Il furto in casa di un medico fa scoprire i raggiri di cui fu vittima una cameriera

Il furto in casa di un medico fa scoprire i raggiri di cui fu vittima una cameriera In Tribunale le tristi imprese di un "beli9Antonio99 Il furto in casa di un medico fa scoprire i raggiri di cui fu vittima una cameriera La giovane giunse a Torino 5 anni fa da Perosa Con i suoi modesti guadagni, 14 mila lire al mese, il fidanzato si comprò la moto a rate - Poi per indurla a una vita ignobile la rinchiuse per quindici giorni in una cantina - Quindi la spinse al furto - Processati per concorso anche la madre di lui, una sorella e due fratelli Due anni fa, nel marzo 1958, il prof. Tommaso Oliaro, direttore della Afinervi» Medica, denunciava che la sua donna di servizio, Federica Bugin, gli aveva rubato la somma di 870 mila lire. La Bugin interrogata dai carabinieri ammetteva il fatto e precisava che quasi tutti i denari li aveva consegnati al suo fidanzato Antonio Madia perché potesse acquistarsi l'automobile. Il giorno seguente però' la giovane ritrattava precisando che i denari li aveva rubati, ma gettati nel Po e che il fidanzato non ne sapeva nulla. Nel giugno successivo si presentava ai carabinieri per dire tutta la verità. Fece un triste racconto. I carabinieri condussero le indagini, ci fu una difficile istruttoria e ieri in Tribunale la Bugin è comparsa per rispondere di furto, il fidanzato di istigazione, di sequestro di persona, di minaccia e la madre, la sorella del fidanzato imputate di concorso, due fratelli di ricettazione. Federica Bugin era venuta a Torino a vent'annl nel 1953 per fare la persona di servizio; il posto glielo aveva trovato la sorella maggiore che già era a servizio presso una famiglia: a Perosa Argentina aveva lasciato la madre ammalata, il padre era morto da tempo. Incominciò ad andare a ballare nelle ore libere e in una sala incontrò Antonio Madia. Ella credette alle sue parole, accettò lo sue offerte di amore, fu sicura delle sue promesso di matrimonio. Guadagnava 14 mila lire il mese e volentieri si Im pegno di pagare 10 cambiali mensili di 13 mila lire perché egli potesse avere la motoretta nuo va. Avuta la molo, Antonio non fu contento, insistette perché gli passasse la maggior parte dello stipendio e, quando andavano al cinema, si faceva consegnare la borsetta, poi rubava quel che vi era. Federica soffriva perché non poteva aiutare sua madre anima lata, ma l'amore la rendeva sue cube al bell'Antonio. Dopo due anni di simile vita decise di uccidersi e ingoiò 45 pa stiglio di chinino. La portarono all'ospedale e i medici la salva rono, però la famiglia, che l'ave- prnpnnmsci1uSva a servizio, la licenziò. Allora Antonio le propose di procurarsi facili guadagni andando in una casa chiusa. (Non era ancora in vigore la logge Merlin). Al suo ostinato rifiuto la chiuse a chiave nella cantina della sorella Franca — pur essa imputata — e ve la tenne prigioniera quindici giorni. La prima notte e il primo giorno senza nulla da mangiare, in seguilo con un caffelattc al giorno. Quando la vide stremata la condusse nell'alloggio della sorella e con il suo aiuto tentò di vincere la sua resistenza. Le dicevano: «Ma non capisci che sei bella? Perché non ne approfitti?». Antonio provò a pollarla in via Conte Verde, ma appena messo IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIlllllllllllilllllllllllllITllllllllItl piede in quel lurido locale, inorridita Federica fuggi. Il giovanotto non desistette: la accompagnò a Bologna e la mise ospite nell'alloggio di una esperta donna. Dopo un mese si convinse che mai avrebbe accettato. Di nuovo a Torino, la mise a servizio presso una famiglia e la convinse a rubare. Federica fece il primo furto impossessandosi di 100 mila lire. lenbbliIlgclcoriimuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiimiiiiim Nel novembre dei 1957 Antonio le trovò un posto in casa Oliaro: nei primi due mesi la giovane rubò due milioni, e continuò a rubare. Il 4. marzo prese 370 mila lire e il 7 marzo 500 mila lire. Il prof. Oliaro si era accorto degli ammanchi, ma aveva pensato clic fossero dovuti ad errori di contabilità: il 7 marzo la cameriera commise l'Imprudenza di impossessarsi anche della busta m mimimi liti mulinimi dov'erano I denari, e non oi fu dubbio che si trattava di furto. Quelle sommo venivano consegnalo ad Antonio, e questi le spartiva per metà con la propria madre, Carmela Cavaretta in Madia. Tra l'altro servirono all'acquisto dell'automobile e all'arredamento del nuovo alloggio. Quando intervennero i carabinieri i Madia abitavano in una soffitta di via Schina 8: alla fine di marzo si trasferirono in via Saorgio 98 In un alloggio di 4 camere più servizi. Qui tennero Federica, rimasta nuovamente senza lavoro. Nell'aprile — già erano in corso le indagini — lei si accorse di una incipiente gravidanza. Antonio la condusse da un nolo medico di borgo San Paolo e avuto un nello rifiuto — il medico lo cacciò di studio — sfogò il suo disappunto picchiandola. A casa anche la madre intervenne. E Federica sempre sopportava. Ma in giugno incontrò un'altra giovane e apprese che anche lei ora stata amica di Antonio; l'Intraprendente giovanotto dedicava il giovedì e la domenica a Federica, il mercoledì e il sabato all'altra. Quella notizia la sconvolse: corse dai carabinieri e raccontò tutto. Ieri sono stati sentiti gli imputati ed i lesti. Il processo è stato rinviato al 16 maggio prossimo per la discussione. Parleranno il P.M. dott. Ribet, i difensori avv. Costanzo, Gino ed Ettore Ob»rt, Simonetti per la famiglia Madia; l'avv. Guidetti Serra per Federica Bugin. Preside il dott. Jannibelli, concernere Casate! li. n u Ululili iiiiiimmiimiimmi Antonio Madia e Federica Bugin. Seduti: la madre, una sorella e un fratello del Madia

Luoghi citati: Bologna, Perosa, Perosa Argentina, Torino