Stretti rapporti tra fumo e cancro del polmone

Stretti rapporti tra fumo e cancro del polmone Stasera a Torino un cancerologo di Hew York Stretti rapporti tra fumo e cancro del polmone Una recente statistica americana: su 100 colpiti dalla malattia, 96 erano fumatori - L'inquinamento atmosferico non pare un fattore cancerogeno determinante - In Italia muoiono di questo male settemila persone all'anno, quanti press'a poco per incidenti stradali Questa sera, alle ore 21, nell'aula della Clinica Medica, su invito della Accademia di Medicina, uno dei più insigni cancerologi viventi, il dott. E. Wynder, direttore dello « Sloan-Ketterinpr Institute for Cancer Research » di New York, terrà, la sua attesa conferenza sui rapporti tra il vizio del fumo e la insorgenza del cancro bronchiale o del polmone che dir si voglia. Senza pretendere di anticipare quanto sarà detto dall'illustre ospite, è opportuno illustrare anche al pubblico i termini del problema, prima di tutto perché si tratta di una malattia che uccide ogni anno in Italia circa settemila persone, presso a poco quanti gli incidenti stradali; poi perché la stessa malattia tende ad aumentare progressivamente con una quota di incremento del cento per cento ogni dieci anni ; e infine perché si tratta di una malattia che potrà essere eliminata, quando la gente si deciderà a mettere la testa a posto e smetterà di fumare. Nelle sue linee fondamentali la questione si pone in questi termini. Fino all'inizio del secolo il cancro del polmone era una malattia rarissima e pressoché sconosciuta. Questo fatto è sicuro, non solo per la testimonianza dei medici che pongono le loro diagnosi sui sintomi presentati dal vivente, e quindi con un relativo margine di errore, ma anche degli anatomo-patologi che le loro diagnosi pongono sui reperti di autopsia, e non è pensabile che anatomo-patologi come Banti, Marchiafava, Kauffmann e tanti altri non si fossero accorti di fatti così grossolani. Se non li avevano visti vuol dire che non c'erano. Il cancro polmonare ha fatto la sua comparsa all'inizio di questo secolo e si è fatto progressivamente più frequente dopo la prima guerra mondiale fino a raggiungere le proporzioni allarmanti de. gli ultimi ann;. i Questa affèrm^zióiie ne comporta un'altra".' Negli ùltimi cinquant'anni, nell'ambiente in cui viviamo, è intervenuto un cambiamento che ha reso possibile l'insorgenza della malattia. Questo qualche cosa è senza dubbio un agente cancerogeno, o un gruppo di agenti cancerogeni esterni, che portando la loro azione sulla mucosa bronchiale, vi determinano la proliferazione maligna. E che le cose stiano così è confermato dalla constatazione che il cancro bronchiale corrisponde anche istologicamente al tipo dei tumori da irritazione esterna. Così stando le cose è ovvio che i cancerologi si siano preoccupati di stabilire quali tra le numerosissime sostanze cancerogene individuate in questi ultimi tempi potessero essere responsabili della insorgenza del cancro bronchiale o polmonare. Infinite sono state le ricerche condotte per chiarire la questione, e quasi tutte le sostanze cancerogene sono state sottoposte a controllo. Il risultato di tan. te indagini è stato che due gruppi potevano essere seriamente sospettati: quelli delle sostanze responsabili degli inquinamenti dell'aria, e quelle contenute nei prodotti della combustione del tabacco. Vediamo in ordine la posizione dei due accusati. Gli inquinamenti atmosferici si sono venuti intensificando in misura intollerabile. Sono la conseguenza della combustione del carbone, i cui prodotti si diffondono nell'aria dai 'camini delle case di abitazione e dalle ciminiere delle fabbriche, e più ancora della combustione dei deri. vati del petrolio emessi senza discrezione dai tubi di scappamento dei motori a scoppio. Una prima idea dell'entità del fenomeno si può avere pensando che in una città come Milano, durante i mesi invernali, la quantità di pulviscolo