con attrici nostrane o piovute in mezzo a. noi da tutt'e cinque i continenti. Non parliamo poi dei furti, delle ingegnosissime truffe, degli omicidi e dei ferimenti commessi so¬ IIIII 11 ! 11 i I 11 11M111111 r I < 111 r ! 11 ! I ! 11 ! 41 ! j [ 11M11 j r 11 vente per i più futili motivi. Se dalla cronaca spicciola volgiamo la mente ai problemi di fondo del paese, ecco che il quadro diventa ancor più buio: un indice di analfabeti tra i più alti d'Europa, tre milioni e forse più di italiani che vivono nella disoccupazione o ai margini della sottoccupazione; intere regioni che languono avvilite a causa del basso tenore di vita. E come accade sempre nei paesi arretrati, una immei%"i distanza divide i ricchi dai poveri: ai primi quasi tutto è concesso, ai secondi quasi tutto è negato. E come si fa a restare sordi all'accorato o sdegnato pianto dei moralisti? A sentirli, tutti i valori morali si 11 r 11 | IIIIIIIMIIIIIIIIIimilllllllllllllllllll vanno rapidamente deteriorando in Italia. Quasi niente si salva dalle loro geremiadi. L'istituto familiare fa acqua da molte parti. L'onore in tuUe le sue forme,, da quello femminile a quello professionale o degli uomini politici, è sempre più considerato una moneta fuori corso. Viceversa, la misura di quel che ciascuno di noi vale viene data dalla quantità, di denaro che riesce a guadagnare, non importa come E gli eroi del giorno non sono gli scienziati emeriti, i grandi scrittori e poeti, ì benefattori dell'umanità, gli eccellenti oratori e statisti. Niente di tutto ciò. Oggi gli eroi nazionali sono « i fusti » e le « maggiorate fisiche », gli strillatori e i divi del pedate o del pallone; gente magari che ha il cervello di un cardellino, ma che può mettere in. mostra particolari doti fisiche. Siamo insomma in piena decadenza. Povera Italia! Se questo è, più o meno, il ritratto che dell'Italia hanno cinquanta milioni di italiani, non gli rassomiglia neppu J di lontano l'idea che del nustro paese si son fatti gli stranieri, e sono molti più di noi, centinaia di milioni nell'intero mondo. Quando si va, in paesi stranieri, è raro, è rarissimo sentir parlare male delle nostre città, spiagge, monti, paesini, e di ■ coloro che li abitano. Dappertutto, basta nominare l'Italia e subito si leva un coro di lodi, di sospiri nostalgici, e le labbra si inarcano da sé al sorriso, gli occhi si iiluminano. Con ricordi precisi, con episodi e aneddoti circostanziati, con impressioni tutt'altro che superficiali, gli stranieri ci dimostrano, a noi italiani, che l'Italia così com'è, con i suoi contrasti e le sue contraddizioni, è l'unico paese forse nel mondo dove sia possibile vivere bene, riacquistare il gusto nell'esistenza e la fiducia negli uomini. Ma da quale fonte scaturisce questa unanimità di consensit Questa è una domanda che con insistente curiosità ho portato in giro nei miei viaggi} fra genti diversissime; e vi dirò subito che non ne sono venuto a capo. Una volta posi la domanda a uno. degli uomini ^iù vivaci e intelligenti della nostra epoca, Charlie Chaplin. Non era un colloquio convenzionale, ma a quattr'occhi, e io assillavo addirittura Chaplin perché uscisse dal vago e cercasse profondamente entro di sé le radici di quel che lui chiamava il suo « esilarante piacere di rivere in italia ». L'attore cercava di schermirsi e intanto andava indagando tra il cuore e il cervello: « Non so... è difficile spiegare... più che altro è una sensazione di piacere. Forse è perché in Italia io respiro bene, i polmoni mi si allargano. Si, anche altrove c'è il sole, c'è il mare, ci sono i monti e un cielo come questo. Ma è diverso ». Poi frionfalmente, come se alfine avesse trovato quel che con tanto sforzo aveva cercato, disse: * Ma qui ci sono gli italiani. Qui ogni uomo è un uomo. Qui la massa non esiste. Siete tutti individualisti, ciascuno per sé. E' questa la vostra originalità. Ed è qualche cosa che non ha prezzo nel mondo di oggi, così uniforme e piatto. Ciascuno di voi è antiamericano, antirusso, antitaliano, antitutto; è se stesso, e basta. Ogni italiano è un universo a sé stante, dove lui solo è il padrone. Siete forse gli ultimi e felini anarchici in unmondo di poveri conformisti. Un giorno tarò un film sugli italiani». Per quanto valide, le parole di Chaplin non credo possano esaurire il discorso sulla universale popolarità del nostro paese. Di recente a Parigi, capitato in un salotto internazionale, si venne a discorrere dell'Italia, e d'incanto si dissipò l'uggia di siffatte riunioni mondane; la conversazione divenne generale, accalorata. Ma era senza capo né coda. Chi vantava le opere d'arte italiane, si sentiva rispondere che monumenti, musei e gallerie non mancano altrove. Chi si estasiava al ricordo di certi panorami italiani, veniva sopraffatto da un lungo elenco di panorami celebri della America, dell'Asia, dell'Africa, della stessa Europa. Se uno ricordava con dolcezza i cibi italiani, subito i francesi gli davano addosso. E così era per ogni altro aspetto o cosa italiana; si trovava sempre qualche cosa di meglio in un'altra nazione. Allora t Anche quella, sera a Parigi fu difficile arrivare a conclusioni accettabili da tutti. Uno dei più noti giornalisti francesi, Bertrand Valéry, disse: < Amo l'Italia più di ogni altra nazione perché dappertutto in Italia mi sento a casa mia, in pace, fra gente amica. E' agevole vivere laggiù. Ci si scarica dei veleni accumulati altrove, ci si distende. Ogni uomo considera gli altri come il prossimo suo. In nessun paese si vive cosi bene come in Italia ». Tutti assentirono. Ci fu una lunga pausa come se ognuno cercasse dentro se stesso ricordi e argomenti che confermassero l'assenso dato. Poi una gran dama viennese disse: « Oli italiani sono gentili con semplicità. E come veri signori tengono la loro casa aperta ai forestieri. La loro è una cortesia naturale, antica ». La moglie di un diplomatico danese aggiunse: « Lo straniero non si sente mai sperduto in Italia. Se è in difficoltà e si rivolge al primo che passi, viene assistito, quasi preso per mano come se fosse un bambino. Col più spontaneo interesse, con un calore veramente umano ». Fa sempre piacere sentir parlare bene della propria terra, ma ancor di più in contrade straniere, fra genti forestiere. E tuttavia, quella sera, nel salotto parigino, io tacevo. Ero tutto assorto a interrogarmi: quale delle due Italie è la vera, la nostra scandalosa e semibarbara, oppure l'altra, quella gentile e calda degli stranieri.' Non trovai allora una risposta soddisfacente e non ancora l'ho trovata. Nicola Adelfi

Persone citate: Bertrand Valéry, Chaplin, Charlie Chaplin