Carri armati di nuovo nelle vie dopo una dimostrazione di avvocati di Giovanni Giovannini

Carri armati di nuovo nelle vie dopo una dimostrazione di avvocati Carri armati di nuovo nelle vie dopo una dimostrazione di avvocati (Dal nostro inviato speciale) Istanbul, 2 màggio. Dopo trentasei ininterrotte ore di coprifuoco gli abitanti di Istanbul hanno finalmente potuto stamattina uscire di casa ma le condizioni e gli avvertimenti minacciosi che avevano accompagnato l'annuncio della sospensione dall'alba al tramonto del drastico provvedimento erano stati tali da non modificare troppo l'umore di un milione e trecentomila cittadini. Nella capitale dove si erano svolti i sanguinosi disordini di giovedì, il c comandante dello stato d'assedio », generale Namic Argouc, rivolgeva un elogio alla < onorevole popolazione di Ankara> per il suo pacifico comportamento negli ultimi giorni e concedeva in premio il permesso di tenere riunioni non politiche. Ad Istanbul invece il suo collega generale Fahri Odzilek sospendeva il coprifuoco dalle quattro di stamane alle otto di sera, aggiungendo però i seguenti ammonimenti: « Qualsiasi raggruppamento di persone, per piccolo che sia, deve attendersi una risposta energica con le armi'. Questo ordine sarà eseguito alla lettera. Prego dunque i cittadini di stare alla larga da qualsiasi eventuale ammassamento se non vogliono essere presi a fucilate. Raccomando inoltre ai capi-famiglia e ai direttori delle scuole di spiegare ai loro ragazzi le possibili gravi conseguenze. Quanto a coloro che incitano gli altri alle dimostrazioni fornendo bandiere od anche semplicemente incoraggiandoli con applausi, saranno soggetti ad identici immediati energici interventi ». Con queste fosche, preoccupanti prospettive Istanbul è uscita stamane dal lungo coprifuoco. Dal nostro albergo lontano una trentina di chilometri dalla città, abbiamo compiuto il consueto viaggio (scomodo ma prezioso per un colpo d'occhio di insieme) a bordo di un autocarro della Nato. La scena ieri totalmente deserta appariva oggi popolata anche se in misura sempre minore del normale: poca gente nelle strade, molta nei campi, nei cantieri edili, nei negozi. I sol dati non erano certo diminuiti ma il loro schieramento era meno vistoso, senza troppo sfoggio di mezzi blindati. Davanti al nuovissimo Palazzo del Comune, dove sta per avere inizio la conferenza dei ministri degli Esteri della Nato, i carri armati sono scomparsi, la scena sembra quasi festosa: il sole, che è spuntato fra una grigia nuvolaglia, fa risaltare sugli alti pennoni i colori dei quindici Paesi alleati, sullo sfondo delle mura massicce dell'acquedotto romano, della selva di minareti delle moschee. E' schierata solo una compagnia d'onore che presenta le armi, mentre una banda dagli ottoni lucenti intona una marcetta a tempo di valzer all'arrivo di ciascuno dei quindici ministri: Herter e Segni, Selwyn Lloyd e Couve de Murville e Von Brentano e tutti gli altri. Ce. ù;t po' di folla, ma è lontana, dall'altra parte dell'immenso piazzale, schierata silenziosa ed immobile dietro una fila di poliziotti. La conferenza ha inizio. Entriamo nella sala dove il ministro degli Esteri turco Zorlu sta dicendosi lieto di accogliere gli illustri ospiti a Istanbul < città simbolo di cooperazione e comprensione, sintesi di diverse nazioni e civiltà, punto di unione fra due continenti ». E en passant n> dichiara certo che c nessuno di voi mancherà di notare come l'abusivo sfruttamento di un pugno di giovani da parte di piccoli gruppi che mirano solo ai loro egoistici i7itcrcssi politici non possa in nessun modo intaccare l'unità della nazione turca, che è solidamente vincolata al principio informatore del'a Nato ». (Affermazione incontestabile in quanto in politica estera non corre in questo paese differenza alcuna tra maggioranza al governo e minoranza all'opposizione). Mentre il ministro turco termina e ti presidente di turno — il norvegese Lange — inizia il suo dire, fuori qualcosa sta succedendo. L'ammassamento di qualche centinaio di persone, tollerato all'arrivo degli ospiti stranieri, non scompare quando le porte del palazzo si chiudono: la gente non protesta, non alza, la voce, ma non si muove fino a quando i soldati, baionetta in canìia, non avanzano a respingerla nelle vie vicine. Altri incidenti, non clamorosi, ma con diversi arresti dx giovani, sono segnalati nella zona di Fati?!.. Grave, invece, non per le proporzioni, ma per l'evidente significato, quanto avviene all'Ordine degli avvocati, molti d i quali si sono riuniti in sedo per una riunione di protesta contro le misure restrittive del governo. La polizia interviene con la forza a disperdere i presenti, che si avvolgono fieramente nella toga. (Impossibile controllare d persona: quando cerchiamo di correre alla sede, i taxi, che fino allora avevano circolato normalmente, hanno ricevuto l'ordine di non muoversi. La notizia in serata è confermata da varie