Pare che la cattiva sorte si accanisca con le celebrità

Pare che la cattiva sorte si accanisca con le celebrità SCOMPARSI IN ROGHI MÉSI Pare che la cattiva sorte si accanisca con le celebrità Alta percentuale di decessi prematuri tra gente di gran nome - Vite troppo febbrili, intense e logoranti - Maggioranza indicativa di attacchi al cuore - Tre grossi incidenti d'automobile e la smania della velocità (Nostro servizio particolare) Roma, 13 maggio. L'improvvisa morto di Ali Khan è l'ultima di una serie che negli ultimr tempi ha portata via un numero piuttosto impressionante di personaggi noti. Dall'autunno dell'anno scorso al tragico incidente di ieri, sono spariti dalla scena almeno una ventina di nomi importanti, di cui moltissimi di risonanza internazionale. Nel funebre elenco, che si limita ai casi maggiori, figurano tra gli altri Gerard Philipe, Kay Kendall, Sylvia Lopez, Errol Flynn, Victor Me Laglen, Mario Lanza, Preston Sturges, Louis Mayer, Paul Douglas, Albert Camus, Henri Vidal, Jacques Becker, a cui si devono aggiungere i nomi dei nostri Fausto Coppi, Fred Buscaglione, Adone Zoli, Adriano Olivetti, Gino Sotis, Achille Battaglia, Francesco De Robertis, Orio Vergani, Gianni Franciolini. Non si era visto mai nulla di simile. Sembra quasi che, da qualche tempo in qua, la cattiva sorte si accanisca particolarmente con ì personaggi celebri. Tranne qualche caso, colpisce che si tratti di morti iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiii premature. Ovviamente, sarebbe azzardato sostenere che i famosi spariscono di scena prima della gente qualunque. Nello stesso periodo di tempo, sono certamente finiti in età ancor giovanile moltissimi sconosciuti, del cui trapasso si occupano soltanto gli amici ed i parenti, e non le folle. Ma un fatto è certo, che mài colme in questi ultimi mesi la percentuale dei decessi che ha stroncato uomini e donne di nome risonante, è parsa così alta. Malgrado si tratti solo di una ipotesi, che solo le statistiche e gli studi potrebbero confermare, può esservi una certa connessione tra la notorietà e la fine precoce. Non solo chi mira al chiarore della fama, spessissimo, è gente che lavora e combatte tenacemente contro molte avversità. Ma, una volta saliti ai fastigi, la vita si fa più ricca, più incandescente, più intensa, diciamo pure più logorante e rischiosa per mille motivi. Nei casi migliori, l'usura è il risultato di fatiche, di impegni, di preoccupazioni assillanti. Ma spesso all'altezza della posizione, si accompagna anche una sfrenatezza, una febbre, che possono risultare fatali. Esaminando la triste fila di scomparsi che abbiamo elencato, colpisce prima di tutto il numero elevato di gente che in un modo o in un altro apparteneva al mondo del cinema. Certo, nel caso delle bellissime e sfortunate Kay Kendall e Sylvia Lopez, stroncate da un male inesorabile, non pare vi sia alcuna connessione tra la loro vita di donne e la carriera cinematografica. Ma non si potrebbe dire altrettanto, per esempio, di un Gerard Philipe, che, se non fosse andato a sfidare il clima, cosi infido per chi non è abituato, del Messico, per girarvi il film La febbre sale ad El Paso, non avrebbe contratto il morbo misterioso che l'ha portato alla tomba poco più che trentenne Così, non è possibile sottrarsi all'impressione che la fine di Errol Flynn e dì Mario Lanza, sia in qualche modo collegata con la vita bruciante che essi conducevano, e in cui l'abitudine al bere aveva una parte tutt'altro che secondaria. Un altro particolare che denota l'affaticamento dei cele*bri, è che la maggioranza di quelli che abbiamo nominati più sopra, sono morti per attacco di cuore. L'infarto, come è noto, colpisce di preferenza chi conduce una vita troppo intensa ed affollata. Se escludiamo il povero senatore Zoli, che aveva raggiunto una età rispettabile, degli otto italiani scomparsi immaturamen- te negli ultimi mesi, Adriano Olivetti, Gino Sotis, Achille Battaglia, Francesco De Robertis, Orio Vergani, cioè più della metà sono stati piegati da un collasso cardiaco. Per quanto riguarda il caso di Fausto Coppi, ci troviamo di fronte alla fatalità di un errore che fa rimpiangere ancor più la sua fine, quando si pensa che un suo collega di bicicletta, colpito dal medesimo male, venne salvato dai medici francesi. Eppure, chi può escludere che gli sforzi titanici, quasi inumani, che il campione chiese al suo corpo durante anni ed anni, per conquistare una serie di vittorie leggendarie, non avessero roso pian piano la sua fibra, che poi non ebbe la forza di resistere all'attacco di un male non sempre inesorabile? Certo, le supposizioni valgono quel che valgono. Ma vi è una forte suggestione nel credere che se Fausto Coppi non avesse mai inforcato una bicicletta, e non avesse conosciuto la vita logorante del campione vittorioso, oggi, molto probabilmente, vivrebbe ancora, sia pure in una modesta oscurità. Ancora una osservazione: dei ventidue che abbiamo nominato più avanti, tre devono la morte precoce a degli incidenti di automobile, Albert Camus, Fred Buscaglione, Ali Khan. Si tratta di una percentuale assai alta, che riflette l'imprudenza, l'indisciplina in cui oggi sì svolge la circolazione stradale. Certo, sarebbe avventato cercare un qualsiasi legame fra questi tre sinistri e la fama del personaggi che vi hanno perduto la vita. Si tratta di fatalità. Eppure, è diffìcile dimenticare, in questi casi, che le persone che vivono febbrilmente nella luce della notorietà e dell'agiatezza, amano quasi sempre le automobìli superpotenti, a cui imprimono il ritmo folle che è il leit-motiv della loro esistenza. L'automobile di Ali Khan, di altissima cilindrata, procedeva a fortissima andatura quando si scontrò con la * Simca » sulla strada che da Parigi porta a Suresnes. Così, scagliate a grande velocità, erano le macchine in cui Camus e Buscaglione trovarono la morte. Vogliamo augurarci che, In futuro, la tragica successione di notizie che ha funestato 1 mesi passati acquisti un ritmo meno impietoso. Intanto, di fronte alla fine di tanti personaggi in vario modo rilevanti, non possono non venire in mente le parole di Boezio quando diceva che la fama è un flato di vento nell'immensità degli spazi. Alfredo Todisco

Luoghi citati: Messico, Parigi, Roma