che si deposita in un mese è pari a 7000 tonnellate per chilometro quadrato. Ma questo da lo non esprime ancora la misura deila intensità della contaminazione, in quanto bisogna tener conto della intensità de! traffico dei veicoli, che risollevando dalle strade il pulviscolo ne moltiplica gli effetti in misura proporzionale alla intensità del traffico nelle varie ore della giornata. Ognuno avverte gli inconvenienti più fastidiosi degli inquinamenti dell'aria. Ma qui interessa mettere in evidenza che nei prodotti della combustione, sia del carbon fossile che dei derivati del petrolio sono contenute numerose sostanze sicuramente cancerogene. Pertanto il sospetto che il cancro polmonare possa riconoscere la sua origine ncopcgdbpprdusèosmcnamccnentzrdspertaadladpinqszdzvgcrlaclnInpttavEnFtteQgrprèrcndrmgpsFp nell'aria contaminata che con la respirazione viene portata a contatto diretto con le vie respiratorie, è ben giustificata. Se non che è da tener presente che non basta la presenza di una o più sostanze cancerogene per dare origine a un tumore, ma ne è necessaria una determinata quantità e per un periodo dr- tempo abbastanza lungo, e in ogni caso è necessaria una conferma obbiettiva. Questa si è avuta con lo studio epidemiologico della malattia. S'. è osservato cioè che la su.- frequenza non risulta proporzionata alla intensità dell'inquinamento nelle varie città. Decisivo a questo riguardo il caso di Venezia, come da noi ripetutamente messo in evidenza. A' Venezia infatti non si è verificata negli ultimi decenni una modificazione sensibile per quanto riguarda la contaminazione dell'aria. Così stando le cose la frequenza del cancro polmonare dovrebbe essere estremamente bassa. La realtà è invece che la mortalità per cancro polmonare a Venezia è tra le più alte d'Italia, più alta che a Milano e a Torino. E non si dica che anche a Venezia, poco o tanto, l'aria risulta inquinata. Non si tratta di questo. Si tratta invece di stabilire se a Venezia, senza una fabbrica, senza un distributore di benzina, senza traffico di veicoli, si sia verificato un aumento degli inquinamenti atmosferici paragonabile a quello verificatosi a Torino o a Milano. Nessuno può essere così cieco da non vedere. E allora è giocoforza conclude¬ rpatnidmsczaLnndpsgfapdcfsgpr9tmprvfNvptmtrsnctdntniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiititiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii re che a Venezia, in una popolazione di oltre 350 mila abitanti, il forte incremento del cancro polmonare negli ultimi anni ncn si può imputare all'inquinamento dell'aria. E se gli inquina menti dell'aria non sono responsabili dell'aumento del cancro polmonare a Venezia, non possono esserlo neanche a Milano o a Torino. Le cause del maleficio vanno ricercate altrove. Ben diversa è la posizione dell'altro imputato, cioè del tabacco. Il cancro del polmone si verifica quasi sempre nei fumatori di sigarette e specialmente nei forti fumatori. Chi scrive aveva rilevato che tra i colpiti ricoverati nell'ultimo decennio nella Clinica medica di Torino, il 93% erano fumatori di sigarette. Questa percentuale parve esagerata a qualcuno. Ma una più recente statistica americana ha elevato la cifra al 96%. Ricorderò qualche altro dato statistico, tra i moltissimi raccolti in tutti i paesi. In Inghilterra vennero censiti 43.000 medici, e venne fatta la cernita tra fumatori e non fumatori.Nei tre anni successivi 13vennero a morte per cancro polmonare, tutti tra i fuma¬ tori, nessuno tra i non fumatori. Questi fatti, e i molti altri che si potrebbero elencare se lo spazio lo consentisse, stanno a dimostrare nel modo più persuasivo e convincente la responsabilità preponderante del fumo delle sigarette nel determinare l'allarmante incremento del cancro polmonare. prof. Pio Bastai dell'Università di l'orino iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitii

Persone citate: Banti, E. Wynder, Kauffmann, Sloan