All'Alfieri una rassegna della musica jazz torinese
All'Alfieri una rassegna della musica jazz torinese All'Alfieri una rassegna della musica jazz torinese Chi sa quanti sono i musicisti torinesi che si dedicano al jazz, quali le tendenze che li animano e li suggestionano, quanti i « complessi » nati sulla" scia dei grandi esempi americani? Anche a Torino il jazz ha le sue brave migliaia di appassionati, ma e conoscere queste cose son pochi, soltanto i frequentatori delle cantine dal vago sapore esistenzialista, buie e fracassone. Un'occasione per saperne di più è stata offerta al vasto pubblico dei tifosi ieri sera al teatro Alfieri: le maggiori formazioni jazz cittadine si son riunite ed hanno affrontato un concerto dal pingue programma, una rassegna completa di tutto ciò che a Torino è jazz. Ed hanno dimostrato che quello torinese è buon jazz, vario e mai scaden-lte, insomma c tutto da sentire ». Nessuno dei protagonisti, ov- viamente, voleva competere con gli illustri maestri che li | avevano preceduti sullo stesso palcoscenico Ma gli spettatori erano festosi, accaldati e numerosi come ad un'esibizione di Armstrong, per dirne uno. Ha iniziato un gruppo di musicisti che all'insegna di un solido ma non deteriore dilettantismo s'ispira al vecchio stile swing, il Jazz at Kansas City: è un gruppo fra i più tenaci e longevi, esiste dal dopoguerra ed annovera solisti entusiasti: Siccardi al sax tenore, Farinelli alla tromba, Mazzanti al trombone, Germonio al piano. Sala al basso, Coriasso alla batteria. Verde alla chitarra. Hanno rievocato con effetti talora suggestivi atmosfere di venticinque anni fa. Il contatto col pubblico è stato molto cordiale. La serata ha avuto altri notevoli protagonisti, alcuni di classe nazionale o europea, già collaudati in concerti e in festival. Una sorpresa è venuta dall'insospettato « trio » con Cazzola alla batteria, Fagoté al basso e Rusca al piano: una formazione esemplare, con effetti che hanno trascinato agli applausi, soprattutto nella perfetta fusione fra la batteria ed il piano: Io stile era «progressivo », quindi moderno. E ancora più aggiornato lo stile del complesso «All Starsi, con Lanci, al piano, Mondini alla batteria, Rava alla tromba, Fagoté al piano, ai quali s'è aggiunto il notissimo clarinettista Henghel Gualdi, che fino a ieri avevamo ascoltato come seguace fedele dello swing di Benny Goodman ed ora invece vediamo rivolto verso il cool. Mondini s'è confermato fra i mi- gliori batteristi della sua generazione; alcuni piacevoli ed eleganti suoi giochi di contrappunto con Gualdi si sono rivelati di ottima classe, di una rara e misurata finezza. Chiudeva la parata una formazione di grande attualità, il « Quintetto di Torino » (Do sio al sax tenore, Devié al piano, Tonani alla batteria, Amedeo al basso e Piana al trombone), che in questi giorni è sulla bocca di tutti i tifosi poiché conduce la classifica della « Coppa radiofonica del jazz », la massima competizione del genere. E' un motivo d'orgoglio per i jazzisti torinesi avere fra loro giovani della statura di Piana, il più bravo trombonista che vi sia oggi in Italia e fra i più bravi d'Europa. Morbida, ricca di fantasia eppure rigorosa, dotta ma non pedante, la musica ^el Quintetto, alla «california la , con sapienti originali dò sature, è tale da convincere al jazz moderno anche il più irreducibile tradizionalista. g. n.
Luoghi citati: Europa, Italia, Kansas City, Torino
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