Le colpe e gli arbitri del fascismo negli anni che portarono alla guerra
Le colpe e gli arbitri del fascismo negli anni che portarono alla guerra Le colpe e gli arbitri del fascismo negli anni che portarono alla guerra Lezione del prof. Venturi sui « 30 anni di storia » - II soffocamento della cultura e i « tribunali speciali » - Un drammatico episodio : la fuga dal confino di Lipari La drammatica realtà che dominò la vita italiana negli anni dal Concordato alla guerra di Spagna è stato il tema della sesta lezione del corso su « Trent'anni della nostra storia, dal 1916 al 1945 », svolta ieri al teatro Alfieri affollato forse ancor più delle scorse serate (gli spettatori si assiepavano anche lungo le corsie, nella fossa dell'orchestra, dietro ie quinte e nei posti più alti della galleria). La lezione è stata dedicata alla memoria del valoroso partigiano « G. L. » Ettore Rosa, morto ieri mattina a Cuneo. Il periodo che il prof. Franco Venturi, dell'Università di Torino, ha esaminato questa volta comprendeva gli anni dal 1927 al 1936, durante i quali il fascismo compi grandi gesti di prestigio che, nelle intenzioni, dovevano irrobustirlo nella società italiana ed imporlo all'attenzione del mondo. Invece sono gli anni in cui rivelò le profonde incoerenze che lo portarono alla rovina. La cultura uffi¬ imimiii Il iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii l a e , e a e a o , o , , i e ¬ ciale, mentre le Ideologie fasciste erano in crisi, diventava sempre più conformista ed accademica, vuota e inutile. Era l'epoca in cui la retorica — indispensabile ad ogni Stato totalitario — si faceva largo, attraverso la radio, 1 giornali, il cinema (« macchine per non pensare»), le scritte grottesche sui muri. Gli intellettuali antifascisti reagirono: Salvemini, i professori universitari che rifiutarono di giurare, Croce, Omodeo, Salvatorelli, Calamandrei, Fermi si opposero alle ridicolaggini della cultura nazionale che faceva capo a Farinacci ed a De Vecchi. Intanto il solco fra fascismo e scienza si approfondiva (il Mlnculpop vietò persino di occuparsi di Einstein). Con 11 discorso del maggio 1927 Mussolini proclamava le linee della sua politica economica, la lira a quota 90. La deflazione produsse soltanto la riduzione dei salari e non quella del costo della vita. L'economia italiana si presentò iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiliiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii anemica e indifesa alla crisi mondiale del 1929. Per proteggerla, Mussolini volle che l'Italia si ripiegasse su se stessa: erano 1 primi segni della infausta autarchia. Quanto alla politica estera, il « duce > faceva propria la « legge della giungla » che si riassumeva nel motto orgoglioso e vano: «osare molto». Anche la politica coloniale del regime si rivelò un tragico errore: l'Italia fu l'ultimo paese a condurre una guerra di imperialismo proprio nel momento in cui 1 paesi imperialisti pensavano al modo di alleggerirsi delle loro colonie. Infine Mussolini, docilmente si lasciò attirare da Hitler e si legò alla Germania, pieno di pericolose Illusioni senza una visione reale degli anni tragici che attendevano la nazione: al Manco del « fuhrer » intervenne nella guerra civile di Spagna. Al lucido esame del prof. Venturi sono succeduti ai microfoni tre testimoni su episodi di opposizione al regime fascista. Fausto Nitti ha rievocato l'avventurosa evasione dall'isola di Lipari, con Emilio Lussu e Carlo Rosselli, nel 1929; il critico Massimo Mila, esponente della cultura torinese arrestato c processato con altri intellettuali, ha parlato della resistenza al fascismo da parte dei piccoli gruppi di «Giustizia e Libertà»; l'on. Giancarlo Pajetta ha ricordato l'atteggiamento degli untifascisti davanti al Tribunale Speciale, enumerando commossi episodi di eroismo sconosciuto. Pierre Mesnard, direttore del centro di sludi superiori sulla Ri— nascenza, parla all'Università di: via Po oggi alle 18 su Jean Bodin.
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