Protestano tecnici e urbanisti per difendere il volto di Torino

Protestano tecnici e urbanisti per difendere il volto di Torino L'ini placabile marea del eentento armato Protestano tecnici e urbanisti per difendere il volto di Torino Costruzioni avventate o veri e propri abusi edilizi annullano giorno per giorno le caratteristici e di ìorino - Una casa nella zona archeologica - Due colossi soffocano la chiesa di Santa Teresa - Il quartiere di via Assietta in pericolo I torinesi che veramente amano Torino (quanti sono ancora?) come si può amare un caro vecchio volto materno, avranno letto con soddisfazione la notizia pubblicata da « La Stampa », che anche nella nostra città si è costituita — o per dir meglio efficientemente ricostituita soprattutto ad iniziativa del presidente dell'Ente provinciale per il Turismo, on. Fusi — una sezione di «Italia Nostra >. Che cos'è «Italia Nostra»? Lo apprendano tutti i torinesi.. E' una associazione di persone colte e volenterose (oggi circa un migliaio), presieduta dal senatore Umberto ZanottiBianco, riconosciuta fin dal '58 con decreto del Presidente della Repubblica. Queste persone, indignate e terrorizzate dall'autolesionismo paesistico, storico-artistico che gli italiani vanno perpetrando specie dalla fine della guerra in poi, tentano — inutilmente invocando l'azione delle autorità tutorie, commissioni municipali, soprintendenze ai monumenti, consiglio superiore delle Belle Arti, ministro della Pubblica Istruzione — di opporsi al quotidiano scempio di ciò che nel suo Insieme (si chiami paesaggio, color locale, architettura o tipicità urbanistica ed edilizia) costituisce la bellezza della civiltà italiana. Impresa donchisciottesca, da far sbellicare dalle risa, per esempio, la onnipotente speculazione edilizia? E sia. Ma anche Don Chisciotte rappresenta qualcosa nel patrimonio degli ideali umani. Ed è perciò che « Italia Nostra », presso l'Ente del Turismo, via Roma 222, contìnua a combattere, ahimè non contro mulini a vento ma contro l'implacabile marea del cemento armato che invade i più delicati tessuti urbanistici, i più stupendi paesaggi, contro le demolizioni inconsulte, gli e sventramenti », le offese panoramiche, le manomissioni di no bili edifici, le condanne a morte dell'albero e del bosco; e pubblica un coraggioso « Boi lettino » in cui denunzia queste malefatte, l'indifferenza, la pigrizia, la complicità di quanti dovrebbero impedii! Per Torino che cosa si può fare? A Torino, per alcuni aspetti, siamo non meno che altrove, nella giungla; ove, si sa, impera la legge del più forte. Di giorno in giorno la carenza degli organi di tutela del caratteristico volto cittadino, vieppiù impensierisce. Ben sappiamo che il miraggio di molti sarebbe una totale trasformazione di Torino in una specie di « Brasilia » senza radici di cultura, d'arte, di costume, di civiltà (in ossequio alle famose « esigenze della vita moderna»...). Ma poiché, grazie a Dio, Torino ha duemila anni di storia, e non pochi giorni come « Brasilia », e forse qualcosa da conservare di più prezioso che non le sagome di metallo e vetro di quella neonata capitale, non si guarda senza profondo disagio — tanto per citare un solo caso — l'edificio che si è permesso sorgesse in piazza Giulio Cesare, proprio nella « zona archeologica », di contro al superbo monumento romano delle Torri Palatine. E non si contempla con una stretta al cuore l'armoniosa faremsochcoptadtorucetedscngcpnTtoVcavbUqcop1RcstsfrdcsrtmtadtsttolastatcèsVassFmgsginroisfic(fasdddcamimi iiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiii miimi facciata della chiesa di S. Teresa, avvilita, soffocata fra due mastodonti di cemento? Le sopraddette «esigenze»? Ma che c'entra la « vita moderna » con la sopraelevazione di due piani, a fini puramente utilitari che si sta attuando in quel delizioso ottocentesco angolo torinese ch'è la piazzetta Maria Teresa, già deturpata da un distributore di benzina, al centro della serena sequenza edilizia, di tre soli piani fuori terra, che forma il lato occi-. dentale di quell'incantevole oasi di pace? Ci scrive parole accorate il critico d'arte del maggior giornale di Milano, Leonardo Borgcse, a proposito della minaccia che incombe su una delle più gentili realizzazioni urbanistiche del secolo passato a Torino: la zona a palazzine intorno a via Assietta ed a via Vela. Minaccia? Ma c'è già un cantiere aperto all'angolo di via Assietta e corso Re Umberto. Che si va compiendo? Una devastazione simile a quella di recente patita dal corso Stati Uniti? Ogni supposizione è ormai possibile. Lo è perché, ripetiamo, pur 1 1,11111 1111 iimiiiiiiiiMiiiiiii senza voler riaprire un'antica polemica, gli organi tutori sono inefficienti; e non per nulla si è qui invocata la costituzione di una commissione consultiva artistica municipale, per la salvezza di ciò ch'è ancor salvabile. mar. ber.

Persone citate: Don Chisciotte, Fusi, Leonardo Borgcse