L'Inani non intende più sostenere le spese per il parto in ospedale

L'Inani non intende più sostenere le spese per il parto in ospedale L'Inani non intende più sostenere le spese per il parto in ospedale Il ricovero limitato agli interventi difficili - In tutti gli altri casi solo rimborso parziale - Bisogna risolvere al più presto la 'delicata situazione Con l'entrata in vigore della « piccola riforma », è scaduta lo scorso anno la convenzione già in atto tra l'Inam (Istituto nazionale assicurazione malattie) e i tre ospedali di Torino dove si ricoverano le partorienti; Sant'Anna, Mauriziano e Maria Vittoria. Per rinnovarla gli ospedali chiedevano un modesto aumento delle tariffe « à forfait ». Ma l'ente oppose un netfo rifiuto; di fatto l'assistenza continuò con le norme di prima, fino a tutto il mese d'aprile di quest'anno. Per legge l'Inam deve rifondere in'eramente alle madri mutuale tutte le spese dei parti difficili o con complicazioni. Per quelli normali, adotta diversi tipi di tariffa, secondo la categoria degli ospedali dove il parto avviene: 22 mila per la prima. 19 mila per la seconda, da 15.500 a 17 mila per la terza e 14 mila per le ricoverate in infermeria. In queste cifre le amm lustrazioni dovevano far rientrare la rena per la degenza (che l'Inam calcola di sette giorni, mentre in realtà è quasi sempre di dieci) e l'onorario dei medici. Le spese per la retta però sono aumentate, dal tempo in cui furono fissate le tariffe; anche i sanitari protestano per l'esiguità dell'onorario. Si invoca, tra l'altro, una circolare che il Ministero della Sanità diramava agli ospedali il 2*> giugno 1959. deplorando appunto l'adozione del sistema * à forfait;, n quanto danneggia moralmente e materialmente i medici per l'insufficiente rimunerazione. Pa parte sua l'Inam quindici 0 venti giorni fa comunicava agli ospedali che, essendo obbligata soltanto a coprire le spese dei parti difficili, per quelli normali, a partire dal mese di maggio, si sarchile limitata a versare la cifra dovuta direttamente alle madri mutuate. E' evidente li danno che esse avrebbero subito; a Torino oltre il 90 % delle donne partorisce in ospedale, quindi se la somma ricevuta dall'Inam non corrisponde più a quella effettivamente ita versare, esse debbono Inte¬ gss grarla di tasca propria, con sensibile sacrificio finanziario. Inam e ospedali nei giorni scorsi hanno iniziato trattative per un equo accordo, che potrebbe essere raggiunto, a quanto pare, sulla base di un aumento di 5-6 mila lire rispetto alle vecchie tariffe. Trattative analoghe sarebbero in corso anche con l'ospedale di Moncalieri. Gli accordi locali devono però essere comunque ratificati dalla direzione centrale dell'Inani, con l'approvazione della Prefettura. Nell'attesa, le puerpere continuano ad essere ricoverate, ma rischiano di dover sostenere a proprio carico una parte della spesa. E' necessario che si giunga al più presto a una soluzione* chiara e definitiva. Ieri in udienza ha negato di aver compiuto il furto nella drogheria. Il P.M. dott. Luise, convinto della sua colpevolezza. Ma chiesto la condanna a 4 anni; il collegio, presieduto dal dott. Bruno, ha ritenuto insufficienti le prove a suo carico e lo ha assolto con formula dubitativa Difensore era l'avv. Astore, cancelliere Sacco.

Persone citate: Astore, Inam, Sacco

Luoghi citati: Mauriziano, Torino