Sullo schermo

Sullo schermo Sullo schermo Al Reposi: Gazebo - Al Vittoria: Messalina Venere imperatrice Il titolo, anzitutto. Gazebo («The gazebo») è un chioschetto di ferro battuto che la moglie di Elliot Nash, scrittore e regista di « gialli » televisivi, ha acquistato per abbellire il giardino di casa sua. E questo padiglione dal nome bizzarro ha una parte Importante nella vicenda: sotto di esso Elliot potrà seppellire un ricattatore dopo averlo spacciato con un colpo di pistola. Ma si tratta di una salma bonaria poiché il film è in chiave di farsa, come certi lavori di Hitchcock, sia pure con minore finezza. La citazione è del resto quasi d'obbligo dal momento che il celebre regista inglese è qui chiamato direttamente in causa a dare consigli telefonici all'inesperto assassino, il cui delitto è « perfetto » soltanto nella sua immaginazions. Aggiungere altro , sarebbe guastare il divertimento. Basterà dire che ad esso contribuiscono, ingarbugliando a dovere la storiella, un capomastro pignolo, un simpatico piccione, una cameriera dalla voce stentorea e un paio di sicari mollaccioni. Il lilm va un po' per le lunghe tradendo la sua origine teatrale e si risolve con qualche sforzatura, ma offre momenti di schietta allegria anche se il regista George Marshall ha puntato più sui dialoghi saporiti che sulle situazioni, ripetute con una certa meccanicità. Glenn Ford si conferma buon attore comico nella parte del nervosissimo e impacciato assassino, bene assecondato dalla graziosa Debbie Reynolds e da John Me Giver, Cari Reiner e dagli altri, ai quali sono affidate le consuete macchiette di contorno. * * ■ Qualche risata, non voluta naturalmente, la strappa anche Messalina Venere imperatrice a causa di un dialogo eccessivamente disinvolto e di una sceneggiatura troppo prodiga di cadaveri per impedire che l'assuefazione spenga il brivido dell'orrore. Eppure il film è stato prodotto con larghezza di elementi spettacolari e il regista Vittorio Cottafavi l'ha diretto con cura, persino con qualche raffinatezza di stile. Anche i colori sono belli, e suggestivamente impiegati sul grande schernir del « technìrama >, ma basta che i personaggi aprano boc ca o si rivedano sullo schermo le orge, le torture, le uccisioni, i combattimenti e gli altri luoghi comuni dell'imper¬ versante romaneria perché caschino le braccia La turbinosa vita di Messalina, da vestale a moglie dell'imperatore Claudio, è narrata secondo la logora formuletta della donna fatale, bella e perversa, che passa da un tradimento all'altro ma non scorda il suo primo e unico amore: un impetuoso tribuno impersonato con lodevole diligenza da Spiros Focas con il quale, meno 'convinti, troviamo Marcello Giorda (forse l'ultima apparizione cinematografica del compianto attore), Gian Carlo Sbragia, Araldo Tieri, Mino Doro e molti altri. Messalina è Belìnda Lee che dei film in costume italiani è ormai l'indispensabile prezze- .liOlo.