"Amanti e figli" dal romanzo di Lawrence

"Amanti e figli" dal romanzo di Lawrence GIORNI MEDIOCRI AL FESTIVAL DI CANNES "Amanti e figli" dal romanzo di Lawrence (Dal nostro inviato speciale) Cannes, 14 maggio. Il Festival ha ripreso il suo piccolo trotto presentando il film inglese Amanti e figli, tratto dall'omonimo romanzo di D. H. Lawrence, l'autore dell' anche troppo famoso Amante di Lady Chatterley. Una riduzione diligente e decorosa, come è nella tradizione del cinema inglese, ma riduzione nel vero senso della parola, con caduta di tono e perdita di significati. Ne. è autore il giovane regista Jack Cardiff, il famoso operatore di Scarpette rosse e Narciso nero, preparatosi alla regìa attraverso una proficua esperienza di documentarista. Amanti e figli è la storia a fondo autobiografico di un prepotente affetto fra madre e figlio, che preclude nella vita di quest'ultimo , la possibilità di amare veramente un'altra donna. Nel film, questo motivo fondamentale è prudenzialmente attutito, sebbene, nel moralista Lawrence esso non abbia nulla di morboso ma stia soltanto ad indicare la patetica radice di un destino votato alla solitudine. Paolo Morel, terzo e ultimo figlio del minatore Walter, è il prediletto della madre Gertrude che gli ha trasmesso la sua nota aristocratica. Ella difende il pulcino, che ha vocazione per la pittura, dalla minaccia di andare a lavorare nella miniera, la quale ha fatto di suo marito un rozzo ubriacone e le ha testé ucciso il figlio Arturo. Questo interno di famiglia, sullo sfondo della grigia Nottingham, benché ci ricordi quelli di altri film, è tratteggiato con bravura, e Trevor Howard, il ruvido padre che rincasa laido e ubriaco, e Wendy Hiller, la fiera moglie che gli tiene testa e nonostante tutto, per amore dei ricordi, gli vuole ancora bene, vi impiantano due solide figure. Paolo, l'artista, impersonato dal bel Dean Stockwell, il giovane interprete di Frenesia del delitto, trova nell'amore della mamma una spinta e insieme una remora a vivere una sua vita, in quanto Gertrude lo vuole felice ma « suo », ed è gelosa di Miriam (Heather Sears) con cui Paolo amoreggia del resto senza convinzione. Allevata fra le angustie della morale puritana, Miriam intende l'amore fisico come una bruttura, e chi sa come la pensastie Lawrence su questo argomento, immaginerà lo sdegno di Paolo che di Lawrence è qui una piccola ma esatta proiezione. Cosi il giovane è ricondotto alla madre, e quando poco dopo se ne ridistacca per tessere un romanzo con la suffragetta Clara (Mary Ure), anche questa volta si tratta di un amore zoppo, attraversato dalle cose. Clara ha un marito geloso che fa scoppiare lo scandalo. Intanto questi dispiaceri e le scenate con Walter, che arriva al punto di chiuderla fuo¬ ri di casa, logorano il cuore di Gertrude, che da donna forte qual è, allontana figlio e marito dal letto e muore sola. Ancora vuole proteggere il primo dal dolore, ed in quanto al secondo, ne è sazia e in quegli ultimi istanti preferisce ricordarlo come era da giovane, manieroso e astemio. Nel gran vuoto che si fa allora nel cuore di Paolo, Miriam ripropone la sua candidatura di moglie; ma l'orfano sa ormai che non potrà più appartenere a nessuno, e coraggiosamente solo muove verso il suo avvenire di artista. Della vita della miniera si vede pochissimo, e non si potrebbe parlare di istanze sociali che restano confinate in una generica rappresentazione di vita aspra per i minatori e asperrima per le mogli che li aspettano a casa. D'altra parte c'è un figlio che vediamo soltanto dipingere (poco), far l'amore (molto) e sognare; e non di meno si siede a tavola 10 stesso. Per la lindura formale, le belle immagini e gli ottimi interpreti fra cui campeggia la madre, il film si è avuto liete accoglienze. Ma più impronta ha lasciato 11 film pomeridiano Fortuna da vendere presentato dalla Polonia che da qualche anno suole ben figurare nelle mostre cinematografiche (basti ricordare Kanal e il recente Treno di notte) Diretto da un giovane, Andrzej Munk, narra a ritroso la vita di un arrivista che puntualmente rincorso dalla disdetta non arriva mai a nien¬ te Spassoso l'inizio: entrato fra i boy-scout e promosso trombetta, la sua prestazione si risolve in una scarica di sternuti provocati dal pepe che i compagni invidiosi hanno messo nello strumento. Più tardi si mette alla testa di alcuni dimostranti e per zelo infrange una vetrina; il che gli attira fiori di randellate da parte della polizia. E tutta così sarà la vita di questo fortunello alla rovescia aumentando i! sapore satirico del film man mano che i tempi ingrossano, e la guerra, la prigionia, l'occupazione, la borsanera, la liberazione e il dopoguerra polacco faranno via via da sfondo al ritratto. Alla fine di tante disavventure, que sto opportunista giustamente punito dal folletto dell'inopportunità, chiede di essere trattenuto in prigione; ma anche questo gli è negato e bisognerebbe che egli avesse il co raggio di commettere un delitto. Ma è un pusillo, e il suo destino sarà di sbagliare sempre. Notevole, se si guarda al-1 la provenienza del film, la spregiudicatezza con cui sono tratteggiati uomini e istituti; ben trovato il protagonista, il nasuto B. Kobiela. Restano da vedere due film italiani, il secondo russo, i tre francesi, lo svedese e l'indiano. C'è tempo per qualche im-1 pennata che sollevi la rasse- ' gna dalla mediocrità in cui si è adagiata in questi ultimi giorni. Finora l'unico « favorito» è il film russo La ballata del soldato. Leo Pestelli

Persone citate: Andrzej Munk, Dean Stockwell, Heather Sears, Jack Cardiff, Leo Pestelli, Mary Ure, Paolo Morel, Trevor Howard, Wendy Hiller

Luoghi citati: Cannes, Polonia