In Asia centrale l'ideologia sovietica affronta antiche e arretrate tradizioni di Guido Piovene

In Asia centrale l'ideologia sovietica affronta antiche e arretrate tradizioni — L'ESPANSIONE RUSSA VERSO ORIENTE — In Asia centrale l'ideologia sovietica affronta antiche e arretrate tradizioni Risulta, da uno sguardo d'insieme, che si tratta di un'impresa grossa e difficile - Ove più viva era stata nei secoli la coltura araba, prevalentemente teologica, più intensa e più lunga fu la resistenza al potere sovietico - La popolazione locale è associata alla russa nell'assalto alle terre vergini e nell'incremento industriale - Ma vi è qualcosa di remoto, una specie di pesantezza naturale che tende ad annullare gli sforzi - I bisogni, le esigenze degli indigeni sono ancora elementari; gli alberghi, nuovi e moderni, deperiscono in fretta, le comodità non sono apprezzate - E' forse più tacile formare buoni operai e tecnici che diffondere un'autentica civiltà di costume (Dal nostro inviato speciale) Mosca, maggio. Ora che ho finito il mio giro nelle repubbliche sovietiche dell'Asia Centrale, ritorno col ricordo sulla decina di giorni che vi ho trascorso. Quel vento soffiante dagli Urali, che vi portava gelo e neve; quei voli sul deserto, llllllllllllllllMIIIIIIIIIIIIMIIIItlllllllllllllIlllitlItl che s'intravvedeva qua e là se st apriva uno squarcio nella coltre di nuvole; le lunghe scorribande in macchina nella steppa giallastra; i giorni di schiarita, con il ciilo azzurro di seta, il più leggero che abbia visto. Buharà con i gelsi enormi, i minareti, le cupole, le cicogne; llllllf Itlllllllllltlllltllllllllllltllllltlllllllltllllli Samarcanda e le mattonelle, piatte o a rilievi, come se l'arte turca, salendo per l'Asia Minore, avesse dato agli estremi confini in queste terre eccentriche, i suoi frutti più raffinati. Ma non si può guardare l'Unione Sovietica da un angolo turistico. Un t abbellimento » turistico, che ci porta lontano dal senso della verità, si è insinuato perfino nelle prime righe di questo articolo, e mi sono subito accorto che davano un suono falso. Delle repubbliche sovietiche dell'Asia Centrale, interessa una cosa sola, come funziona l'incastrarsi e l'ingranarsi dei princìpi governanti il mondo sovietico con la tradizione locale. E la politica centrale di fronte a popoli di cultura arretrata; e la loro reazione. L'enormità dell'impresa alla quale si è accinta la politica sovietica se vuole sviluppare (come svilupperà) le sue premesse illuministiche fino alle conclusioni, salta agli occhi di chi viene sul posto in modo ben più chiaro di chi si basa da lontano sulle statistiche. Da qualunque angolo l'osservi, e non è questo solo, mi sembra di raccogliere una certezza: il mondo socialistico non potrà evolvere che sulle premesse attuali e le basi attuali; ma il suo processo sarà lungo, attraverserà altre fasi, è insensato pensare che esso possa forzare i tempi. Vi sono settori nei quali si è già lavorato a fondo, altri appena scalfiti, e quando si comincerà a lavorarvi sorgeranno problemi nuovi, con la necessità di piani ulteriori per condurli a una soluzione che rientri anch'essa nel sistema. Le repubbliche asia- iiiiiiniiiiit iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii tiche ospitarono, per esempio, un'alta civiltà in antico, poi decaddero per alcuni secoli al fondo dell'arretratezza. Tutti erano analfabeti, tolta una minoranza, di cultura araba, prevalentemente teologica, impartita da scuole di bellissima architettura, per quanto molto decadute, sijniM a seminari. Ed in queste repubbliche la resistenza armata al potere sovietico si è trascinata di più. E' avvenuta anche qui la seminagione di scuole e di istituti di ogni genere. Mi dicono che l'analfabetismo sia interamente scomparso, e non ho nessuna ragione di pensare il contrario, dato che qui le scuole si possono frequentare anche in età matura. Da un popolo contadino è stato estratto un numero rilevante di operai, tecnici, ingegneri, insegnanti, e perfino di storici, romanzieri, poeti. La popolazione locale è associata alla russa nell'assalto alle terre vergini (imprese minerarie, di irrigazione, di bonifica) m posti anche direttivi. Il