fonti, tranne che da quelle ufficiali, che smentiscono o ignorano. Quanto ai giornali locali, non c'è da farci conto: l'unica notizia interessante che ci siamo fatti diligentemente tradurre è quella che la censura ha proibito di dar notizia dei due discorsi — di cui abbiamo detto ieri — del ministro degli Esteri Zorlu e del dott. Kilic, il direttore del Servizio informazioni governativo, che aveva accennato ad una « evoluzione democratica in ritardo per motivi particolari ■»). L'unica cosa certa è che già nel primo pomeriggio sono ricomparsi in forza soldati, carri armati, mitragliatrici e cannoni: uno spiegamento di forze sproporzionato — in apparenza almeno — alla realtà delle cose. Nel suo ormai quo tidiano discorso alla radio, il primo ministro Menderes ha accennato ad una spiegazione rievocando le uccisioni e i saccheggi dei disordini di tre anni addietro a Gaiiantep. Il capo del governo ha comunicato agli ascoltatori la sua profonda convinzione che non ci sia oggi in Turchia un motivo serio per fare la rivoluzione e che, quindi, un movimento ri¬ voluzionario non aveva ragion d'essere. L'unica accula grave che ha rivolto agli oppositori è stata quella di preparare elementi che dovrebbero c trasformare in infernale la giornata delle elezioniy. (Pericolo non incombente, dato che le elezioni dovrebbero aver luogo fra un anno e più). Menderes ha ritenuto più opportuno restare ad Ankara facendosi rappresentare e scusare da Zorlu alla cerimonia inaugurale del Consiglio Nato. Dei lavori dei quindici ministri diremo più ampiamente nel prossimo servizio, limitandoci ora a notare che lo scopo di concordare un comune atteggiamento fra tutti gli alleati atlantici, grandi o piccoli che siano, sta per essere raggiunto con facilità estrema, con rapidità superiore a quanto previsto, tanto che sembra probabile la fine dei lavori entro domani sera e cioè con ventiquattrore di anticipo sul previsto. Tutti d'accordo con Selwyn Lloyd, che ha riferito sulle conclusioni della « commissione dei cinque » (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Canada, Italia) che si era riunita ieri sera: bene per il più ampio disarmo, a condizione che si stabilisca un efficiente controllo sulla reale esecuzione concreta dei patti. Tutti d'accordo con Couve de Murville che per Berlino, dopo una riunione a quattro tenuta ieri fra Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania, ha ribadito oggi il limite dell'auspicata intesa nella salvaguardia assoluta dei diritti e della libertà dei berlinesi. Il dibattito si allargherà domani al tema generale dei rapporti fra Est e Ovest. Non possiamo invece non citare il messaggio che Eisenhower ha inviato alla conferenza, e del quale Herter ha dato lettura: * Il Patto atlantico è divenuto la più potente coalizione .che la storia mondiale abbia mai conosciuto in un periodo di pace, acquistando fra i paesi membri un significato che va ben oltre il motivo iniziale da cui prese vita. Fra quindici giorni, a fianco di altri dirigenti occidentali, io in contrerò il Primo Ministro sovietico. Affrontiamo queste conversazioni nel sincero desi derio di fare tutto quanto sarà in nostro potere per attenuare le divergenze e ridurre i pericoli della nostra epoca Questa riunione non sarà che la prima di una lunga serie di incontri dedicati a qualcuno dei problemi più complessi del nostro tempo. Una soluzione immediata di questi problemi è impossibile: tuffai più possiamo sperare di realizzare qualche modesto progresso verso i nostri obiettivi ». « Nel frattempo — continua il messaggio — in questo periodo di negoziazioni prolungate, io spero che tutti i governi e i popoli della Nato raddoppino gli sforzi per mantenere la nostra potenza, la nostra unità, la fermezza delle nostre convinzioni. Noi non potremo negoziare con successo che a patto di essere risoluti ed uniti, a patto che l'Urss si renda conto di questa risolutezza ed unità. Ogni segno di debolezza o di divisione tra i paesi della Nato non può che nuocere alla nostra diplomazia e sminuirne Vefficaciay. « Se le negoziazioni con l'Urss falliranno — conclude il Presidente — la Nato sarà più che mai necessaria come strumento di difesa; se porteranno invece a qualche miglioramento della situazione mondiale, la libera comunità atlan fica potrà dedicarsi ai grandi problemi pacifici dei prossimi dieci anni attraverso l'elabora eione di piani a lunga scaden za, ai quali gli Stati Uniti stanno già lavorando intensamente. In ogni caso nessuna dittatura può sperare di giungere alla potenza morale e materiale che possono realizzare popoli liberi e concordi Per mobilitare questa potenza dobbiamo rinnovare il giura mento di unità e rinforzare In nostra comunità Nato affinché essa possa rispondere alle sfide che le saranno lanciate non solo nei prossimi mesi ma negli anni avvenire ». Giovanni Giovannini

Persone citate: Brentano, Eisenhower, Fahri Odzilek, Grave, Kilic, Lange, Namic Argouc, Zorlu