reddito medio di un campo di cotone (coltivazione antica) è stato più che triplicato, la lavorazione industriale del cotone e della seta in loco è sorta dal nulla, si è razionalizzato l'allevamento atavico della preziosa pecora da pelliccia. A Tashkent ho visitato la biblioteca. Vi è conservato un numero rilevante di libri splendidamente miniati, dall'Xl al XVIII secolo. Li vedevo tenuti in un armadiuccio qualunque a portata di mano (mi dicono che si sta approntando un locale blindato), maneggiati e sfogliati con una confidenza che avrebbe mandato fuori di sé un bibliotecario europeo. Le persone che li custodivano, di evidente e recente origine contadina, mostravano però di avere appreso a leggere e interpretare l'arabo e il persiano antichi. Tutto questo ho constatato io stesso. Si tratta, tuttavia, di una cultura funzionale e specializzata. Lo storico conosce bene la storia del proprio paese, risponde prontamente a qualsiasi domanda portatagli in questo settore. Il tempo e l'esigenza della cultura generale non sono invece ancora sorti. Questa è la via compiuta. Uno dei tanti indizi della via che resta da compiere si può trovare negli alberghi. Nell'Unione Sovietica si è cominciato da pochissimo a pensare all'attrezzatura alberghiera, fuori di Mosca, Leningrado e alcune stazioni climatiche del Mar Nero. L'albergo di Tashkent, sorto forse da un paio d'anni, ha un esterno monumentale che promette un interno da Palace sui'.a Costa Azzurra. Ma entrandovi ci si accorge che nel breve tempo intercorso dalla costruzione ad oggi l'albergo si è mezzo disfatto. Ci sono gli ascensori, ma fermi a tempo indefinito; i bagni, ma non l'acqua calda, non sempre quella fredda; gli strumenti più necessari iiiiiiiiiillillliliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiillllliiiiii sono deperiti o rotti, e soprattutto non mi sembra che chi dirige sia convinto della necessità di questo genere di comodi. Press'a poco lo stesso nell'albergo più piccolo, ma quasi nuovo, di Buharà Questi alberghi sovietici non possono, ben inteso, paragonarsi a quelli costruiti da noi nelle regioni che ne erano prive; tanto meno agli alberghi costruiti nell'Africa dai popoli colonizzatori: in un caso o nell'altro, alberghi per minoranze selezionate, con criteri più o meno larghi, o classisti o razzisti. Qui l'albergo è veramente assegnato alla popolazione indigena;, lo riempie la folla dei contadini uzbechi, e della stessa origine è chi lo dirige. Ed un albergo si modella rapidamente sui bisogni della clientela, che qui restano elementari. Vi è una specie di pesantezza naturale che tende ad inghiottire e annullare gli sforzi. Noto questi piccoli fatti, in apparenza secondari, solo per osservare quanto sia più facile e svelto formare buoni operai, buoni tecnici, ingegneri, magari professori universitari, che una diffusa civiltà di costume. Certo che altre parti,dell'Unione Sovietica, e specialmente la Siberia, geograficamente asiatica ma di popolazione e mentalità europee, potrà fornirci in proposito osservazioni molto più conclusive. Tuttavia, fin d'ora, si può notare un punto. Sono stati ottenuti i successi che tutti sanno, e che anch'io constato ogni giorno, nell'industrializzazione, nell'educazione scolastica e nella formazione di un esercito di specialisti. Ma il passaggio da questa fase a una politica e a una civiltà dei consumi non può essere né semplice né automatica. Bisognerà stimolare nuove esigenze, il che, nel mondo socialista, vuol dire insieme incanalarle, educarle. Si apre un capitolo nuovo, a non breve scadenza, anche se il futuro benessere della vita sovietica non somiglierà affatto (lo credo fermamente) a quello americano. Un altro punto è poi degno di nota. La politica oggi fomenta le tradizioni locali nel comune quadro ideologico, suscita un grande numero di nazionalità, lingue, tradizioni distinte. La reazione locale, è nell'Uzbekistan l'ho rilevato, è di prendere questa politica sulla parola, di esagerare l'importanza, la vitalità, l'originalità delle tridizioni locali con un romanticismo indigeno e conservatore in cui è difficile distinguere, quale parte sia autentica e quale invece volontaria e polemica. Guido Piovene